Caso pacemaker, una morte sospetta E scatta l’inchiesta
Elba, l’apparecchio era nel lotto sotto accusa ma aveva superato i controlli
Magda Sanguinetti è morta di infarto: la donna aveva un pacemaker della St. Jude Medical, l’azienda che aveva diffuso un’allerta per gli apparecchi nati prima del maggio 2015.
È stato il medico legale di Livorno a sollevare il caso. L’Asl Toscana Nord Ovest lo aveva incaricato di fare delle verifiche sul decesso di Magda Sanguinetti, 77 anni di Rio Marina, avvenuto il 24 novembre scorso per arresto cardiaco: la donna aveva nel petto un pacemaker della St. Jude Medical, la multinazionale statunitense che a inizio ottobre aveva diffuso un’allerta internazionale sul malfunzionamento degli apparecchi prodotti prima del 23 maggio 2015: batterie che si scaricano troppo in fretta.
Il medico legale, esaminando la salma, ha confermato che il pacemaker della Sanguinetti appartiene alla partita potenzialmente difettosa. Così ha avvertito la Procura di Livorno, che a sua volta ha disposto l’autopsia, per verificare se il decesso sia collegato al mancato funzionamento dell’apparecchio. Questo particolare tipo di pacemaker è un defibrillatore impiantabile che ha il compito di intervenire quando nel cuore insorge un’aritmia, per correggerla. E Sanguinetti faceva parte di quei 1.194 pazienti toscani che, dopo l’annuncio della St. Jude, sono stati contattati dalle Asl per essere controllati. La donna era stata visitata l’11 novembre al reparto di cardiologia dell’ospedale di Livorno.
La batteria del pacemaker, impiantatole dal 2012, risultava ancora carica al 69 per cento. Nessuna anomalia, quindi. Anche se a tutti i pazienti viene offerta la possibilità di sostituire l’apparecchio (a spese della St. Jude), i medici sconsigliano l’intervento chirurgico nel caso lo ritengano un rischio inutile. La donna decide di non sottoporsi all’operazione, fissando il nuovo appuntamento di controllo per febbraio. Ma il 24 novembre muore a causa di una sincope cardiaca. Così, quando il medico legale esamina la salma e conferma di avere di fronte un apparecchio della partita a rischio, segnala il caso in Procura. L’autopsia dovrà stabilire le cause della morte e il comportamento del defibrillatore impiantabile. Che dall’esame del medico legale del 5 dicembre sarebbe risultato ancora carico.«Dai dati che ci sono arrivati sembra che il pacemaker funzionasse regolarmente — spiega Riccardo Tartaglia, responsabile del centro di gestione del rischio clinico regionale — Ma quando una sincope è molto forte l’apparecchio può non bastare a salvarti la vita. È comunque giusto che la magistratura faccia tutte le verifiche del caso». Dopo l’esame del medico legale, lunedì la salma avrebbe dovuto essere restituita alla famiglia per i funerali. Ma in serata è arrivata la telefonata dei carabinieri per avvertire i parenti dell’indagine della magistratura. «È giusta l’indagine se può servire a salvare qualche altra persona — spiega il fratello della donna, Renzo — ma ora vorremmo anche darle una degna sepoltura».
Il Codacons invece invita «tutti i pazienti che hanno subito l’impianto di pacemaker prodotti dalla St. Jude Medical e coinvolti nel richiamo ad inviare una mail all’indirizzo info@codacons.it al fine di ottenere informazioni circa le azioni legali da intraprendere».
Due verifiche Il defibrillatore sarebbe risultato con la batteria carica. Tartaglia: «Giusto fare luce»