PIOMBINO, ULTIMA CHIAMATA
Tornano nubi sopra il cielo di Piombino. L’ambizioso progetto del magnate algerino Issad Rebrab, che attraverso Cevital, la finanziaria di famiglia controlla Aferpi, la società che ha rilevato la ex Lucchini, fatica a decollare perché i soldi arrivano con il contagocce. Rebrab, ritenuto uno degli uomini più ricchi del Nord Africa, incolpa l’ostilità politica del governo algerino nei confronti del suo gruppo imprenditoriale. Fatto è che finora ha investito solo 92 milioni dei 500 stimati per realizzare il suo progetto industriale. E le scadenze si avvicinano. Entro metà del mese, informa Mirko Lami, ex operaio Lucchini, responsabile Cgil, la Sms Demag, la società tedesca che dovrebbe costruire il primo forno elettrico, attende la prima tranche di soldi da Rebrab. Il commissario Piero Nardi nei giorni scorsi ha denunciato al
Sole 24 Ore il rischio del blocco delle attività. Per il magnate algerino «il tempo sta per scadere», avverte l’ex sindaco di Piombino Gianni Anselmi. Preoccupazione condivisa anche dal governatore Enrico Rossi: «Il tempo si sta per esaurire. Senza risposte positive chiederemo che cassa depositi e prestiti intervenga». Anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, a Piombino per la campagna referendaria, ha lanciato un appello all’imprenditore algerino perché «rispetti gli accordi». Insomma siamo agli ultimatum per Rebrab, i soldi con il contagocce non bastano più. Il magnate algerino deve dare una svolta, magari sfruttando l’assist del ministro Pinotti, che ha annunciato lo smaltimento a Piombino di 38 navi militari