Effetto No, tre duelli Pd-Rossi
In Consiglio si vota su Airbnb, piano di sviluppo e sanità: pesa la spaccatura politica
È un’onda lunga quella innescata dal referendum perso da Renzi (e dalle reazioni contro di lui) e tocca anche le Regioni, che manterranno i loro poteri. Già dalla prossima settimana il Pd regionale metterà alla prova il governatore Rossi, sfidandolo su tre temi chiave per la Toscana: legge sul turismo, piano di sviluppo e riorganizzazione dei servizi sociosanitari. Serve il sì del Consiglio dove la maggioranza renziana è bulgara (almeno 18 consiglieri su 25). Grazie al No alla nuova Costituzione, «risorgono» in qualche modo anche le Province, che però devono fare i conti con le casse vuote. Mentre si avvicinano le elezioni (indirette): oggi voto a Massa Carrara.
La polvere del crollo renziano post referendum non si è ancora dissolta, ma già dalla prossima settimana il Pd toscano metterà alla prova il governatore Enrico Rossi, sfidandolo sull’approvazione di tre temi chiave per il territorio: legge sul turismo, piano regionale di sviluppo e riorganizzazione dei servizi sociosanitari. Tutte partite che, per essere vinte, devono essere approvate dal Consiglio regionale, dove la maggioranza renziana è bulgara.
Il triumvirato che guida i dem toscani — dal segretario Parrini, al vice Mazzeo e al responsabile enti locali Bruzzesi — non ha per niente gradito le dichiarazioni di Rossi, che subito dopo la débacle al referendum è passato dall’essere sostenitore del Sì, al chiedere le dimissioni di Renzi da segretario del partito. «Adesso è il momento di mettere da parte le contrapposizioni del referendum e di tornare a lavorare ventre a terra per far ripartire la nostra regione — è la riflessione che fanno da Via Forlanini, quartier generale del Pd — Dobbiamo fare un tagliando alle cose che non vanno e raffornale». zare le politiche sulle crisi industriali, per cui riconosciamo l’impegno di Rossi». C’è però un «ma»: «Il governatore — aggiungono i dem toscani — se vuole contare sull’appoggio del partito, è libero di fare la sua partita per contendere a Renzi la segreteria del partito, ma non utilizzi il suo ruolo istituzionale per la sua sfida nazio- I numeri in Consiglio non sembrano essere dalla parte del governatore. A Palazzo Panciatichi, il Pd ha 25 consiglieri (compreso lo stesso Rossi) su 40. E tra questi 25, almeno 18 sono renziani di ferro. Difficile per il governatore, quindi, prevedere forzature.
Il primo test sarà immediato. Martedì o mercoledì si voterà la legge regionale sul turismo, studiata per regolamentare (e giustamente tassare) il boom degli affitti stile Airbnb, sito leader mondiale per gli affitti turistici. Non è una partita di poco conto: proprio grazie a questo boom, molti cittadini con basso reddito sono riusciti a crearsi una fonte di guadagno anche semplicemente affittando una sola stanza di casa; ma tanti altri, con maggiori possibilità di investimento e con più abitazioni, sono riusciti a crearsi un business enorme, potendo soprattutto beneficiare di un regime fiscale molto più blando (grazie al buco normativo) rispetto a hotel e bed and breakfast professionali. Per governare questa new economy, tanto per cambiare Rossi e il Pd hanno due ricette differenti. Il governatore ha una visione più rigida: parte dal presupposto che chi affitta casa faccia impresa, così da attuare il relativo regime fiscale. Il Pd toscano, invece, ha una visione più liberal. Alla fine, dopo ripetuti scontri in commissione, si è arrivati al compromesso che per diventare «impresa» un soggetto debba avere due abitazioni da affittare e faccia dagli 80 contratti l’anno in su (a prescindere dalla durata di ciascuno). Rossi ha fatto sapere che, al momento del voto, potrebbe non essere in aula per l’approvazione della legge. Un segnale politico rilevante, anche se bisognerà vedere se la frattura sarà ricomposta nelle prossime ore.
All’inizio del 2017, Rossi dovrà invece passare l’approvazione del Prs, acronimo in apparenza insignificante, che rappresenta però il Piano regionale di sviluppo: il documento chiave per le politiche economiche sul territorio, con decine di milioni da indirizzare su questo o quel progetto. Le strade di Pd e Rossi sono divise anche su questo nodo. Prendiamo ad esempio Fidi Toscana, la finanziaria regionale per il sostegno alle imprese, che tanti buchi nell’acqua (ed economici) ha fatto in passato, oggi presieduta dal renzianissimo Lorenzo Petretto. Il Pd vuol provare a rilanciare Fidi, mentre Rossi preferisce ridurne al minimo l’azione.
C’è infine il fronte sanità. Durante l’ultima giunta, Rossi ha congelato il piano dell’assessore alla Sanità Saccardi per riorganizzare e ridurre i distretti sociosanitari da 34 a 25, anche per tagliare i costi. Un termine tecnico che cela funzioni chiave per i cittadini, cioé la presenza degli ambulatori sanitari sul territorio e i presìdi per l’assistenza agli anziani. A frenare il piano anche l’assessore ai Trasporti Ceccarelli, perché la zona aretina, suo territorio politico, sarebbe troppo penalizzata. Saccardi non è però intenzionata a cedere, perché altrimenti salterebbero altri tasselli di un puzzle completato con molta fatica. Tutto mentre il Pd chiede a Rossi di dare il disco verde al più presto al Piano, dicendosi pronto a presentarne uno di iniziativa del Consiglio regionale (e non della giunta) da approvare al più presto. La battaglia interna sembra essere soltanto all’inizio.