Acquisizioni ancora da record a Nordest un’operazione al giorno
Il caro-tassi non le ha frenate nel 2023. Adacta: «Imprese familiari in movimento»
Acquisizioni, a Nordest un’operazioni al giorno. A differenza che in altre aree, caro-tassi ed economia in frenata non rallentano le operazioni di aggregazione tra società, che resta una delle dinamiche di fondo degli ultimi anni in Triveneto. Lo si vede nell’ultimo report di Adacta Advisory, la divisione consulenza alle imprese dello studio di Vicenza, in prima linea nelle operazioni in Triveneto, condotto sui dati della piattaforma Merger Market.
Il report mette in fila le operazioni con imprese trivenete soggetto od oggetto di acquisizioni tra 2020 e 2023. Ne esce intanto un 2023 che si conferma sui numeri record di operazioni del 2022, 243 contro 245. «Equivale a dire che a Nordest si realizza un’operazione al giorno - dice Paolo Masotti, partner e amministratore delegato di Adacta Advisory, riferendosi ai giorni lavorativi -. Negli ultimi anni la crescita è stata molto forte, si è ormai stabilmente oltre le 200 operazioni l’anno, il 20% delle 1.200 totali italiane». Con una nota in più, sul 2023, da parte del professionista, a fronte di cali registrati altrove: «Non era scontato che sarebbe andata così, di fronte al costo del denaro in aumento. Ma a Nordest i numeri sono rimasti sui livelli dell’anno precedente».
Numeri che negli ultimi quattro anni portano ad 800 le operazioni d’acquisizione che riguardano aziende a Nodest. Il report di Adacta distingue quattro categorie: i venditori, ovvero le aziende trivenete acquisite da realtà fuori geografia, con il rischio che la testa finisca altrove: è il 40% delle operazioni, 95 nel 2023, in calo rispetto alle 100 dell’anno prima, 296 degli 800 casi totali. «Operazioni non necessariamente negative - dice Masotti l’ingresso in gruppi più grandi ha creato anche condizioni di sviluppo per le aziende».
Masotti In aumento le operazoni dei gruppi in mano alle famiglie
Certo, la parte più interessante riguarda il 60% di operazioni in cui più probabilmente la testa delle imprese resta a Nordest. Di cui fanno parte quelle dei gruppi industriali di proprietà familiare, qui residenti, nel ruolo di acquirenti: «Le operazioni che piacciono di più - aggiunge Masotti -, perché sono quelle che più probabilmente creano le imprese in cui lavoreranno i nostri figli». Nel 2023 sono 77 i casi (245 nei 4 anni), la metà del gruppo che qui mantiene la testa, un terzo del totale.
Il resto del lotto del 60% riguarda operazioni d’acquisizione di gruppi industriali creati o sostenuti da fondi d’investimento, in 15 casi, il 6% del totale (71 nei quattro anni, il 9%), o acquisti di aziende, sempre da fondi d’investimento, che paiono essere il primo passo per creare la testa di un gruppo più ampio con altre acquisizioni (56 casi, il 23% del totale 2023, e 188 nei quattro anni, sempre sul 23%). «Si nota l’aumento d’operazioni attuate da gruppi industriali familiari specifica Masotti -, guidati da strategie industriali, per cui l’aumento del costo del denaro può passare in secondo paiano rispetto alle operazioni mosse dalla finanza».
Operazioni su scala italiana: degli 800 casi totali, 542, il 68%, riguarda acquisizioni entro i confini (176 nel 2023, il 72%, in aumento sulle 156 del 2022, pari al 63%), mentre 63, l’8%, riguarda aziende nordestine che compiono acquisizioni estere (16 nel 2023, il 6%, in discesa sulle 21 del 2022, pari all’8%).
Sono invece 137 i casi di acquisizioni di attori industriali su aziende a Nordest, il 17% del totale (37 nel 2022, il 15%, 49 nel 2022, il 20%) e 57 i casi di acquisizioni di fondi esteri, il 7% del totale (14 casi nel 2023, il 5% del totale, 19 nel 2022, il 7%). Numeri che mostrano come le azioni estere su aziende nordestine siano ancora il triplo rispetto al caso opposto.
«Il tessuto produttivo in ogni caso è cambiato da un po’ e l’idea del piccolo è bello è tramontata: la competizione globale richiede dimensioni per potersi muovere e acquisire, altrimenti si rischia di esser scalati - dice ancora il partner Adacta -. I gruppi familiari che si muovono stanno aumentando, pur se dovrebbero essere non qualche decina a farlo, ma qualche centinaio, conoscendo la realtà del sistema produttivo».
La domanda è perché queste mosse ancora non siano così numerose: «Non è facile fare acquisizioni per imprese industriali, a differenza dei fondi d’investimento - conclude Masotti -. Non è un problema di competenze manageriali o struttura finanziaria, ormai solide. Fin qui molte imprese sono magari riuscite a mantenere crescita e profittabilità nelle nicchie. Ma la situazione cambia, se cambia la scala su cui avviene la competizione. Spesso avviene perché i fondi entrano nei settori e iniziano a costruire grandi gruppi aggregando piccole imprese. Ciò costringe gli attori industriali a reagire. Se non preso dalle imprese industriali familiari, il ruolo di aggregatore lo assumono i fondi. Ma con le famiglie industriali c’è più possibilità che nel lungo periodo le teste delle aziende 0restino qui».
Potrebbero essere di più: l’iniziativa è spesso ancora dei fondi