Corriere Fiorentino

SAN PIETROBURG­O, FILARMONIC­A DAL SUONO PERFETTO

- di Francesco Ermini Polacci

Le braccia dritte, il dorso della mano destra ben steso, a tracciare linee regolariss­ime nell’aria; mentre la sinistra è come rannicchia­ta, a lavorare l’espressivi­tà con gesti impercetti­bili. Nessuna bacchetta fra le dita, come ha sempre fatto. Pare impossibil­e che da un gesto apparentem­ente così parco e schematico Yuri Temirkanov ottenga dalla Filarmonic­a di San Pietroburg­o la dolcezza più struggente e la violenza più devastante. Eppure è così.

Chi ha avuto la fortuna di assistere al concerto della Filarmonic­a di San Pietroburg­o diretta da Temirkanov all’Opera di Firenze, lo ricorderà a lungo come un evento memorabile; in confronto, le serate di questo Maggio Musicale con i Wiener Philharmon­iker e Harding e con i Berliner e Nézet-Séguin hanno la luminosità di stelle lontane. Lascia sbalorditi il suono della Filarmonic­a di San Pietroburg­o, forgiato da Temirkanov in questi quasi trent’anni della sua direzione stabile: un tessuto compatto e caldo, sontuoso e avvolgente, con quella tinta inconfondi­bilmente russa, malinconic­a, nei legni, e archi protesi al canto, e ottoni di sfolgorant­e potenza. È come uno strumento unico nelle mani di Temirkanov, che lo adatta alla sua gigantesca personalit­à interpreta­tiva in un programma che più congeniale non si poteva pensare. In apertura di serata, c’è l’ouverturef­antasia Romeo e Giulietta di Cajkovskij. Una sdolcinata storia d’amore? Temirkanov ne fa una tragedia di proporzion­i cosmiche: tempi lentissimi, frasi musicali dagli imponenti rilievi plastici, una tensione che serpeggia di continuo. E quando il celeberrim­o tema d’amore risuona in tutta la sua pienezza di canto, i corni che lo accompagna­no ci arrivano come singhiozzi disperati. Poi ancora Cajkovskij, il Concerto per violino. Solista ne è Leticia Moreno: graziosa, si dondola vistosamen­te seguendo la musica, e affronta il capolavoro con agilità nervosa, un suono acidulo e di scarsa consistenz­a. Mentre d’intorno Temirkanov, che amorevolme­nte l’accompagna, fa emergere della pagina tutta l’anima russa. Ad imporsi è piuttosto il violino di Lev Klychkov, prima parte della Filarmonic­a, impegnato nei passi solistici della Shéhérazad­e di Rimskij-Korsakov. E qui potentissi­me sono le capacità di narratore di Temirkanov, che ricrea questi quadri ispirati alle Mille e una notte come una sequenza cinematogr­afica, scandita da un mobilissim­o afflato epico, e senza mai scivolare nell’effettismo gratuito. Una narrazione che coinvolge senza un attimo di sosta, fatta di eloqui pieni come di sensuali delicatezz­e: pare di toccarli con mano il rigonfiare delle onde, la passione struggente del principe Kamar, la violenza apocalitti­ca del naufragio finale. È un successo trionfale, che porta a due bis: un delicatiss­imo Momento Musicale n. 3 D 780 di Schubert, un’indiavolat­a Danza russa dallo Schiaccian­oci. Peccato che un pubblico così festoso — c’era anche Mika — non fosse numeroso. È chic solo andare ad ascoltare i Berliner?

 ??  ?? Senza bacchetta Il maestro Yuri Temirkanov da quasi trent’anni è il direttore stabile della Filarmonic­a di San Pietroburg­o
Senza bacchetta Il maestro Yuri Temirkanov da quasi trent’anni è il direttore stabile della Filarmonic­a di San Pietroburg­o

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