C’è chi va alle celebrazioni chi «a letto», chi sta zitto I Fratelli in ordine sparso «Siamo stufi degli esami»
Marcato stiletta: mettete l’antifascismo nello statuto
Dalle commemorazioni ufficiali, presenziate rigorosamente in giacca e cravatta alle grigliate con gli amici fino alla «pesantezza» di chi la vive ancora come una ricorrenza in cui si sente messo al muro, costretto «inutilmente» a professarsi antifascista. Tutti gli anni. Fratelli d’Italia sul 25 aprile non trova pace. Nonostante la posizione del partito di Governo sia chiara, almeno sul fronte istituzionale, la base tentenna, si divincola, a volte sembra strappare.
«Ogni 25 aprile chi non vota a sinistra si trova costretto a doversi giustificare chiarendo di non essere fascista — dice ad esempio Valeria Mantovan FdI, sindaco di Porto Viro, presidente provinciale FdI di Rovigo — se non facesse piangere farebbe quasi sorridere. La vera ricorrenza è questa, dobbiamo ribadire ogni anno che non siamo fascisti. Mi chiedo allo stesso modo perché chi vota a sinistra il 25 aprile non debba chiarire di non essere comunista allora. Lo trovo incredibile, tanto più che la premier Meloni ha allontanato dal partito le persone che potevano essere riconducibili a quell’ideologia». «Una polemica pretestuosa messa in piedi da qualcuno che vuole ricamare una tensione e riattivare un dibattito sul fascismo che dovrebbe essere finito nel 1945 — le fa eco Nicolas Chioccini di Gioventù nazionale — mi viene da dire che siamo fuori tempo massimo».
Il tasto rimane dolente, insomma. Profondamente dolente. A volte a creare lo strappo è la distrazione: «Tensioni? Non ne sono al corrente,
Daniele Polato Presenza e testimonianza non sono in discussione, a prescindere dall’appartenenza politica. Spiace che qualcuno avveleni i pozzi
Tommaso Razzolini Sto seguendo le amministrative e questo mi porta via molte energie. Quando torno a casa sono stanco e me ne vado a letto
Valeria Mantovan Meloni ha allontanato chi poteva essere riconducibile a certe idee Perché il 25 aprile non si chiede a quelli di sinistra di dirsi anticomunisti?
sto seguendo i comuni con le amministrative e mi prende molta energia. La mia testa è lì, quando finisco di occuparmi delle amministrative vado a letto» dice Tommaso Razzolini, consigliere regionale di FdI.
Altre volte la presa di distanza è una scelta: «Io il 25 aprile starò a casa con i miei genitori che hanno bisogno di me — dice Matteo Gelmetti, senatore di FdI — però adesso basta, guardiamo al futuro, lasciamo il fascismo agli storici. Parlare di fascismo oggi è inattuale».
Sull’altro fronte, però, le istituzioni non vacillano affatto, e fanno «bandiera» della loro partecipazione. «Spero di arrivare in tempo alla commemorazione che il Comune ormente ganizza nella chiesetta del mio paese. Un evento in cui sono sempre andato» chiarisce lapidario Luca De Carlo, senatore FdI. «Sarò come ogni anno alla commemorazione del mio comune» aggiunge Enoch Soranzo, consigliere regionale FdI. In poche parole: nessuno spazio a dubbi. E mentre gli impegni istituzionali imbrigliano indissolubil
Luca De Carlo Spero di arrivare in tempo alla commemorazione che il mio Comune organizza nella chiesetta del paese Ci sono sempre andato
Elena Donazzan, Raffaele Speranzon e Ciro Maschio in un diffuso «no comment» a provare a tirare una linea, ricordando l’indirizzo nazionale sul tema è invece – e non è un caso - Daniele Polato, capogruppo FdI. «Gli eventi istituzionali? Saremo presenti come sempre — chiarisce — nel mio caso seguirò un momento istituzionale sul lago di Garda. A prescindere dall’appartenenza politica, mi sembra evidente che la presenza e la testimonianza non possano essere messe in discussione. Il problema si crea proprio nel momento in cui invece che capire il valore della data in questione c’è chi vuole, diciamo così, inquinare i pozzi. E’ un ragionamento che non funziona. Il fatto che oggi il presidente del Consiglio abbia postato il monologo di Scurati (non uscito sulla Rai e che ha dato il via a diverse polemiche che parlavano di «censura») dà la cifra e la testimonianza di quanta libertà ci sia in Italia. La censura è altro, così come è altro il fascismo».
Roberto Marcato, assessore regionale al commercio allora interviene tranchant: «Ma se c’è tutto questo problema perché allora non lo mettono nello statuto del partito che sono antifascisti? E’ innegabile, c’è una storia nelle loro radici che in qualche modo parla anche di questo. Che lo mettano nello statuto così non glie lo chiederà più nessuno». «Lo dico seriamente — aggiunge sornione — io parlo da una posizione profondamente antifascista. Potrebbe essere la soluzione a tutti i problemi. Già che ci siamo però vorrei ricordare che per me il 25 aprile è anche San Marco. Nello specifico una è una festa nazionale, una è una festa di un popolo, entrambi i fronti sono innegabili. Una volta stabilito questo, poi, ognuno declina le cose come preferisce».