Corriere di Verona

«Boicottare Israele» Studenti occupano il Bo La rettrice: «Con loro nessun confronto»

Mapelli: di questi temi si discute nel Senato accademico

- Di Roberta Polese e Alice D’Este

Alle 8 di ieri mattina gli attivisti del centro sociale Catai di Padova ed esponenti dell’associazio­ne «Giovani palestines­i» hanno occupato l’aula Ederle nella sede universita­ria del Bo. Meno di 12 ore prima all’università La Sapienza di Roma erano stati registrati scontri tra studenti e polizia. Il tema è sempre lo stesso: gli attivisti pretendono che le università si schierino contro il genocidio a Gaza e che blocchino qualsiasi progetto e ricerca che coinvolga le università o le aziende israeliane. A Padova gli studenti chiedono un confronto pubblico con la rettrice Daniela Mapelli in merito alla decisione di non boicottare gli accorrante di bilaterali tra l’Università di Padova e pari istituzion­i di Israele proseguira­nno. Una decisione presa la settimana scorsa dal Senato accademico dell’Ateneo che ha registrato 11 voti contrari, 11 astenuti e solo tre a favore. Durante i lavori del Senato accademico la settimana scorsa c’erano state tensioni con la polizia che aveva bloccato l’accesso dei manifestan­ti all’università. Ieri i ragazzi sono arrivati al Bo molto presto, hanno steso la bandiera palestines­e nel cortile antico e davanti all’aula occupata. «Riteniamo assurdo il silenzio che fino ad ora ha accompagna­to la gestione del dissenso da parte della governance dell’Ateneo - spiega Riccardo Fasano, di Spazio Catai Potere al Popolo - pensiamo che militarizz­are l’università, come è avvenuto dugli ultimi incontri del Senato accademico, sia sbagliato, alla rettrice chiediamo risposte in merito al boicottagg­io accademico, ribadiamo che vogliamo sottrarre tutto il supporto materiale e culturale al regime di israele che sta portando avanti un genocidio in Palestina».

Ieri la rettrice ha ricevuto due rappresent­anti del Catai e ha fatto sapere che non intende partecipar­e ad un dibattito pubblico su questi temi. Mapelli ha sottolinea­to che la mozione sul boicottagg­io è già stata affrontata in Senato accademico ed è stata bocciata, e ha aggiunto che quello è l’unico luogo deputato a discutere di questi temi, se gli studenti vorranno potranno presentare una nuova mozione seguendo l’iter istituzion­ale. Gli studenti però non intendono fare passi indietro. L’occupazion­e, che ha un valore simbolico visto che riguarda di un’aula di Giurisprud­enza nello storico palazzo del Bo, è andata avanti a oltranza: l’aula è stata occupata anche di notte in modo pacifico: non sono stati registrati interventi da parte della polizia.

Intanto, anche se in misura minore, le proteste ci sono state anche nelle altre università del Veneto. A Ca’ Foscari il collettivo Lisc una decina di giorni fa ha chiesto di entrare in Senato accademico per leggere un comunicato in cui chiedeva una presa di posizione netta. Non è accaduto, invece, a IUAV, da sempre specializz­ata in architettu­ra della ricostruzi­one. «IUAV segue da sempre programmi per la ricostruzi­one post bellica. Se rinunciass­imo alla cultura come veicolo di pace si rischiereb­be molto - mette in guardia il rettore Benno Albrecht salterebbe il punto fondamenta­le della nostra essenza in quanto università e in quanto uomini di scienza. Si interrompe­rebbero anche supporti concreti ai paesi in difficoltà, come nel caso dei progetti di architettu­ra della ricostruzi­one che abbiamo seguito nel mondo, dalla Siria all’Ucraina».

E se l’Università di Verona sottolinea che «le collaboraz­ioni internazio­nali con le università israeliane, così come quelle con atenei e centri di ricerca in tutto il mondo, si fondano su relazioni accademich­e indipenden­ti e autonome da ogni forma di potere esterno» anche l’Università di Ca’ Foscari conferma la posizione presa lo scorso gennaio. «Le Università stanno vivendo un momento particolar­e, in cui il dibattito e la partecipaz­ione sono molto fervidi:

Benno Albrecht (IUAV) Seguiamo programmi per la ricostruzi­one post bellica. Se rinunciass­imo alla cultura come veicolo sarebbe un fallimento

Tiziana Lippiello (Ca’ Foscari) Il sapere è strumento di pace che non conosce confini e che consolida la convivenza tra popoli

ciò è sempre positivo se il dialogo è civile, inclusivo e rispettoso delle diverse sensibilit­à - dichiara Tiziana Lippiello, rettrice di Ca’ Foscari ricordando un passaggio della mozione del Senato Accademico di Ca’ Foscari dello scorso gennaio - il sapere è uno strumento di pace che non conosce confini e che per sua natura consolida il mondo e la sua convivenza. Credo che queste parole riassumano pienamente il ruolo e il valore delle Università le quali, pur nell’esercizio della propria legittima autonomia, operano per lo stesso scopo: promuovere il dialogo fra le culture e la crescita collettiva attraverso la ricerca scientific­a e la cooperazio­ne tra istituzion­i universita­rie di tutto il mondo».

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Cortile Antico Il cuore del palazzo del Bo con la bandiera palestines­e e le scritte pro pal
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Daniela Mapelli Università di Padova La Rettrice

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