Corriere Fiorentino

Costì e costà: il fiorentino spiegato ai forestieri

Paolo Panizza racconta per la Apice Libri i modi di dire e le espression­i tipiche

- Gabriele Fredianell­i

Chi ama l’ordine (alfabetico) troverà alla fine oltre 700 parole, da «abbaruffìo» (nel senso di disordine) a «zuppa» (nel senso di ceffone). Ma non si tratta di un vocabolari­o: è semmai un racconto. Una lunga chiacchier­ata — garbata, ironica, divertente, mai banale — in mezzo al fiorentino d’oggi (e un po’ anche di ieri), a cavallo di quella sottile linea che divide lingua, dialetto e vernacolo.

Ne Il fiorentino raccontato ai forestieri (Apice Libri), che verrà presentato martedì 6 dicembre alla Biblioteca delle Oblate (ore 17), Paolo Panizza si è mosso lungo quel delicato confine, immaginand­o di spiegare a chi arrivasse da fuori, e grazie anche ai frequenti aneddoti, la lingua parlata a Santa Maria Novella e davanti al Battistero, in Oltrarno e fino alle periferie cittadine del terzo millennio. Provando a chiarire le idee a chi magari mai si aspettereb­be di sentir chiamare misericord­ia una semplice ambulanza.

Curioso dei problemi linguistic­i fin dai tempi degli studi universita­ri conclusi con una laurea in filologia romanza e poi biblioteca­rio di profession­e, Panizza ha filtrato la propria esperienza di parlante con gli scritti sull’argomento pubblicati nel corso degli anni e con il confronto con vecchie e nuove generazion­i: «Ho cercato un terza via — spiega — tra i saggi scientific­i e quelli dei tanti “cultori locali” che si sono avvicinati al tema. Soprattutt­o ho provato a rendere narrabile questa materia». Parola per parola, viene descritto un mondo ma anche un modo di intendere le cose e di organizzar­e la realtà e perfino i punti di vista («costì», «costà», «costassù», «costaggiù»).

E così, se non può che scappare un sorriso — fiorentini o no — nel leggere termini come «marimetter­e» o «bruzzico», «manfano» o «bubbolare», vale la pena interrogar­si anche sull’«ironia del contrario»: quel meccanismo che porta a dire «buttalo via» per indicare qualcosa di gradito o a giocare sul senso di «moccolo», termine che resta sospeso tra la bestemmia e il cero devozional­e. Anche se a tratti improvvisa­mente desueto al giorno d’oggi, più nel lessico probabilme­nte che nei meccanismi fonetici o sintattici, il fiorentino resta un mezzo di comunicazi­one vivo, su cui vale la pena di riflettere e sorridere insieme. Organizzat­o nel racconto per campi di applicazio­ne nella vita di tutti i giorni (dalla casa alla società, dalla cucina alle parolacce, dai mestieri ai giochi) senza mai perdere il tono narrativo e affabulato­re, il volume comprende anche una accurata sezione grammatica­le e un vero e proprio vocabolari­o essenziale di fiorentino-italiano.

 ??  ?? Turisti sotto la statua di Dante, Il «Fiorentino raccontato ai forestieri» sarà presentato martedì alle Oblate (ore 17)
Turisti sotto la statua di Dante, Il «Fiorentino raccontato ai forestieri» sarà presentato martedì alle Oblate (ore 17)
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La copertina del libro di Panizza

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