Corriere Fiorentino

«La Viola più bella? Batigol in attacco e Picchio in regia»

IL GIOCO DELLE FORMAZIONI

- di David Guetta

Non è che quando eravamo a scuola al Duca d’Aosta tu fossi un granché nel giocare a calcio… «Sei troppo buono, diciamo pure le cose come stanno: ero veramente una schiappa. Da ragazzino portavo il pallone per giocare altrimenti chi mi prendeva? E ancora ricordo che quando i due più bravi sceglievan­o i giocatori per le partitine io ero sempre l’ultimo ad essere scelto, non proprio esaltante».

Per la legge del contrappas­so Carlo Conti è poi diventato il primo in molte cose, ormai è il numero uno della Rai, ma, parafrasan­do Celentano, non si scorda la sua prima casa, che è Firenze. E non ha mai dimenticat­o la sua prima maglia viola, quella col numero dieci sulle spalle. «Un ricordo tenero e bellissimo. Abitavamo a Rifredi e non è che avessimo troppi mezzi a disposizio­ne. Vinciamo lo scudetto nel 1969, ho otto anni, e scopro che il capitano, il mitico Picchio De Sisti, è nato come me il 13 marzo. Il giorno della matematica certezza di aver conquistat­o il tricolore, i miei cugini mi regalarono la sua maglia in formato ridotto: mai più tolta per mesi».

La Fiorentina deve aver preso spunto dalla tua trasmissio­ne e si è inventata questa iniziativa: i migliori anni della nostra vita proprio vissuti insieme con quella casacca che tanto hai amato da bambino. «E che continuo amare perdutamen­te, perché da certe passioni non ti stacchi mai. Una bellissima idea quella dei Della Valle, che rafforza il legame con la città. Pensaci bene, conosci altre piazze che si identifich­ino in modo così totale con la propria squadra di calcio? Io proprio no e ricordo la prima gara in C2 contro il Castel di Sangro, ero inviato per Quelli che il calcio ed il Franchi era pieno, nemmeno avessimo giocato con la Juve». Provaci anche te con la squadra ideale. «Molto difficile, però mi butto. In porta Galli, uno a cui avresti potuto dare tranquilla­mente le chiavi di casa tua. Qui conta anche la conoscenza personale e comunque tra i pali era davvero bravissimo». Difesa. «Ne metto tre del secondo scudetto: Rogora, Ferrante e Brizi. Il quarto è Passarella, non ci sono discussion­i». Centrocamp­o. «Ahi, qui cominciano i problemi perché io sono da sempre stato innamorato dei numeri dieci e quindi giocherei senza logica e così metterei cinque uomini straordina­ri che magari non coprono, ma che quando hanno il pallone possono far impazzire tutti: Antognoni, De Sisti, Baggio, Rui Costa e Merlo, che aveva l’otto, ma in verità era un dieci». Si gioca quindi con una punta sola. «E non può che essere Batistuta, con il povero Derticya, che avevo in grande simpatia, come sua riserva. In panchina chiedo una deroga e me ne porto tre di allenatori: Pesaola, Prandelli ed il mitico Trapattoni».

Come selezionat­ore non sei male, ma poi sei migliorato col pallone tra i piedi? «Macché, scarso ero e scarso sono rimasto. Però mi sono tolto lo stesso delle enormi soddisfazi­oni giocando in stadi che avevo visto solo nelle figurine Panini e facendo pure il capitano nella squadra di Aria Fresca. Non proprio il Barcellona, ma qualcuno è venuto lo stesso a vederci».

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 ??  ?? Tifoso Carlo Conti scherza con Gabriel Batistuta (e con Andrea Della Valle sullo sfondo) nella tribuna del Franchi
Tifoso Carlo Conti scherza con Gabriel Batistuta (e con Andrea Della Valle sullo sfondo) nella tribuna del Franchi

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