«Lo sa perché si chiama Qarabag?» Azeri col dente avvelenato
A Baku ce l’anno con la Fiorentina. La sconfitta viola contro il Paok infatti, mette a repentaglio anche quella che sarebbe la prima storica qualificazione degli azeri alla seconda fase di Europa League. Da quindici giorni così da quelle parti non si parla d’altro: «Perché la Fiorentina ha voluto perdere?», «Perché vuole eliminare il Qarabag?». Domande che sono state rivolte perfino a Sousa dai giornalisti azeri, con l’allenatore che ha provato a difendersi: «Siamo i primi a essere dispiaciuti di aver perso». Non basta però. Perché qualcuno tra i cronisti ha perfino provato ad adattare la proprietà transitiva al calcio: «Il Qarabag ha vinto due volte col Paok, voi ci avete perso. Quindi avrete paura di giocare con il Qarabag?». La risposta secca di Tatarusanu (uno che definire di poche parole è un eufemismo) ha gelato tutti: «Veramente all’andata abbiamo vinto 5-1». A occhio comunque non sarà una serata facile dal punto di vista ambientale, visto che sugli spalti il pubblico proverà a spingere verso l’impresa e che in campo la squadra di Gurbanov (un eroe nazionale per gli azeri) sarà pronta a tutto pur di centrare il sogno. In Azerbaijan tra l’altro il calcio è un modo per cercare riscatto. Il Qarabag poi è figlio di una città (Agdam) distrutta nel ‘93 dalla guerra etnica armena e conosciuta come la città fantasma più grande del mondo (aveva 60.000 abitanti, ora tutti profughi). Il club così è costretto a un esilio perenne a Baku e prendersi il riscatto in un palcoscenico come la coppa Uefa, sarebbe un gran bel modo per farsi conoscere. «Sousa la conosce la storia del Qarabag?», continuano gli azeri. Paulo scuote il capo ma aggiunge: «Raccontatemela». «Il Qarabag è la squadra di una città che adesso è sotto l’invasione dei nostri nemici. Anche l’allenatore è stato martire della guerra, ci chiamiamo come un territorio che non ci appartiene». Ecco perché stasera a giocare contro la Fiorentina, ci sarà un popolo intero.