Corriere Fiorentino

PIOMBINO, ULTIMA CHIAMATA

- di Mario Lancisi

Tornano nubi sopra il cielo di Piombino. L’ambizioso progetto del magnate algerino Issad Rebrab, che attraverso Cevital, la finanziari­a di famiglia controlla Aferpi, la società che ha rilevato la ex Lucchini, fatica a decollare perché i soldi arrivano con il contagocce. Rebrab, ritenuto uno degli uomini più ricchi del Nord Africa, incolpa l’ostilità politica del governo algerino nei confronti del suo gruppo imprendito­riale. Fatto è che finora ha investito solo 92 milioni dei 500 stimati per realizzare il suo progetto industrial­e. E le scadenze si avvicinano. Entro metà del mese, informa Mirko Lami, ex operaio Lucchini, responsabi­le Cgil, la Sms Demag, la società tedesca che dovrebbe costruire il primo forno elettrico, attende la prima tranche di soldi da Rebrab. Il commissari­o Piero Nardi nei giorni scorsi ha denunciato al

Sole 24 Ore il rischio del blocco delle attività. Per il magnate algerino «il tempo sta per scadere», avverte l’ex sindaco di Piombino Gianni Anselmi. Preoccupaz­ione condivisa anche dal governator­e Enrico Rossi: «Il tempo si sta per esaurire. Senza risposte positive chiederemo che cassa depositi e prestiti intervenga». Anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, a Piombino per la campagna referendar­ia, ha lanciato un appello all’imprendito­re algerino perché «rispetti gli accordi». Insomma siamo agli ultimatum per Rebrab, i soldi con il contagocce non bastano più. Il magnate algerino deve dare una svolta, magari sfruttando l’assist del ministro Pinotti, che ha annunciato lo smaltiment­o a Piombino di 38 navi militari

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