Corriere di Viterbo

L’incubo delle urne sul governo che non c’è

Serve anche una legge elettorale

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“Pazza idea” in casa M5s Il forno con la Lega non è spento Può servire in caso di necessità Giorni caldi per il Pd C’è sempre l’incognita Renzi Matteo domani sera da Fazio

KTorna lo spettro del ritorno alle urne, nel caso in cui la difficile intesa M5s-Pd non dovesse andare a buon fine. Ma anche su questo la politica è spaccata. Perché se il leader della Lega, Matteo Salvini, rilancia ancora dal Friuli l’idea di un accordo “tra primi e secondi” alle elezioni del 4 marzo o in caso contrario il voto “entro l’estate”, l’alleato Silvio Berlusconi ritiene “un male” andare a nuove elezioni e propone invece un governo di minoranza che vada in Parlamento “con un programma molto concreto, di 3-4 cose che si impegna a fare nei primi 100 giorni” e chieda “anche altri voti oltre ai suoi e magari attraverso delle astensioni” ottenga la fiducia. Di sicuro anche il Colle vorrebbe scongiurar­e il ritorno al voto. Ma, tramontata la strada del governo del presidente, invisa in primis a Salvini e Di Maio, non ha in mano molte altre carte da giocare in questo lunghissim­o post voto senza apparenti soluzioni.

Salvini parla di estate, ma lo scenario più probabilis­tico, nel caso, è quello dell’autunno, visto che la finestra elettorale è quasi chiusa, e il 28 giugno c’è il consiglio europeo in cui si discuterà del futuro dell’Unione. Ed è impensabil­e che il capo dello Stato permetta che il nostro Paese ci arrivi senza un governo. In ogni caso le urne hanno bisogno di una nuova legge che le regoli. Il Rosatellum ha ampiamente dimostrato tutti i suoi limiti. “Se si vuole la legge elettorale la approviamo in 15 giorni, siamo totalmente disponibil­i. Chi prende un voto in più governa, lista o coalizione”, dice Salvini. Questo scenario, elezioni in autunno con un nuovo sistema che garantisca la governabil­ità, ha delle incognite. In primis, quello della maggioranz­a parlamenta­re che dovrebbe lavorare alla nuova legge: basterebbe­ro pochi giorni, certo, a patto di esser d’accordo, e non è affatto scontato visto che già in passato, sul Rosatellum, i partiti hanno dimostrato tutte le loro divisioni. Il secondo nodo da sciogliere è quello del governo. Po- trebbe rimanere a palazzo Chigi Gentiloni, come già sta facendo in queste settimane per il disbrigo degli affari correnti. Ma tra i compiti autunnali dell’esecutivo c’è la legge di Bilancio, che deve essere approvata dalle Camere entro il 31 dicembre. Per presentarl­a serve un governo nel pieno delle sue funzioni. Senza, scatterebb­e l’esercizio provvisori­o che potrebbe durare al massimo fino al 30 aprile, con chiari paletti e vincoli di spesa. Uno scenario possibile che, però, esporrebbe il Paese a turbolenze economiche, quelle turbolenze finora evitate, come ha sottolinea­to giovedì Gentiloni. E che il Colle vuole a tutti i costi evitare. M5S, “PAZZA IDEA” In casa del Movimento 5 stelle echeggiano le note mdi “Pazza idea”. Il re- frain della hit portata al successo da Patty Pravo nel 1973 sembra calzare a pennello nella situazione politica attuale. Giocando con la fantasia si potrebbe immaginare un Luigi Di Maio cantante (e senza cravatta), anche se lo stesso Salvini non sfigurereb­be nella performanc­e. Sui canali social del M5s i commenti pro-Carroccio sono un fiume in piena, mentre l’ala favorevole all’accordo con i dem è una sparuta minoranza, con numeri quasi da ’oasi protettà. Eppure il capo politico deve resistere e insistere per cercare un dialogo con il Pd, perché la Lega, in 50 giorni di tira e molla, ha scelto di non lasciare Forza Italia e Salvini di non allontanar­si da Silvio Berlusconi. IL PD LAVORA PER L’UNITÀ Un punto di caduta comune tra le diverse anime del partito su cui converga anche Matteo Renzi. E’ questo, secondo quanto riferiscon­o i Dem, l’obiettivo perseguito dai maggiorent­i del Pd - in primis Maurizio Martina - prima della direzione di giovedì 3 maggio. I riflettori sono puntati ora sulle parole che Renzi pronuncerà domani sera nel salotto di Fabio Fazio su Rai1, dove - saltata l’assemblea del 21 aprile - il segretario uscente parlerà per la prima volta dopo l’Aventino in cui si è chiuso in seguito alla sconfitta elettorale.

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Scelte Il leader M5S Luigi Di Maio e, sopra, il capo dello Stato Sergio Mattarella

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