Da anni tutto cambia, ora svegliamoci
Caro direttore, fiorentino di nascita ho sempre frequentato l’Oltrarno anche in età giovanile: venivo a comprare delle liquerizie rosse assieme ad un mio amico,vicino di casa, in un piccolo negozio di San Frediano che poi, in età matura, ho acquistato perché mi dispiaceva che chiudesse. Ho acquisito, poi, assieme ad un amico calzolaio l’allora unica seconda squadra di calcio fiorentina e mi sono sempre battuto per una delle istituzioni di San Frediano, il mitico Torrino di santa rosa.
Cercando di fare un’analisi vera e concreta i tempi e i modi di vita sono ampiamente cambiati,non solo quelli dell’Oltrarno ma quelli di tutte le parti di Firenze e del mondo.
Senza fare retorica e cercando di analizzare in modo concreto l’Oltrarno mi sento di affermare che i tempi sono cambiati e certe situazioni non sono più ripetibili, i nostri modi di vita sono cambiati, non so se siano meglio quelli di oggi o quelli di ieri ma sono diversi, oggi siamo andati tutti verso una comodità ed un bello che disgraziatamente Oltrarno non ha mai avuto, anzi rispetto ad anni addietro il quartiere è nettamente migliorato, il quartiere degli artigiani, dei cenciaioli e dei laboratori del 5 quarto, posto reso famoso dalla pattona ed il brodo di trippa, con case piccole e altamente abitate, bagni scarsissimi il più delle volte in comune con altri.
Dopo l’alluvione questa parte di Firenze, si è fermata: gli artigiani hanno cominciato ad allontanarsi, le botteghe a chiudere, i residenti ad andarsene, anche io sono stato abitante dal 1980 al 1988 sopra il giardino di Boboli, in via del Ronco, ma dopo aver collezionato multe, ganasce all’auto e passeggiate sotto la pioggia in inverno non seppi fare altro che emigrare in zone fuori città, dove le scuole per i bambini erano vicine, i giardini ben tenuti, si parcheggiava al rientro con facilità, le palestre e le scuole di musica erano facilmente fruibili. Il fuggi fuggi che allora prese a tanti di noi era perché non vi erano parcheggi, era difficile andare a fare la spesa, scarsa era l’offerta formativa, le chiese cominciavano a non aver più oratori, le case del popolo dell’Arci chiudevano. Questo il passato. Ad oggi il quartiere è diventato rifugio di nobil famiglie e di un ceto cultural bohémien, in gran parte di importazione, che qui in anni passati ha trovato il suo humus preferito. Pochi turisti, case non costose, una vicinanza con il centro, una spocchiosità tutta fiorentina di poter dire che si sta nell’ultimo baluardo della fiorentinità.
Ma caro direttore, caro ex presidente Ataf, caro circolo Pd dell’Oltrarno, gentilissimi comitati, nonché donne ed uomini d’Oltrarno, sarebbe opportuno rendersi conto che i residenti veri sono diventati un numero esiguo come nel resto del centro storico di Firenze. Un tipo di residenza che va via la mattina e torna la sera (prova ne sia il parcheggio residenziale di piazza Cestello, quasi totalmente vuoto tra le 10 e le 19). Un rione che si anima solo ormai la sera, diventato ennesima mangiatoia per fiorentini e non mantenendo tutte le criticità che aveva anche prima. La desertificazione dell’Oltrarno è dovuta alla mancanza delle infrastrutture, alle strade che non hanno marciapiedi in sicurezza, ai pochissimi piccoli negozi di vicinato e, fatemelo dire, neppure belli né ben forniti, salvo rare eccezioni.
I negozi di vicinato, quelli che sono spariti, sono le prime vittime di questa modificazione sociali dal momento che essi vivono di residenza vera, altrimenti o muoiono o si trasformano in attività di servizio alla residenza turistica. Oggi i residenti della nostra città preferiscono frequentare i centri commerciali della grande distribuzione o quelle strade commerciali dove è facile arrivare e tornare. Luoghi tutto sommato tranquilli, dove se hai bisogno di andare in bagno non devi andare a cercarlo dentro un bar di terzo ordine, ma hai uno spazio accogliente magari con aria condizionata. La grande distribuzione che tante amministrazioni hanno voluto assecondare in tutto, arrivando a corteggiarla in modo imbarazzante, ora detiene sino al 90% delle quote del mercato dei consumi, per noi piccoli esercenti le briciole ed i disagi.
Ma noi non molliamo, cerchiamo di organizzarci in centri commerciali naturali e di comunicare la qualità del nostro servizio e l’utilità del nostro ruolo, ma la città cambia, l’Oltrarno cambia e sarebbe l’ora di organizzarci per affrontare con meno incognite il cambiamento.