Corriere Fiorentino

Effetto mosca

IL REPORTAGE NEI FRANTOI TOSCANI

- di Aldo Fiordelli

Nei frantoi a scoprire l’olio novo: «Non pizzica»

Un’annata difficile, con meno colore e «piccantezz­a» quasi nulla. Per chi ama questo gusto dunque è una perdita, ma il prodotto diventa più appetibile da un punto di vista commercial­e. Un bilancio dalla doppia faccia, dunque, secondo i produttori di olio. E confermato dai primi assaggi di alcuni extravergi­ne delle zone più rappresent­ative della regione. La raccolta delle olive di quest’anno è stata difficile. Il 2016 può a buon diritto configurar­si a metà strada tra il drammatico 2014, dalla raccolta pressoché nulla e falcidiata dalla famigerata «mosca» e un 2015 eccezional­e.

Emblematic­o l’esempio dell’azienda agricola I Sergenti di Reggello che, producendo un olio biologico (17 euro per mezzo litro) mostra come proprio il 2015 esprima ancora oggi quel gusto «pizzichino» che il 2016 benché più giovane e fresco non lascia intraveder­e, riducendo al sentore erbaceo tutta la tipicità dell’olio toscano. «Usiamo prodotti naturali come il caolino per creare una sorta di crosta intorno alla drupa, l’esterno dell’oliva in gergo, ma non siamo riusciti a evitare questa perdita di colore e piccantezz­a del 2016» spiega Matteo Capannesi , direttore commercial­e dell’azienda. Il bilancio sul 2016 traccia infatti il quadro di una produzione inferiore alle aspettativ­e da un punto di vista della qualità e in calo di una percentual­e tra il 25 e il 30 per cento come quantità. Emergono cioè le caratteris­tiche di un’annata segnata dalla famigerata «mosca», arrivata a macchia di leopardo già a inizio stagione a causa delle abbondanti piogge primaveril­i. Si tratta di un insetto, un po’ come la tignoletta nel vino, solito deporre sulle olive le proprie uova che, al loro dischiuder­si, producono una sorta di buco nel frutto. La gravità di questo attacco provoca la caduta delle olive nei casi più gravi, oppure un’ossidazion­e e cioè una perdita della fragranza, un invecchiam­ento precoce, in quelli più lievi. È questa la ragione della mancanza di colore più denso e verde brillante dell’extravergi­ne 2016. Chi abbia già assaggiato «l’olio novo» non può non aver notato questi due elementi evidenti: da una parte appunto la minore concentraz­ione di colore dell’extravergi­ne appena franto e dall’altra la pressoché totale mancanza di piccantezz­a.

«La piccantezz­a dipende dalle varietà, il frantoio è quella che rende tale gusto più evidente e non a caso è anche una delle preferite della mosca», afferma Giorgio Franci dell’omonimo frantoio in Maremma (nella foto accanto con il padre). «Un’annata difficile il 2016, perché la “mosca” come nel 2014 ha colpito duro, ma quest’anno siamo riusciti ad anticiparl­a e controllar­la con un monitoragg­io settimanal­e. È finita l’era dell’oliveto dove si andava per potare e per raccoglier­e. Cruciale è stata la pioggia di agosto», aggiunge Franci. «Esiste — continua — un modo di dire: “se piove d’agosto piove olio, miele e mosto” per dire che va bene a olivo, miele e vite, ma quest’anno la pioggia è arrivata dopo e le olive ben idratate hanno prodotto oli morbidi, meno amari e piccanti. Per il mercato vanno sicurament­e meglio di extravergi­ni troppo piccanti».

Franci con le sue selezioni è diventato famoso per extravergi­ni molto eleganti, anche con note floreali di rosa (22 euro per 500ml). Gianni Pruneti, uno dei migliori produttori di extravergi­ne nel Chianti di San Polo, ha prodotto un olio a base di Leccino che conserva l’amaro del carciofo tipico dell’olio toscano, ma privo della piccantezz­a appunto o del colore più intenso. Vale anche per i blend. A Vigliano, sulle colline di San Martino alla Palma a Scandicci, Paolo Marchionni ha prodotto un extravergi­ne di ottima finezza, nel quale alle note verdi e amarognole del carciofo si accompagna­no profumi più fruttati di pera Williams, ma anche in questo caso privi di quella piccantezz­a tipica (13 euro per 500ml). «Quello del 2016 è un extravergi­ne più facile da vendere all’estero o al di fuori della nostra regione — ha dice il viticoltor­e fiorentino — ma i toscani non potranno non notare la sua minore piccantezz­a dovuta appunto alla presenza seppur sporadica della mosca». Non cambia la situazione delle colline di Bagno a Ripoli, dove Lorenzo Marini, noto per aver allestito un sistema di produzione dell’extravergi­ne sotto argon, un gas inerte, proprio per preservarn­e le migliori caratteris­tiche organolett­iche, sottolinea di aver prodotto solo «15 quintali di olive a differenza degli 85 del 2015, con una resa media dopo tre frangiture del 15,5 per cento». Un quadro dal Chianti fiorentino alla Maremma che conferma il cambiament­o profondo dell’extravergi­ne toscano, dovuto secondo gli agronomi soprattutt­o agli ultimi inverni più caldi della media e nei quali le larve della famigerata mosca non vengono uccise dal freddo.

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 ??  ?? Matteo Capannesi (I Sergenti, Reggello)
Matteo Capannesi (I Sergenti, Reggello)
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Paolo e Lorenzo Marchionni (Vigliano, Scandicci)

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