Baroni, la carica all’Hellas «Inizia la parte più dura e ci servono testa e cuore»
Domani l’anticipo con la Lazio: «Pronti, non ci chiuderemo»
Cinque tornanti di fronte. E se la strada è stata dura, finora, adesso si inerpica ancora di più, le pendenze si fanno ancora più forti. Per scalare occorrerà pedalare oltre il limite, senza paura.
La lotta del Verona per la salvezza arriva sulle ultime rampe, a cominciare da quella di domani all’Olimpico, con la Lazio di Igor Tudor, il grande ex. «Abbiamo fatto molto — sottolinea Marco Baroni con la consueta chiarezza — ma non basta ancora. Per raggiungere l’obiettivo serve fare qualcosa di straordinario e bisognerà attingere a tutto, non dovremo lasciare nulla di intentato. Questo è un campionato in cui non si ha possibilità di errore o di pensare ad altro, si gioca sul pallone, su una rimessa laterale, su ogni episodio». Ieri, l’Udinese ha giocato il recupero degli ultimi minuti della gara con la Roma, perdendo 2-1 al Bluenergy Stadium e restando inchiodata a quota 28. Non guarda il calendario, Baroni. E il tecnico, allo stesso modo, invita i giocatori a tenersi alla larga dai calcoli, dalle previsioni, da tutto quello che rischia di intorbidire i pensieri, di assorbire energie, di togliere lo sguardo dall’unica cosa che conta. Ossia, la prossima partita. «Affrontiamo un avversario complicato per tanti aspetti, una squadra centrata che ha grande qualità. Dobbiamo far una partita di grandissimo spessore».
E il Verona dovrà essere pronto dal primo minuto a reggere l’urto, a ripartire, a replicare colpo su colpo. «Anche a fare la partita — prosegue il tecnico gialloblù — se ce ne sarà la necessità. Su campi come l’Olimpico non si può stare bassi, rannicchiati nella propria metà campo. Dovremo essere forti nei duelli, nella determinazione». La Lazio arriva dalla delusione in Coppa Italia, con la finale sfuggita quando era vicina, con i supplementari con la Juventus a un passo, dopo che il 2-0 dell’andata era stato pareggiato. Poi, il gol di Milik a cancellare le chance biancocelesti. Il Verona troverà di fronte una squadra rabbiosa quanto forte, che ha negli occhi la possibilità di cogliere la qualificazione alla Champions League. Inizia così, lo sprint per restare in Serie A. «Questa è la parte più difficile — riflette Baroni — e lo sappiamo. Cerco di spostare l’attenzione della squadra su come raggiungere il traguardo finale. Noi passiamo dalla prestazione, dalla capacità di soffrire e di stare dentro la partita. Dobbiamo sapere che le partite si risolvono anche negli episodi, come un calcio d’angolo o un calcio piazzato. Abbiamo bisogno di stare dentro la partita, sempre». Certo, viene da pensare a con quale, e quanto grande, spirito l’Hellas sia arrivato fin qua. In inverno lo davano (quasi) per giubilato e retrocesso, ora si levano peana per il Verona che insegue il miracolo sportivo di una salvezza che sarebbe un risultato formidabile e, soprattutto, una magnifica lezione di sport.
E se molto resta da fare, i gialloblù hanno un allenatore che li ha guidati con coraggio, che ha chiesto e ottenuto unione e fiducia reciproca. Un allenatore che, adesso, dice: «Baroni è affamato e a gennaio è arrivata gente affamata, di questo c’è bisogno. Il calcio oggi non si gioca più sui nomi scritti sulle magliette ma sul presente, su quello che bisogna fare ora. Ciò che c’è dietro è già vecchio». Davanti ora c’è la Lazio. Il Verona prova a sorprendere di nuovo.
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