BOTTEGHE, LENTA AGONIA DA INTERROMPERE (RIPARTENDO DALLE STRADE)
Caro direttore, giorni fa il presidente di Confesercenti Claudio Bianchi in un’intervista ha ben stigmatizzato la lunga serie di botteghe che chiudono nel centro storico e le giuste contro-misure che sta per adottare Palazzo Vecchio per arginare questo fenomeno. Vorrei porre alla sua attenzione e a quella dei lettori un altro fenomeno di «chiusure» altrettanto preoccupanti: le tante botteghe anch’esse storiche (20-30 anni di attività) che non gravitano nel «castrum». Quest’ultime non arrivano agli onori della cronaca perché non si chiamano «Old England» o spesso per pudore degli stessi Proprietari: la chiusura del negozio rappresenta per loro un grande dolore, un lutto da condividere con i propri familiari e i residenti di zona che ben li conoscono.
Così chiudono in silenzio, abbassando, dopo una vita di lavoro, per l’ultima volta la saracinesca del negozio e spesso della loro stessa esistenza. Alcuni esempi: Ciocca Pelletterie Via Fra’ Bartolomeo, Pasticceria Rogai via Faenza, Calzature Ponterosso via Vittorio Emanuele Balboni e Muller via dello Statuto, Casa della cerniera via Nazionale, Beconcini gelateria piazza Tasso, Conti camicerie Borgo La Croce, Spini casalinghi via Ponterosso. cinema Fulgor via Maso Finiguerra e il cahier de doléances potrebbe continuare.
A questo si aggiunga una serie di negozi «storici» con almeno 20 anni di onesto commercio che ancora oggi sono aperti, ma che chiuderebbero volentieri se potessero. Mi spiego meglio: ci sono realtà che non chiudono per mutui ancora da finire di pagare; situazioni di figli a carico che non trovando lavoro, sono stati inseriti nella «bottega familiare», seppure i bilanci li spingerebbero a chiudere; commercianti che sono anche proprietari del fondo dove esercitano la loro attività che, sebbene non florida, stringono i denti.
Ma di chi è la colpa? Delle grandi catene di distribuzione ai margini della città o spesso fuori Firenze? Dell’incapacità dei nostri commercianti a stare al passo dei tempi? Proprietari di fondi che attratti da facili guadagni affittano giocando ogni volta al rialzo al primo e magari discutibile pseudo affittuario? Cosa fare allora per arginare anche questa desertificazione «periferica»? Il problema è sul tappeto da anni e da anni mi batto perché le strade e le piazze di Firenze siano «ascoltate». Dobbiamo tutti, istituzioni e cittadini, ognuno per la sua parte, riconquistare quel senso di civismo perduto: la strada, la piazza dove abitiamo o dove lavoriamo va ascoltata, annusati gli umori, amata giorno per giorno. Tanti piccoli micro-cosmi che devono essere controllati nei pilastri della loro funzionalità: decoro urbano, arredo urbano, pulizia, polizia. La città con le sue strade e piazze, non sono uno sfondo dove un passante o un turista scatta una foto non per il bel negozio che ha alle spalle ma per sé stesso e il proprio narcisismo.
I nostri negozi e i nostri residenti di strada vanno difesi, protetti in una sorta di alleanza tra Istituzioni e cittadini. Noi di Borgognissanti da anni conosciamo i nomi dei proprietari dei fondi e ci prodighiamo perché venga mantenuta una identità di strada, indirizzando gli stessi ad affittare prediligendo, a prezzo contenuto,attività di cui siamo carenti. A mezzo WhatsApp comunichiamo continuamente per la tutela del territorio informando le Autorità pubbliche di riferimento. Abbiamo un avvocato ed un commercialista che gratuitamente prestano la loro professionalità per la vita della Associazione e i loro Associati a difesa dei nostri diritti-doveri. A turno passeggiamo per il Borgo tutti i giorni alla scoperta delle cose che vanno. Tramite il nostro sito informiamo che Borgognissanti è viva e pronta ad accogliere con le sue 90 botteghe fiorentini e non. I nostri residenti sono con noi, ci seguono perché anche per loro l’Associazione Borgognissanti è sinonimo di vitalità, sicurezza e presidio. Siamo dei marziani? No. Negli anni abbiamo imparato a capire, ad ascoltare la nostra strada e la sua lingua. Il 30 novembre scorso abbiamo partecipato a una cena-lavoro con tutti i Centri Naturali Commerciali di Firenze di Confesercenti: bisogna pianificare insieme il presente ed il futuro delle nostre strade, ripartendo dal senso civico.
I nostri negozi storici vanno difesi, protetti in una sorta di alleanza che coinvolga istituzioni e cittadini