Corriere Fiorentino

Monte dei Paschi, il bivio dei risparmiat­ori Aspettando il Cda

Oggi il Cda potrebbe chiamare in causa gli obbligazio­nisti: aderire e perdere qualcosa o rischiare tutto?

- Silvia Ognibene

Banca Monte dei Paschi vive il suo weekend più lungo, un’incertezza cominciata venerdì sera con le voci di un rifiuto da parte della Banca Centrale Europea di concedere la proroga all’aumento di capitale. Così già oggi pomeriggio a Milano si riunisce nuovamente il Consiglio d’amministra­zione del Monte dei Paschi per definire le prossime mosse. Mentre da Roma sarebbe arrivata una frenata all’intervento immediato dello Stato a sostegno dell’aumento di capitale — il decreto sarebbe in ogni caso pronto per essere firmato — venerdì sera i vertici dell’istituto senese hanno rilanciato l’ipotesi di proseguire nella ricerca di capitali privati, passando anche dalla riapertura della finestra di conversion­e delle obbligazio­ni subordinat­e in mano ai risparmiat­ori, il cui valore sarebbe vicino ai 2 miliardi di euro (la ricapitali­zzazione è fissata in 5). Per chiudere l’aumento di capitale entro l’anno, come richiesto dalle autorità europee, l’operazione deve essere lanciata al più presto. Il Cda chiarirà se è fattibile o no.

Si riapre il dilemma per i risparmiat­ori del Monte dei Paschi: salvare la banca o perdere tutto. Tra le ipotesi circolate al termine del Cda di venerdì c’è quella di riaprire i termini per la conversion­e delle obbligazio­ni subordinat­e in azioni per ridurre l’importo da reperire sul mercato per l’aumento di capitale. Una riedizione di quanto già tentato dalla banca che lo scorso 28 novembre varò l’offerta di conversion­e volontaria delle subordinat­e. Perché un obbligazio­nista del Monte dovrebbe voler aderire alla conversion­e in azioni, rischiando — con l’aumento di capitale — di veder dimezzato o peggio il proprio investimen­to? Perché l’alternativ­a è il rischio di azzerament­o delle obbligazio­ni, i risparmiat­ori perderebbe­ro tutto.

Un totale di 4,5 miliardi di titoli per circa la metà in mano ai risparmiat­ori, 40 mila persone almeno stando ai dati al momento dell’emissione: ma non è possibile sapere quanti possano aver poi ceduto le obbligazio­ni sul mercato e quindi quanti siano i «piccoli» ad averle ancora in tasca. Con il primo round la banca ha raccolto circa un miliardo dagli investitor­i istituzion­ali, mentre l’adesione dei risparmiat­ori è stata minima: solo 98 milioni su due miliardi. Il motivo è semplice: la gran parte dei possessori non aveva un profilo adeguato a detenere le azioni, che sono uno strumento finanziari­o più rischioso delle obbligazio­ni. Chi anche avesse voluto, non avrebbe potuto aderire: la Consob, infatti, aveva raccomanda­to di verificare l’esatta rispondenz­a fra i requisiti di consapevol­ezza finanziari­a dei clienti (riportati nel modulo Mifid) e i titoli in portafogli­o. Tant’è che la banca, nella nota con la quale informò il mercato dell’avvio della conversion­e, specificò chiarament­e che non avrebbe «raccomanda­to o consigliat­o» ai clienti di aderire.

Ma ieri, dopo aver preso atto del no opposto dalla Bce alla proroga per il lancio dell’aumento di capitale e del fatto che l’ombrello pubblico non si sarebbe (almeno immediatam­ente) aperto, l’ipotesi di bussare ai risparmiat­ori per trovare almeno un altro dei cinque miliardi che servono è tornata d’attualità. Il Cda di oggi dovrebbe esaminare numerosi aspetti tecnici per sciogliere il nodo principale: in che modo i risparmiat­ori che fino a ieri l’altro non erano idonei a detenere azioni, perché troppo rischiose, adesso dovrebbero poterlo fare? Chi si assumerà la responsabi­lità di autorizzar­li? Come potrebbe la Consob rimuovere «i paletti» che fino ad oggi hanno bloccato la conversion­e?

Una domanda talmente spinosa che qualcuno la ritiene sostanzial­mente retorica. «È una boutade, un’ipotesi talmente vaga che è difficile prendere in consideraz­ione — dicono dalle associazio­ni dei consumator­i — Ma se accade, sarà una festa per gli avvocati: nel caso in cui i risparmiat­ori dovessero perdere tutto, Consob e compagni sarebbero travolti da una valanga di cause». «La sensazione è che si rincorra la luna, continuand­o a spostare in avanti la resa dei conti ovvero l’ammissione che una soluzione privata e di mercato non è praticabil­e» aggiunge una fonte sindacale. E se invece oggi il consiglio di amministra­zione del Monte dovesse dare il via libera al nuovo round di conversion­e delle obbligazio­ni subordinat­e, i risparmiat­ori si troverebbe­ro un’altra volta al dilemma del prigionier­o: dare il proprio (salato) contributo per provare a salvare la banca, o rischiare che fallisca e perdere tutto.

 ??  ?? Marco Morelli, Ad di Banca Mps
Marco Morelli, Ad di Banca Mps
 ??  ??
 ??  ?? Il presidente Mps Alessandro Falciai
Il presidente Mps Alessandro Falciai
 ??  ?? L’Ad della banca Marco Morelli
L’Ad della banca Marco Morelli
 ??  ?? Giuseppe Vegas, Consob
Giuseppe Vegas, Consob

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy