Prima le banche, ora l’Alta velocità Per cosa si vota al referendum?
M5S al cantiere Foster: «Col Sì sprechi in Costituzione». E la Cgil: fuori le banche dalla campagna
Negli ultimi giorni della campagna referendaria, arrivano le motivazioni più varie per sostenere il Sì e il No. Il M5S ieri ha messo in collegamento lo «sperpero» di denaro per la stazione Alta velocità per motivare il No alla Costituzione. I sindacati dei bancari chiedono di non mettere in collegamento il risultato referendario con la sorte di Mps e degli altri istituti, ma sui social si sprecano i collegamenti tra il crollo (ed il successivo rialzo) del titolo senese in borsa e i sondaggi ormai secretati. E tra presunti appelli di Brunelleschi, mancano 5 giorni al voto.
Si vota per dire Sì o No alla riforma costituzionale, ma ormai ogni scusa è buona. Il M5S, in sopralluogo ai cantieri della stazione Foster, arriva a dire con Alfonso Bonafede che «i danni, i rischi e gli sprechi di soldi finiranno direttamente in Costituzione» con il Sì, per questo bisogna «votare No» di fronte allo spreco di un lavoro partito e di cui non si conosce il futuro: «E poi dicono a noi che siamo incapaci di governare? Qui siamo alla laurea per incapacità. E sarebbero gli stessi che vogliono riformare la Costituzione». Un ragionamento un po’ stirato per far capire (forse) che le opere di interesse nazionale, con la riforma, potranno «bypassare» le scelte locali. Dire No alla riforma per dire No alla Foster, insomma: ma è interpretazione. E non l’unica.
«Fuori dalla campagna referendaria le strumentalizzazioni su Mps e sulle banche» dice la segretaria Cgil Dalida Angelini dopo che il Financial Times ha messo in collegamento la vittoria del No (per cui è schierata la Cgil) con il possibile fallimento di 8 banche. Peccato che Angelini lo dica proprio mentre il titolo Mps, dopo aver perso il 13,8% lunedì, ha riacquistato il 17,46% ieri. E subito diversi renziani ripostano un commento in cui si mette in collegamento presunti segnali positivi per il Sì con la risalita di Mps: ogni giorno, un sostenitore del Sì e del No ha un motivo diverso per spiegare la borsa, con buona pace dei sindacati che vorrebbero evitare che le turbolenze politiche complichino la vita di Mps e delle altre banche in difficoltà.
Pur divise sul referendum, tutte le sigle scrivono unite al presidente della Repubblica Sergio Mattarella ribadendo che «non possiamo tollerare l’utilizzo di argomenti che nulla hanno a che vedere con il merito della campagna referendaria». D’altra parte, il Pd sta già promuovendo un dibattito sui «risvolti internazionali delle riforme istituzionali». Brevi cenni sull’universo.
Non va meglio per le motivazioni «di merito». Persino un big renziano come Francesco Bonifazi inciampa su un post Facebook. Scrive (ed è vero) che c’è già un disegno di legge per far votare, in qualche forma, i membri del nuovo Senato ai cittadini. Ma aggiunge che «saranno molti meno (200)»: no, sono 95 (più i 5 nominati dal Quirinale). A meno che non intendesse la riduzione: che comunque sarebbe di 220.
Non va meglio nel fronte del No: il leghista Jacopo Alberti sostiene che «non è vero che il Cnel verrà abolito perché il personale sarà trasferito alla Corte dei conti»: ma il Cnel sarà abolito davvero se vince il Sì, i membri del consiglio diranno addio a Roma. E comunque, secondo Alberti, anche la cupola del Brunelleschi è un motivo per votare No: «Certo che Brunelleschi ci ha regalato un capolavoro — scrive Alberti — A proposito il 4 dicembre #iovotono. Anche Brunelleschi voterebbe #NO». Ma anche lui, come la Iotti, Berlinguer e Pertini (usati dai due fronti a giorni alterni) non potrà mai rispondere.
Bonafede (M5S) Ci accusano di non saper governare, ma la vicenda della Tav a Firenze è da laurea in incapacità Alberti (Lega) Che capolavoro la Cupola Domenica anche Brunelleschi voterebbe No