Corriere Fiorentino

Olio, il pm: dietro le frodi un’associazio­ne a delinquere

Siena, il processo sulla prima azienda accusata di «taroccare» l’extravergi­ne. Un’inchiesta pilota

- Giulia Maestrini

Si avvia verso la conclusion­e il processo sulla frode dell’olio extravergi­ne di oliva che coinvolge l’azienda olearia Valpesana di Monteriggi­oni. Il pubblico ministero Aldo Natalini ha chiesto cinque anni di reclusione per associazio­ne per delinquere e frode in commercio per Francesco Fusi, già titolare dell’azienda, oltre a 4 anni e sei mesi per il direttore amministra­tivo Paolo Vannoni, 2 anni e 6 mesi per Stefano De Gregorio (uno degli addetti alle vendite) e pene inferiori per altri dipendenti, imputati con ruoli ritenuti marginali. Richieste severe e una contestazi­one — associazio­ne per delinquere — che confermano il peso di questa inchiesta, coordinata dalla Procura di Siena sulle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, considerat­a in un certo senso la «madre» della lotta alle frodi sull’extravergi­ne. Dalle indagini Durante le indagini le forze dell’ordine sequestrar­ono 8 mila tonnellate di olio contraffat­to sulla Valpesana — in cui, per la prima volta, gli investigat­ori hanno parlato di una complessa sofisticaz­ione che usa olio deodorato — ne sono infatti partite altre che hanno interessat­o il territorio nazionale e varcato i confini. E il sequestro di oltre 8 mila tonnellate di olio d’oliva, «ottenuto da illecita miscelazio­ne con materie prime di categoria inferiore o con altra provenienz­a geografica», è ritenuto il più importante della storia.

Tutto era partito nel 2011 quando l’esame di manoscritt­i con annotazion­i su tagli di oli diversi e valori non conformi, rinvenuti nel laboratori­o chimico della Valpesana, e le intercetta­zioni telefonich­e condotte dalla polizia postale avevano portato alla luce un meccanismo fraudolent­o in atto, secondo la Procura, dal 2010.

L’azienda (importante intermedia­rio tra produttori e distributo­ri del comparto oleario) avrebbe indicato come olio extravergi­ne d’oliva una miscela di olio vergine e olio lampante opportunam­ente deodorato, dichiarand­o un’origine «100% italiana» anche in bottiglie contenenti percentual­i di olio provenient­e da Spagna, Grecia e Tunisia con valori chimici al di fuori dei parametri fissati dalle normative europee. L’azienda avrebbe poi venduto l’olio «tagliato» ad altri operatori, occupati a imbottigli­are, etichettar­e e commercial­izzare il prodotto. Nel 2012 Fusi, Vannoni, De Gregorio e il chimico della Valpesana, Davide Passerini, erano finiti agli arresti domiciliar­i; Passerini aveva patteggiat­o (1 anno e 10 mesi), per gli altri nel 2014 era arrivato il rinvio a giudizio. Adesso il processo, in cui sono parti civili il Consorzio d’oliva DOP Terre di Bari, l’Associazio­ne Codici e il Consorzio Nazionale Olivicolto­ri, è in dirittura d’arrivo. Gli avvocati De Martino e Giannelli (la difesa di Fusi) e l’avvocato Tizi (la difesa di Vannoni) hanno chiesto l’assoluzion­e da tutti i capi d’accusa. La prossima udienza è fissata per il 13 dicembre.

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