«Le imprese chiedono la stabilità»
Bassilichi: governo di unità o voto subito?Servono certezze, all’estero l’incognita Grillo fa paura
«Gli investitori ora prendono tempo. E temono Grillo» dice Leonardo Bassilichi.
«L’instabilità sarà il prezzo più caro che pagheremo sui mercati». È l’allarme lanciato da Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di commercio di Firenze, ad «Agorà», su Rai 3.
I mercati finanziari sembrano però darle torto: ieri la Borsa ha chiuso a più 2,1%.
«Speriamo. Prima vediamo come va a finire per Mps: solo allora si capirà se gli investitori restano in Italia. Sto lavorando su molti fronti e gli investitori internazionali mi dicono: ora dobbiamo fare una “review”. Non dicono che Renzi fosse migliore o peggiore di altri, ma apprezzavano la stabilità raggiunta. Vogliono continuità, non vogliono rischiare senza sapere che fine farà il Paese, a prescindere da chi governa. Io temo che abbiano paura di Grillo, una variabile sconosciuta. Mentre finora il governo, bene o male, ma ha fatto: poco, forse, ma molto rispetto al passato».
Renzi, alla direzione Pd, ha detto: o governo di responsabilità nazionale condiviso con molti partiti, oppure voto subito. Cosa è meglio, per lei?
«Non do giudizi politici ma pongo solo domande da imprenditore. Forse è meglio un governo di responsabilità nazionale se chiude una serie di argomenti lasciati aperti: ma quanto sarà stabile in queste condizioni? Forse, avendo una nuova legge elettorale, potremmo andare al voto: ma abbiamo ereditato un anno di campagna elettorale referendaria pessima, possiamo permetterci altri 3 o 4 mesi di questo confronto aspro? Avremo una legge elettorale che, tra 3 o 4 mesi darà una soluzione stabile o dopo le elezioni saremo punto e a capo? La risposta alla sua domanda è contenuta in queste domande. Quello che è che grave è che non vediamo risposte sicure e veloci all’orizzonte».
Sull’industria 4.0 Renzi vi ha rivolto un appello, in quanto imprenditori: partecipate ai bandi, ora le risorse ci sono. Siete pronti?
«Assolutamente sì. L’industria 4.0 è anche un modo di pensare l’impresa. Gli imprenditori che oggi mandano avanti l’economia sono già 4.0 dentro, hanno già incorporato i principi della “fabbrica intelligente”. Stiamo faticosamente portando in queste gare per accedere agli investimenti quelli che non hanno già questo approccio. Ma, come i fondi internazionali che volevano la stabilità, anche le imprese che “tirano” volevano stabilità: per questo sono stati tacciati di essere renziani e casta, establishment, che stesse loro o no simpatico il premier. Invece, gli imprenditori volevano solo dire: i governi che funzionano nel mondo sono stabili».
Beh, Confidustria, di cui lei è socio, ha fatto di più: si è schierata per il Sì al referendum costituzionale. E, guardando i dati, il No ha vinto là dove l’azione del governo non è stata efficace: nelle aree con più disoccupazione e maggior altri vuoti. Funziona lo stesso nelle gioiellerie e nell’aerospaziale: se hai un’idea buona cambia tutto».
Lei dice: gli imprenditori hanno paura di Grillo. E di Matteo Salvini, leader della Lega Nord?
«Salvini continua a dire: fuori dall’Euro. Nel mio modo di vedere il mondo, sono persone che non sanno come è davvero il mondo. Mi dispiace, non li posso seguire. L’economia su cui io vivo (e do lavoro alle persone) viaggia su altri parametri. E Salvini dovrebbe fare pace con la matematica: racconta che chiudono ogni giorno 150 imprese, ma si dimentica di quelle nate. Il saldo annuale è positivo, sia in Italia (nel 2016, fino a settembre, più 282.389) che a Firenze (più 5.019 ). Senza esagerazioni, ma la matematica la conosco meglio io».
Firenze non ha più l’ex sindaco premier: un problema, per le grandi opere?
«No. Sono sicuro andranno avanti. Io credo che sicuramente abbiamo vissuto, e spero vivremo ancora, come sotto un faro internazionale, che ci ha aiutato ad avere una visibilità eccezionale. È già successo ad altre città. Ma chi pensa che il premier abbia agevolato Firenze, sbaglia. Anzi, proprio questo “faro” puntato ha creato problemi, siamo sempre stati “sotto attenzione”. Avremo il nuovo aeroporto, che forse non avremo mai fatto: ma essere visti come privilegiati è una forzatura, anzi: credo fosse più facile per il premier aiutare l’aeroporto di Catania, per il quale nessuno lo avrebbe attaccato per un presunto “favore”, che quello di Firenze. Il beneficio di avere un premier fiorentino era il “racconto” della città. E mi auguro ce ne siano degli altri».
Lei è ottimista, ma tutte le grandi opere sono nel guado.
«Sono tutte lente, come in tutta Italia. La nostra “macchina-Paese” è complessa. Ogni millimetro è una soddisfazione e pare infinito arrivare in fondo. Ma le opere non si fermeranno».
La risposta dei mercati Speriamo che le Borse tengano, prima vediamo come va a finire per il Monte dei Paschi Le grandi opere I cantieri non si fermeranno. Il beneficio del premier fiorentino era il racconto della città