Pd, il cappotto renziano
Scelti i candidati al Consiglio regionale. Blitz sui capilista
La direzione regionale del Pd ha varato le liste per le elezioni regionali del 31 maggio e questa volta il «peso» del partito renziano è pienamente rappresentato, con il quasi en plein nei capolista delle circoscrizioni (12 su 14) e la retrocessione dei presidenti di Provincia. Ottanta i nomi, la metà di donne, con solo tre variazioni rispetto alle decisioni delle segreterie provinciali e alla direzione Enrico Rossi, governatore uscente e ricandidato, ha fatto appello all’unità del partito. Qualche malumore a Prato, mentre il senese Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionali, ha tuonato per il non reintegro nelle liste di Siena di Piero Ricci, a lui vicino.
Il segnale politico lo danno i capilista. Sui tredici collegi toscani, saranno undici i rappresentanti renziani a capeggiare i candidati Dem. Segno che le liste che la direzione regionale del Pd ha approvato ieri in vista delle elezioni regionali rispecchiano i tempi: la Regione era l’ultima roccaforte non ancora piegata alla svolta renziana. Stefania Saccardi, Antonio Mazzeo, Stefano Scaramelli, Monia Monni sono i portabandiera del nuovo corso. E anche i due della «mozione Cuperlo» tanto cuperliani non sono: l’assessore Vincenzo Ceccarelli è piuttosto un «rossiano» e l’ex sindaco di Piombino Gianni Anselmi, protagonista degli accordi col governo per il rilancio di Piombino. L’altra sorpresa riguarda gli ex presidenti di Provincia candidati: da Federica Fratoni (Pistoia), a Simone Bezzini (Siena), fino a Stefano Baccelli (Lucca): nessuno di loro è capolista.
Ieri mattina, a decidere sugli 80 nomi da candidare (il doppio rispetto ai seggi del nuovo Consiglio) è stato il segretario Dario Parrini. Tutto era cominciato quasi un mese fa, con i nomi proposti dalle federazioni locali, tra discussioni spesso durissime e più di 700 votanti. Ieri, Parrini ha cambiato 3 di quegli 80 nomi. Il primo riguarda Prato: «C’è un accordo nazionale con Lorenzo Dellai di Democrazia Solidale», spiega. Dentro, quindi, Renzo Marchi e fuori Pasquale Leonardo (che aveva denunciato di aver ricevuto minacce per ritirarsi). Il secondo caso riguarda Livorno: troppe donne in lista e così Antonella Giuzio è rimpiazzata con Walter Ulivieri. La sorpresa semmai riguarda il mancato reintegro del consigliere regionale Matteo Tortolini: è stato lui, spiegano a Novoli, a rinunciare, troppe tensioni nel Pd di Piombino. Ultimo turnover «proposto» da Parrini, quello di Massa Carrara, il più discusso: «Com’è possibile che l’unico riequilibrio, per inserire una civatiana, l’abbiamo dovuto subire noi?» lamenta Loris Rossetti. La sacrificata è Silvia Dell’Amico, che fa spazio a Milene Mucci. «Ci hanno lasciato le briciole», dicono i civatiani che a Pistoia hanno perso Simona Laing (quella del caso della telefonata di minacce ricevuta da un dirigente nazionale per fare un passo indietro). Capolista qui è a sorpresa Massimo Baldi, renziano, figlio del patron di Conad, Ugo. Nella sala da ballo del circolo Arci di via Ponte di Mezzo, sotto la lampada stroboscopica e sulle poltroncine per lo struscio, c’è tutto il mondo dem toscano. Il governatore Enrico Rossi, che oggi a Livorno presenta il suo programma, il sindaco Dario Nardella, i candidati e tanti parlamentari da Roma e da Bruxelles. Il clima è soft, ma c’è chi è furente. Come il presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, visto che il «suo» Piero Ricci non è stato reintegrato su Siena: «Sono metodi politici vecchi».
Ma si va al voto, con l’appello di Rossi all’unità. I delegati sollevano le schede rosa: 109 voti a favore, 5 contrari, 6 astenuti. Un plebiscito. Rossi e Parrini festeggiano il «grande rinnovamento». Parte quindi il sorteggio per indicare l’ordine dei candidati, dopo i capilista designati: a Firenze, neanche a farlo apposta, esce dalla ruota un Saccardi- Giani- Meucci. E quando Lucia De Robertis scopre di essere seconda ad Arezzo scatta in piedi esultando come Tardelli nella finale mundial del Bernabeu.