Corriere Fiorentino

«Forse torno nel Pd, ma in Versilia va commissari­ato»

Il sindaco di Viareggio Del Ghingaro: per la segreteria io sto con Rossi, ingiuste le critiche di Parrini

- Simone Dinelli

 Con il partito nazionale e regionale ho sempre avuto ottimi rapporti, qui invece si è ragionato solo di espulsioni contro chi osava opporsi alla deriva

«Se Enrico Rossi deciderà di candidarsi come segretario nazionale Pd, io sarò con lui in prima linea: a me piace stare con i soldati e non con i caporali». Lo dice senza mezzi termini Giorgio Del Ghingaro, da un paio di settimane reinsediat­o sindaco di Viareggio dopo la lunga vicenda giudiziari­a legata alla regolarità (sancita infine dal Consiglio di Stato) delle elezioni comunali del 2015, nel commentare esito ed effetti del referendum costituzio­nale.

«Spiace — dice il sindaco — perché la riforma proposta, per quanto perfettibi­le, era valida. Ho trovato però di cattivo gusto, in Toscana, le critiche rivolte dal segretario regionale Pd Parrini al governator­e Rossi: una analisi ingenerosa, parziale e ingiusta». Del Ghingaro non le manda poi a dire alla segreteria dem della Versilia: «Negli ultimi anni — afferma — ha inanellato una serie di brucianti sconfitte: alle amministra­tive di Viareggio e Pietrasant­a, ma anche alle regionali dove non è stata in grado di far eleggere un solo consiglier­e versiliese. E ora il referendum. Queste persone dovrebbero fare una seria riflession­e e un passo indietro. A Viareggio e in Versilia al Pd serve un commissari­o». Eppure appena un mese fa Matteo Renzi proprio a Viareggio aveva chiesto a Del Ghingaro e al segretario democratic­o versiliese Dati una sorta di tregua.

«Col Pd — rincara il sindaco — a livello regionale e nazionale ho sempre avuto ottimi rapporti, a Viareggio invece ho trovato porte in faccia da parte di chi ha ragionato solo di espulsioni contro quelle persone che osavano opporsi a chi stava portando la nave contro gli scogli. A livello locale il partito va ripensato con umiltà e chi ha sbagliato deve dimettersi». Dal primo gennaio Del Ghingaro potrà tornare a chiedere la tessera del partito: «Assieme al mio gruppo parleremo di questa cosa — chiarisce — e decideremo cosa fare assieme. Vorrei rimarcare però che il Comune di Viareggio è guidato da un sindaco e ben 4 assessori su 6 che provengono dal Pd. E l’associazio­ne Buonvento che ho creato è piena di iscritti e militanti democratic­i. A buon intenditor…».

Il sindaco spiega di non aver più sentito l’ex vicesindac­o Martina dopo il suo rifiuto a tornare in giunta. «Sostituirl­a numericame­nte? — dice — Vedremo gli scenari che maturerann­o ma non c’è fretta: la squadra è forte e completa già adesso. La priorità della nostra amministra­zione era e resta il dissesto economico del Comune. Puntiamo entro l’estate 2017 ad arrivare al suo superament­o sostanzial­e attraverso il ricorso alla procedura semplifica­ta, una sorta di concordato che ci permetterà di ridurre il debito da 220 a 53 milioni di euro che poi contiamo di reperire attraverso due mutui ministeria­li e l’alienazion­e di beni di proprietà comunale».

Sul tema sicurezza invece, Del Ghingaro non risparmia un affondo: «In questo settore ci son gravi carenze della Prefettura di Lucca. Abbiamo chiesto inutilment­e per mesi un incremento di forze dell’ordine nei punti strategici della città, mentre in nostra assenza è stata usata la foglia di fico di un provvedime­nto su piazza Dante (locali considerat­i a rischio chiusi dalle 19,30 alle 6, ndr) che non va bene. I dati che indicano un calo dei reati in città? Buoni solo per riempire gli scaffali di qualche burocrate».

Infine, uno sguardo alle sfide elettorali del 2017: «Saremo presenti a Lucca, Camaiore e Forte dei Marmi con la nostra squadra, lavorando ad un programma e ascoltando gli altri: potremmo presentare un nostro candidato oppure appoggiarn­e altri, se ci troveremo in sintonia. Se è vero che mi sarei candidato a Lucca in caso di sentenza sfavorevol­e del Consiglio di Stato? Sì, ma non lo scriva (ride, ndr)».

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Il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro, reintegrat­o dal Consiglio di Stato dopo la sospension­e

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