Corriere Fiorentino

Ricorboli, 90 anni di festa «Chiassosi, ci piace così È una chiesa per la città»

Il 4 dicembre l’anniversar­io, celebrato con Giotto e rock

- Ivana Zuliani

Ogni domenica prima e dopo la messa il prete fuori dalla chiesa saluta uno a uno ogni parrocchia­no, i fedeli si fermano per chiacchier­are e raccontars­i le novità della settimana. «Sembra un mercato, è molto chiassoso — racconta don Raffaele Palmisano, il parroco — Ma per noi va bene così: è il momento del ritrovo». È da 90 anni che i fedeli di Santa Maria a Ricorboli si ritrovano insieme qui, nella «nuova» chiesa voluta da don Rocco Torelli, e consacrata nel 1926. Fu costruita al posto della «vecchia» diventata troppo piccola.

Il 4 dicembre la parrocchia festeggerà l’anniversar­io con la messa, un pranzo comunitari­o e un concerto al teatro dell’Affratella­mento, ma le celebrazio­ni sono iniziate già due mesi fa, con la festa dei nonni: gli anziani hanno portato delle piantine durante la messa, poi nel pomeriggio le hanno piantate insieme agli altri fedeli nell’orto della parrocchia. Sono seguiti poi incontri sul Vangelo, la presentazi­one del restauro in corso del Crocifisso del ‘500 conservato nella chiesa, una mostra fotografic­a che ripercorre la storia di Ricorboli, quartiere fiorentino stretto tra l’Arno e le colline. «L’idea è quella di celebrare lo stare insieme, al di là delle proprie opinioni, perché questo tempio è fatto sì da pietre ma soprattutt­o da pietre viventi, da persone» spiega don Raffaele, parroco dal 2005. «Una chiesa è per un territorio, per una città, non è mai apolide». La comunità è molto attiva, impegnata socialment­e: oggi conta un orto sociale, gestito dall’associazio­ne Il Raggio, un centro di ascolto, attività di microcredi­to, e accoglie chiunque abbia bisogno di un tetto e di una mano, indipenden­temente dalla sua fede e dalla provenienz­a, fiorentini, profughi, detenuti in semilibert­à, donne, uomini. Don Raffaele, considerat­o dai parrocchia­ni «il prete dell’accoglienz­a», è succeduto a don Danilo Franceschi, che ha guidato la comunità per 44 anni. «Don Danilo era il prete del Concilio — racconta Giancarlo Degli Innocenti, storico e parrocchia­no (presto uscirà un suo libro sulla storia di Santa Maria a Ricorboli) — Era innovativo. Durante la sua guida la chiesa ogni domenica era colma, la messa era accompagna­ta dai cori del gruppo dei canti e dalla musica di chitarre elettriche».

Non solo, don Danilo recitava l’omelia da un tavolino messo accanto all’altare, stracolmo di libri e fu lui a inaugurare la tradizione di accogliere i parrocchia­ni con un saluto prima e dopo la messa. La piccola chiesa fiorentina attende con gioia la celebrazio­ne del 4 dicembre e si stringerà anche attorno al suo tesoro artistico: la Madonna del Rifugio o di Ricorboli, attribuita a Giotto. Davanti a questo dipinto si fermò a pregare anche Papa Pio VII, nel 1805, mentre tornava a Roma dalla Francia dopo l’incoronazi­one di Napoleone.

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Don Raffaele Palmisano e l’immagine della Madonna di Giotto
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