Corriere di Verona

Acquisizio­ni ancora da record a Nordest un’operazione al giorno

Il caro-tassi non le ha frenate nel 2023. Adacta: «Imprese familiari in movimento»

- Federico Nicoletti

Acquisizio­ni, a Nordest un’operazioni al giorno. A differenza che in altre aree, caro-tassi ed economia in frenata non rallentano le operazioni di aggregazio­ne tra società, che resta una delle dinamiche di fondo degli ultimi anni in Triveneto. Lo si vede nell’ultimo report di Adacta Advisory, la divisione consulenza alle imprese dello studio di Vicenza, in prima linea nelle operazioni in Triveneto, condotto sui dati della piattaform­a Merger Market.

Il report mette in fila le operazioni con imprese trivenete soggetto od oggetto di acquisizio­ni tra 2020 e 2023. Ne esce intanto un 2023 che si conferma sui numeri record di operazioni del 2022, 243 contro 245. «Equivale a dire che a Nordest si realizza un’operazione al giorno - dice Paolo Masotti, partner e amministra­tore delegato di Adacta Advisory, riferendos­i ai giorni lavorativi -. Negli ultimi anni la crescita è stata molto forte, si è ormai stabilment­e oltre le 200 operazioni l’anno, il 20% delle 1.200 totali italiane». Con una nota in più, sul 2023, da parte del profession­ista, a fronte di cali registrati altrove: «Non era scontato che sarebbe andata così, di fronte al costo del denaro in aumento. Ma a Nordest i numeri sono rimasti sui livelli dell’anno precedente».

Numeri che negli ultimi quattro anni portano ad 800 le operazioni d’acquisizio­ne che riguardano aziende a Nodest. Il report di Adacta distingue quattro categorie: i venditori, ovvero le aziende trivenete acquisite da realtà fuori geografia, con il rischio che la testa finisca altrove: è il 40% delle operazioni, 95 nel 2023, in calo rispetto alle 100 dell’anno prima, 296 degli 800 casi totali. «Operazioni non necessaria­mente negative - dice Masotti l’ingresso in gruppi più grandi ha creato anche condizioni di sviluppo per le aziende».

Masotti In aumento le operazoni dei gruppi in mano alle famiglie

Certo, la parte più interessan­te riguarda il 60% di operazioni in cui più probabilme­nte la testa delle imprese resta a Nordest. Di cui fanno parte quelle dei gruppi industrial­i di proprietà familiare, qui residenti, nel ruolo di acquirenti: «Le operazioni che piacciono di più - aggiunge Masotti -, perché sono quelle che più probabilme­nte creano le imprese in cui lavorerann­o i nostri figli». Nel 2023 sono 77 i casi (245 nei 4 anni), la metà del gruppo che qui mantiene la testa, un terzo del totale.

Il resto del lotto del 60% riguarda operazioni d’acquisizio­ne di gruppi industrial­i creati o sostenuti da fondi d’investimen­to, in 15 casi, il 6% del totale (71 nei quattro anni, il 9%), o acquisti di aziende, sempre da fondi d’investimen­to, che paiono essere il primo passo per creare la testa di un gruppo più ampio con altre acquisizio­ni (56 casi, il 23% del totale 2023, e 188 nei quattro anni, sempre sul 23%). «Si nota l’aumento d’operazioni attuate da gruppi industrial­i familiari specifica Masotti -, guidati da strategie industrial­i, per cui l’aumento del costo del denaro può passare in secondo paiano rispetto alle operazioni mosse dalla finanza».

Operazioni su scala italiana: degli 800 casi totali, 542, il 68%, riguarda acquisizio­ni entro i confini (176 nel 2023, il 72%, in aumento sulle 156 del 2022, pari al 63%), mentre 63, l’8%, riguarda aziende nordestine che compiono acquisizio­ni estere (16 nel 2023, il 6%, in discesa sulle 21 del 2022, pari all’8%).

Sono invece 137 i casi di acquisizio­ni di attori industrial­i su aziende a Nordest, il 17% del totale (37 nel 2022, il 15%, 49 nel 2022, il 20%) e 57 i casi di acquisizio­ni di fondi esteri, il 7% del totale (14 casi nel 2023, il 5% del totale, 19 nel 2022, il 7%). Numeri che mostrano come le azioni estere su aziende nordestine siano ancora il triplo rispetto al caso opposto.

«Il tessuto produttivo in ogni caso è cambiato da un po’ e l’idea del piccolo è bello è tramontata: la competizio­ne globale richiede dimensioni per potersi muovere e acquisire, altrimenti si rischia di esser scalati - dice ancora il partner Adacta -. I gruppi familiari che si muovono stanno aumentando, pur se dovrebbero essere non qualche decina a farlo, ma qualche centinaio, conoscendo la realtà del sistema produttivo».

La domanda è perché queste mosse ancora non siano così numerose: «Non è facile fare acquisizio­ni per imprese industrial­i, a differenza dei fondi d’investimen­to - conclude Masotti -. Non è un problema di competenze managerial­i o struttura finanziari­a, ormai solide. Fin qui molte imprese sono magari riuscite a mantenere crescita e profittabi­lità nelle nicchie. Ma la situazione cambia, se cambia la scala su cui avviene la competizio­ne. Spesso avviene perché i fondi entrano nei settori e iniziano a costruire grandi gruppi aggregando piccole imprese. Ciò costringe gli attori industrial­i a reagire. Se non preso dalle imprese industrial­i familiari, il ruolo di aggregator­e lo assumono i fondi. Ma con le famiglie industrial­i c’è più possibilit­à che nel lungo periodo le teste delle aziende 0restino qui».

Potrebbero essere di più: l’iniziativa è spesso ancora dei fondi

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