Addio festival
Arezzo Wave finisce dopo 30 anni Lo dice il patron
«This is the end», parafrasando The Doors, o se preferite Arezzo Wave, il festival musicale più importante d’Italia e tra i migliori d’Europa, finisce qui. L’ha annunciato ieri mattina Mauro Valenti, presidente della Fondazione Arezzo Wave Italia, visibilmente dispiaciuto: «Il Festival è stato la cosa più importante di Arezzo negli ultimi cinquecento anni, ma arrivare ai trenta è stato faticoso, quasi masochistico. Con l’attuale amministrazione la situazione è kafkiana, da una parte, nonostante le richieste, il sindaco non ci ha mai ricevuti, dall’altra non ha mai rinunciato al marchio. Evidentemente, nonostante tutto quello che abbiamo fatto nella musica e nella cultura pop, portando nel mondo, ai giovani di più generazioni, il nome di Arezzo, non rappresentiamo una priorità e quindi facciamo altro». Non è la prima volta che Mauro Valenti annuncia la fine del festival, ma questa pare proprio l’ultima. Anche se esperienza, competenza e voglia non sembrano mancare per cercare un altro viaggio e una città per cantare: «Il Festival costava 1,5 milioni di euro e il Comune partecipava alle spese per l’8% mentre sul territorio le ricadute economiche erano dieci volte gli investimenti fatti», ha rivendicato Valenti, snocciolando i musicisti che il Festival ha saputo attrarre negli anni o episodi come quello in cui Luis Sepulveda presentava Miriam Makeba: «Nel 2004 abbiamo raccolto 80.000 euro per Emergency, con i quali hanno costruito due sale operatorie per 32.000 interventi».
È questa la chiave di lettura per la cessione delle quote di Radio Wave, la voce del Festival da Arezzo e per Arezzo, quando ha iniziato a girare per l’Italia. Niente Festival, niente più radio, anche se i nuovi gestori, che inizieranno la propria attività dal 1 gennaio, non hanno voluto ancora rivelarsi.Non mancano, però, i progetti musicali. E se da una parte con la fondazione continuerà a portare in giro per il mondo i gruppi, deve anche decidere con i vari responsabili regionali come non disperdere il talento di chi si è avvicinato al Festival in questi anni. La Siae gli ha già finanziato quello della Rock’n’roll high school: «L’idea è andare a cercare i talenti acerbi nelle scuole superiori, presto avrò un incontro con la presidenza della Regione per coinvolgere i 160.000 studenti della Toscana». Uscirà sicuramente un libro sui trent’anni di Arezzo Wave e Valenti vorrebbe creare Mauro Valenti e i suoi collaboratori mentre mostrano i tanti articoli dedicati al festival nel corso degli anni uno spazio per esporne le memorabilia: «Ad Arezzo mi hanno risposto quanto pesava la roba, ma visto che non si tratta di cibo cercherò di farla in un’altra città toscana».
Sempre con lo stesso spirito alternativo: «Volevamo rendere questa città più pimpante, creativa e gioiosa, ma adesso non ho più voglia di discutere con i politici».
È stato la cosa più importante della città negli ultimi 500 anni Arrivare a questo traguardo è stato quasi masochistico