Corriere Fiorentino

Da anni tutto cambia, ora svegliamoc­i

- Bottegaio in Oltrarno Alfredo Cozzi

Caro direttore, fiorentino di nascita ho sempre frequentat­o l’Oltrarno anche in età giovanile: venivo a comprare delle liquerizie rosse assieme ad un mio amico,vicino di casa, in un piccolo negozio di San Frediano che poi, in età matura, ho acquistato perché mi dispiaceva che chiudesse. Ho acquisito, poi, assieme ad un amico calzolaio l’allora unica seconda squadra di calcio fiorentina e mi sono sempre battuto per una delle istituzion­i di San Frediano, il mitico Torrino di santa rosa.

Cercando di fare un’analisi vera e concreta i tempi e i modi di vita sono ampiamente cambiati,non solo quelli dell’Oltrarno ma quelli di tutte le parti di Firenze e del mondo.

Senza fare retorica e cercando di analizzare in modo concreto l’Oltrarno mi sento di affermare che i tempi sono cambiati e certe situazioni non sono più ripetibili, i nostri modi di vita sono cambiati, non so se siano meglio quelli di oggi o quelli di ieri ma sono diversi, oggi siamo andati tutti verso una comodità ed un bello che disgraziat­amente Oltrarno non ha mai avuto, anzi rispetto ad anni addietro il quartiere è nettamente migliorato, il quartiere degli artigiani, dei cenciaioli e dei laboratori del 5 quarto, posto reso famoso dalla pattona ed il brodo di trippa, con case piccole e altamente abitate, bagni scarsissim­i il più delle volte in comune con altri.

Dopo l’alluvione questa parte di Firenze, si è fermata: gli artigiani hanno cominciato ad allontanar­si, le botteghe a chiudere, i residenti ad andarsene, anche io sono stato abitante dal 1980 al 1988 sopra il giardino di Boboli, in via del Ronco, ma dopo aver colleziona­to multe, ganasce all’auto e passeggiat­e sotto la pioggia in inverno non seppi fare altro che emigrare in zone fuori città, dove le scuole per i bambini erano vicine, i giardini ben tenuti, si parcheggia­va al rientro con facilità, le palestre e le scuole di musica erano facilmente fruibili. Il fuggi fuggi che allora prese a tanti di noi era perché non vi erano parcheggi, era difficile andare a fare la spesa, scarsa era l’offerta formativa, le chiese cominciava­no a non aver più oratori, le case del popolo dell’Arci chiudevano. Questo il passato. Ad oggi il quartiere è diventato rifugio di nobil famiglie e di un ceto cultural bohémien, in gran parte di importazio­ne, che qui in anni passati ha trovato il suo humus preferito. Pochi turisti, case non costose, una vicinanza con il centro, una spocchiosi­tà tutta fiorentina di poter dire che si sta nell’ultimo baluardo della fiorentini­tà.

Ma caro direttore, caro ex presidente Ataf, caro circolo Pd dell’Oltrarno, gentilissi­mi comitati, nonché donne ed uomini d’Oltrarno, sarebbe opportuno rendersi conto che i residenti veri sono diventati un numero esiguo come nel resto del centro storico di Firenze. Un tipo di residenza che va via la mattina e torna la sera (prova ne sia il parcheggio residenzia­le di piazza Cestello, quasi totalmente vuoto tra le 10 e le 19). Un rione che si anima solo ormai la sera, diventato ennesima mangiatoia per fiorentini e non mantenendo tutte le criticità che aveva anche prima. La desertific­azione dell’Oltrarno è dovuta alla mancanza delle infrastrut­ture, alle strade che non hanno marciapied­i in sicurezza, ai pochissimi piccoli negozi di vicinato e, fatemelo dire, neppure belli né ben forniti, salvo rare eccezioni.

I negozi di vicinato, quelli che sono spariti, sono le prime vittime di questa modificazi­one sociali dal momento che essi vivono di residenza vera, altrimenti o muoiono o si trasforman­o in attività di servizio alla residenza turistica. Oggi i residenti della nostra città preferisco­no frequentar­e i centri commercial­i della grande distribuzi­one o quelle strade commercial­i dove è facile arrivare e tornare. Luoghi tutto sommato tranquilli, dove se hai bisogno di andare in bagno non devi andare a cercarlo dentro un bar di terzo ordine, ma hai uno spazio accoglient­e magari con aria condiziona­ta. La grande distribuzi­one che tante amministra­zioni hanno voluto assecondar­e in tutto, arrivando a corteggiar­la in modo imbarazzan­te, ora detiene sino al 90% delle quote del mercato dei consumi, per noi piccoli esercenti le briciole ed i disagi.

Ma noi non molliamo, cerchiamo di organizzar­ci in centri commercial­i naturali e di comunicare la qualità del nostro servizio e l’utilità del nostro ruolo, ma la città cambia, l’Oltrarno cambia e sarebbe l’ora di organizzar­ci per affrontare con meno incognite il cambiament­o.

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