«Al voto? Demagogia Un errore il monologo nella direzione del Pd»

Ritanna Armeni, giornalista e scrittrice sempre «a sinistra»: come definisce la scelta di Renzi di dimettersi? «Doverosa. Cameron, per un insuccesso minore alla Brexit si è dimesso da tutto, parlamentare compreso. Poi che Renzi mantenga queste dimissioni è tutto da vedere. Forse era umanamente scosso quando, domenica sera, ha detto: “Vado via dalla politica”. È stata una batosta. Ora si apre una fase in cui il pallino è nella mani di Mattarella: è chiaro che non si andrà a elezioni subito».

Perché? «Dopo la Consulta sull’Italicum, il 24 gennaio, ci vorranno almeno 70 giorni per una nuova legge. Elezioni subito? Demagogia. Magari, elezioni presto. Ma Renzi intanto pare non abbia nessuna voglia di discutere col partito, come ha dimostrato il monologo di ieri in direzione».

Renzi ha annunciato un confronto «duro», finita la crisi parlamentare. «Duro o non duro, dopo un risultato del genere, devi subito analizzare e trarre conclusioni, dentro al partito. Invece tutto è rimasto sulla sua figura: lui parla la sera del voto, parla da solo alla direzione, va a dimettersi. Ora la scelta è tra governo istituzionale o non. E in un governo non istituzionale, Renzi sarà il primo a cui il Presidente della Repubblica chiederà di tornare».

L’appello dell’ex sindaco di Milano Pisapia per un «campo progressista» a fianco del Pd è stato subito attaccato da Enrico Rossi, che vuole un Pd a trazione «socialista». «Rossi pensa di essere il concorrente (interno) naturale di Renzi. Ovvio che attacchi Pisapia che gli contende il ruolo di cerniera fuori dal Pd — dalla Cgil, alla scuola, all’Anpi. I giochi si riaprono. Ma credo senza grandi risultati. Da parte di Pisapia ho visto debolezza di alternativa al governo. E la proposta politica di Rossi, fuori dalla Toscana, non è visibile».

 Ovvio che Rossi attacchi Pisapia, si contendono il ruolo di cerniera Ma la sua proposta fuori dalla Toscana non arriva