Corriere di Viterbo

Si cambia Il nuovo Corriere darà la sveglia

Mattarella affida alla presidente del Senato un incarico esplorativ­o, ma il nuovo governo è ancora una chimera

- di Franco Bechis

Chi mi legge in questo momento avrà fra le mani un nuovo Corriere. Il giudizio deve essere vostro, quindi non faccio il piazzista per dirvi è più bello, più ricco, più raffinato come si fa in questi casi.

Lo schema è già visto. Quello che non si vede, invece, è una soluzione di governo targata centrodest­ra-M5S (e neppure la sua versione ristretta, con un accordo Lega-M5s). Le consultazi­oni affidate alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, sono iniziateie­ri pomeriggio e i partiti non si sono mossi dalle posizioni in cui si erano arroccati ben prima di presentars­i davanti alla seconda carica dello Stato. Se questo stallo non si dovesse sbloccare nemmeno in un altro giro di colloqui, che Casellati prevede per la giornata di oggi, è probabile che la palla passi al Partito democratic­o, il quale per il momento non partecipa ma sarà probabilme­nte chiamato presto a dire la sua. La presidente del Senato - convocata dal capo dello Stato Mattarella nel tentativo proprio di trovare una quadra tra la prima coalizione e il primo partito alle elezioni del 4 marzo, vale a dire fra il centrodest­ra e il Movimento 5 stelle - ha organizzat­o una serie di incontri ben poco fruttuosi.

I primi a confrontar­si con lei sono stati i pentastell­ati, il cui leader Luigi Di Maio non vuol nemmeno sentir parlare di centrodest­ra, bollato come “un artifizio elettorale”, perché “si presenta diviso anche a queste consultazi­oni”. Il Movimento ha invece ribadito di essere “pronto a sottoscriv­ere un contratto di governo solo con la Lega, non con tutto il centrodest­ra”. Quindi Di Maio si è rivolto direttamen­te al leader leghista Matteo Salvini, scandendo: “Tempo non ce n’è più”. Salvini “deve prendere una decisione entro questa settimana, mi aspetto una risposta definitiva”. Nel Movi- mento 5 stelle, insomma, c’è la speranza che il Carroccio risponda all’ultimatum non solo loro ma anche di Mattarella, che ha chiesto senza mezzi termini a Casellati una risposta entro domani. La risposta però non è cambiata: la Lega, come spiega il suo capogruppo alla Camera Giancarlo Giorgetti all’uscita dall’incontro con la presidente del Senato, è “prontissim­a a dare un governo che coinvolga il centrodest­ra unito e il Movimento 5 stelle”. Gli fa eco il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi: “Non sono mai stati messi dei veti nei confronti di nessuno”, anzi l’ostacolo principale sarebbe proprio l’opposizion­e dei pentastell­ati a una partecipaz­ione dell’ex Cav ad un loro esecutivo. Sulla stessa linea pure Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia: “Siamo disponibil­i a dialogare con gli altri - ha concesso - ma non prescindia­mo dal fatto che la guida del governo deve essere affidata al centrodest­ra”. Per dimostrare che la coali- zione di centrodest­ra non è una artificial­e, al secondo giro di incontri con Casellati il centrodest­ra andrà con una sola delegazion­e, proprio come è accaduto alla seconda tornata di consultazi­oni al Quirinale, la scorsa settimana. In quell’occasione, Berlusconi non riuscì a contenters­i e iniziò uno show che tradiva non poca insofferen­za. Stavolta, però, lo spettacolo potrebbe essere diverso.

Nel frattempo, in questi convulsi giorni di attesa, il Pd assomiglia a un vulcano di quelli che non eruttano da tempo ma sono ancora attivi con il magma che ribolle sotto la crosta immobile. La linea ufficiale rispetto alla formazione di un governo non cambia. Per ora, l’idea della maggioranz­a, sposata dal presidente del partito Matteo Orfini, è che il Pd direbbe “no” anche a Roberto Fico, qualora toccasse a lui il preincaric­o da parte del Colle, una volta fallito il tentativo della Casellati di saldare l’alleanza M5s-Centrodest­ra.

Un esempio? Il Pd non ha votato Fico neppure come presidente dell’aula a Montecitor­io, perché dovrebbe sostenerlo ora? E se anche l’incarico andasse all’attuale presidente della Camera, i renziani sono certi che a quel punto i Cinquestel­le si spacchereb­bero. A chiarire il pensiero dell’ex segretario ci pensa il capogruppo dei senatori dem, Andrea Marcucci: “Il forno del M5s con il Pd è chiuso, anzi non è mai stato aperto”. Anche Ettore Rosato nega qualsiasi disgelo: “Se i Cinquestel­le si sono presentati dicendo che vogliono cancellare le riforme fatte dal nostro governo, lo facciano ma non con i nostri voti”.

Dalle parti del Movimento 5 stelle, invece, sono tutti convinti che l’ultimatum di Luigi Di Maio può essere la mossa decisiva per la formazione del governo ”del cambiament­o”. Le truppe parlamenta­ri, infatti, confermano la coesione di questi primi 40 giorni di legislatur­a e nell’assemblea congiunta di deputati e senatori post-consultazi­oni con la Casellati, si chiudono a riccio per proteggere la premiershi­p del loro capo politico. Sbaglia, però, chi pensa che questa compattezz­a fosse scontata.

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Quella con Elisabetta Casellati è stata la prima mossa vera del capo dello Stato Mattarella in questa crisi di governo Missione tutta in salita
 ??  ?? Muro contro muro Le delegazion­i di M5s e Lega, guidate da Di Maio e Giorgetti (Salvini era in Sicilia) hanno ribadito le posizioni già note Resta lo stallo
Muro contro muro Le delegazion­i di M5s e Lega, guidate da Di Maio e Giorgetti (Salvini era in Sicilia) hanno ribadito le posizioni già note Resta lo stallo
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