Murate, la tre giorni dei «musei emotivi»
Beni culturali e tecnologie: boom di prenotazioni
Non se lo aspettavano gli organizzatori della tre giorni fiorentina dedicata ai «musei emotivi». Da domani al 27, alle Murate Pac (Progetti di Arte Contemporanea) si svolgerà un percorso formativo per chi opera nei beni culturali, dal titolo Musei emotivi. Immersive & Emotional Museum Design, dove si parla di emozioni e nuove tecnologie. Evidentemente un’esigenza sentita, dato che il successo è andato oltre ogni aspettativa, obbligando gli organizzatori a un bis, che forse prenderà la forma di un corso di formazione continuativo, come ci anticipa uno dei fautori del progetto, il professor Alberto Del Bimbo. A fronte di 42 partecipanti, ci sono 230 rappresentanti di musei, istituzioni, curatori in lista di attesa. Del Bimbo, direttore per l’ateneo fiorentino del Media Integration and Communication Center, dalla cui costola ha fatto nascere il New Media for Cultural Heritage, organizzatore di questa tre giorni, sottolinea importanza e rischi della rivoluzione tecnologica applicata ai beni culturali. «Nei beni culturali è fondamentale comprendere il ruolo che le emozioni possono avere nel procedimento di conoscenza e come le nuove tecnologie, soprattutto digitali, siano uno strumento potente. È facile privilegiare l’aspetto spettacolare, un richiamo spesso di successo, ma non dimentichiamo che la conoscenza deve essere il fine primario dell’istituzione. Le strutture in Italia scontano un ritardo, all’estero già molti musei hanno staff tecnologici a supporto». Esempio banale: la capacità di accrescimento di conoscenza che può avere la riproduzione in altissima definizione di un’opera d’arte. Per contro, abbiamo tutti già sperimentato come certe mostre virtuali si siano rivelate a livello di contenuti totalmente gratuite. I tre giorni si svolgeranno alle Murate, che saranno oggetto di un laboratorio. «Ci troviamo in un luogo di aggregazione giovanile particolare, luogo emozionale per definizione; pensiamo ad una lettura unitaria di questi spazi». Paolo Mazzanti, coordinatore di Musei emotivi insieme a Del Bimbo e all’architetto Lorenzo Greppi, sottolinea il ruolo dell’interdisciplinarietà. E cita Paul Valery: “bisogna che i monumenti cantino”. Così Lorenzo Greppi, uno che di musei se ne intende (i suoi innovativi allestimenti girano il mondo) rilancia: «Musei emotivi è un apparente non-sense. Lanciamo la sfida di un museo con un’anima, in senso metafisico e laico. Che provochi emozioni, ma sempre nell’ottica di un abbraccio conoscitivo, non nozionistico, che può svilupparsi anche ad altissimi livelli».
Approccio «È importante comprendere il ruolo delle emozioni nella conoscenza»