L’addio commosso (sui social) dei sindaci-segretari
De Carlo lascia Calalzo dopo tre mandati, Stefani dopo uno a Borgoricco. E adesso la sfida è fra Roma e Veneto
Due sindaci: uno bellunese, uno padovano. Uno sta per terminare quindici anni da primo cittadino a Calalzo, l’altro cinque anni a Borgoricco. Entrambi sono parlamentari, uno al Senato, uno alla Camera. Ed entrambi sono coordinatori regionali del rispettivo partito: alleati al governo, rivali sul territorio veneto. Luca De Carlo, Fratelli d’Italia, e Alberto Stefani, Lega, si preparano ai saluti: il tempo in municipio è finito, è il momento di passare il testimone. Lo stanno mostrando sui canali social, raccontando l’ultimo consiglio, l’ultima firma, l’ultimo atto amministrativo di un percorso – breve o lungo che sia – che sta per concludersi. Con commozione, post d’addio e fotografie. Così adesso possono concentrarsi sulle partite romane e soprattutto su quella, caldissima, «Veneto 2025».
De Carlo, 51 anni, è diventato sindaco nel 2009 (era consigliere di opposizione dal 2005) ed è stato rieletto altre due volte. «Sono stato anche presidente dell’Unione montana» sottolinea, perché da quelle parti sono ruoli pesanti. Ed è arrivato il giorno dell’addio, con la foto dell’ultimo consiglio comunale. «Una sensazione strana – racconta – mi sono ripromesso tante volte che non sarei andato oltre il terzo mandato ma ora mi sembra strano. Mi sono commosso, lo ammetdo, to». I tre mandati da sindaco, dice, gli hanno dato tantissimo: «Le scelte di un amministratore locale si traducono un minuto dopo - dice De Carlo -. E lo dico a maggior ragione ora che, con un ruolo per alcuni versi più importante, affrontiamo dinamiche medio lunghe. Quando sono arrivato in Comune, Calalzo aveva la raccolta differenziata più bassa del Veneto, il 31%. Lo lascio con il 75%, con 10 milioni di opere fatte negli ultimi cinque anni, con il debito passato da 3,6 milioni a 500 mila euro. C’erano aree coperte dalla vegetazione che ora sono valorizzate. I risultati si vedono a occhio nudo, si toccano con le mani».
Stefani aveva 26 anni quannel 2019, è diventato sindaco, ed era già in Parlamento: è diventato così il più giovane sindaco del Veneto, uno dei più giovani d’Italia e il primo sotto i trent’anni a ricoprire allo stesso tempo la carica di sindaco e deputato. «Avevo promesso che avrei fatto un solo mandato, non senza aver creato però una squadra che continuasse il nostro progetto – spiega -. E come avevo promesso, sono stato un sindaco a costo zero: l’indennità è rimasta a bilancio per la spesa corrente». Il saluto finale sarà venerdì sera al teatro di Borgoricco, «dove siamo partiti con la presentazione della squadra cinque anni fa». E l’ultima foto social è quella dell’ingresso in municipio, maggio 2019, sotto la pioggia. L’esperienza da sindaco è stata «indimenticabile, ti permette di capire l’umore della gente, anche sulle dinamiche nazionali. E ti fa comprendere quanto sia importante avere dei riferimenti saldi, anche per combattere l’astensionismo e la disaffezione alla politica: crea un legame di fiducia». L’intervento di cui è più orgoglioso? «Il progetto contro il disagio giovanile, inserendo operatori di strada che incontravano i ragazzi che vivevano situazioni familiari difficili». Cosa mancherà? Per De Carlo «poter parlare dal punto di vista degli amministratori, anche se quell’approccio
Su Instagram Il meloniano pubblica l’ultimo consiglio, il leghista l’ingresso in municipio nel 2019
pragmatico resta». Per Stefani «l’aspetto più empatico, la sensazione di essere una figura di conforto e di riferimento per chi attraversa momenti difficili». Da giugno saranno “solo” parlamentari-segretari, senza tricolore. «Ma – chiude De Carlo - un sindaco è per sempre, come un diamante».