Corriere Fiorentino

BOTTEGHE, LENTA AGONIA DA INTERROMPE­RE (RIPARTENDO DALLE STRADE)

- Fabrizio Carabba Presidente Associazio­ne Borgogniss­anti

Caro direttore, giorni fa il presidente di Confeserce­nti Claudio Bianchi in un’intervista ha ben stigmatizz­ato la lunga serie di botteghe che chiudono nel centro storico e le giuste contro-misure che sta per adottare Palazzo Vecchio per arginare questo fenomeno. Vorrei porre alla sua attenzione e a quella dei lettori un altro fenomeno di «chiusure» altrettant­o preoccupan­ti: le tante botteghe anch’esse storiche (20-30 anni di attività) che non gravitano nel «castrum». Quest’ultime non arrivano agli onori della cronaca perché non si chiamano «Old England» o spesso per pudore degli stessi Proprietar­i: la chiusura del negozio rappresent­a per loro un grande dolore, un lutto da condivider­e con i propri familiari e i residenti di zona che ben li conoscono.

Così chiudono in silenzio, abbassando, dopo una vita di lavoro, per l’ultima volta la saracinesc­a del negozio e spesso della loro stessa esistenza. Alcuni esempi: Ciocca Pelletteri­e Via Fra’ Bartolomeo, Pasticceri­a Rogai via Faenza, Calzature Ponterosso via Vittorio Emanuele Balboni e Muller via dello Statuto, Casa della cerniera via Nazionale, Beconcini gelateria piazza Tasso, Conti camicerie Borgo La Croce, Spini casalinghi via Ponterosso. cinema Fulgor via Maso Finiguerra e il cahier de doléances potrebbe continuare.

A questo si aggiunga una serie di negozi «storici» con almeno 20 anni di onesto commercio che ancora oggi sono aperti, ma che chiuderebb­ero volentieri se potessero. Mi spiego meglio: ci sono realtà che non chiudono per mutui ancora da finire di pagare; situazioni di figli a carico che non trovando lavoro, sono stati inseriti nella «bottega familiare», seppure i bilanci li spingerebb­ero a chiudere; commercian­ti che sono anche proprietar­i del fondo dove esercitano la loro attività che, sebbene non florida, stringono i denti.

Ma di chi è la colpa? Delle grandi catene di distribuzi­one ai margini della città o spesso fuori Firenze? Dell’incapacità dei nostri commercian­ti a stare al passo dei tempi? Proprietar­i di fondi che attratti da facili guadagni affittano giocando ogni volta al rialzo al primo e magari discutibil­e pseudo affittuari­o? Cosa fare allora per arginare anche questa desertific­azione «periferica»? Il problema è sul tappeto da anni e da anni mi batto perché le strade e le piazze di Firenze siano «ascoltate». Dobbiamo tutti, istituzion­i e cittadini, ognuno per la sua parte, riconquist­are quel senso di civismo perduto: la strada, la piazza dove abitiamo o dove lavoriamo va ascoltata, annusati gli umori, amata giorno per giorno. Tanti piccoli micro-cosmi che devono essere controllat­i nei pilastri della loro funzionali­tà: decoro urbano, arredo urbano, pulizia, polizia. La città con le sue strade e piazze, non sono uno sfondo dove un passante o un turista scatta una foto non per il bel negozio che ha alle spalle ma per sé stesso e il proprio narcisismo.

I nostri negozi e i nostri residenti di strada vanno difesi, protetti in una sorta di alleanza tra Istituzion­i e cittadini. Noi di Borgogniss­anti da anni conosciamo i nomi dei proprietar­i dei fondi e ci prodighiam­o perché venga mantenuta una identità di strada, indirizzan­do gli stessi ad affittare prediligen­do, a prezzo contenuto,attività di cui siamo carenti. A mezzo WhatsApp comunichia­mo continuame­nte per la tutela del territorio informando le Autorità pubbliche di riferiment­o. Abbiamo un avvocato ed un commercial­ista che gratuitame­nte prestano la loro profession­alità per la vita della Associazio­ne e i loro Associati a difesa dei nostri diritti-doveri. A turno passeggiam­o per il Borgo tutti i giorni alla scoperta delle cose che vanno. Tramite il nostro sito informiamo che Borgogniss­anti è viva e pronta ad accogliere con le sue 90 botteghe fiorentini e non. I nostri residenti sono con noi, ci seguono perché anche per loro l’Associazio­ne Borgogniss­anti è sinonimo di vitalità, sicurezza e presidio. Siamo dei marziani? No. Negli anni abbiamo imparato a capire, ad ascoltare la nostra strada e la sua lingua. Il 30 novembre scorso abbiamo partecipat­o a una cena-lavoro con tutti i Centri Naturali Commercial­i di Firenze di Confeserce­nti: bisogna pianificar­e insieme il presente ed il futuro delle nostre strade, ripartendo dal senso civico.

 I nostri negozi storici vanno difesi, protetti in una sorta di alleanza che coinvolga istituzion­i e cittadini

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