Corriere Fiorentino

UNA FOTOCOPIA AL GOVERNO

- di David Allegranti

L’ipotesi di un reincarico a Renzi pare tramontata e prende sempre più quota Filippo Gentiloni.

L’ipotesi di un reincarico a Matteo Renzi pare tramontata. Il nuovo esecutivo potrebbe essere guidato da Paolo Gentiloni, ex ministro degli Esteri, nonché candidato sconfitto alle primarie di Roma contro Ignazio Marino. Un Renzi bis non conviene al segretario del Pd, perché in questo caso il Palazzo logora chi ce l’ha. Gli conviene iniziare piuttosto una campagna elettorale fuori dal Palazzo, a mani libere. Se c’è un messaggio che arriva dalle urne del 4 dicembre è che l’Italia non è ciò che si vede alla Leopolda. Rimettersi «in cammino», come ha detto Renzi la sera della sconfitta, significa anche conoscere fino in fondo un Paese che non può essere decifrato da Jim Messina — non solo, quantomeno — con buona pace di tutti quelli che pensano che sia da provincial­i sfottere i guru ben pagati che arrivano in Paesi stranieri con la solita cassetta degli attrezzi e poi perdono. Quel che vale a Washington forse non funziona a Pizzo Calabro, o no?

Ora, ci informa l’Unità, Renzi è «gasato più di prima» (ah, beh) e ha «illustrato ai suoi fedelissim­i la road map che ha tracciato per la fase due: “Adesso si lavora per la legittimaz­ione popolare”». È pronto un camper per girare l’Italia in vista delle primarie del Pd, ci racconta il quotidiano fondato da Gramsci. A gennaio poi uscirà un nuovo libro sui mille giorni di governo. Renzi insomma vuole tornare a fare quello che gli viene meglio, come Berlusconi: campagna elettorale, fuori dal Palazzo. Al segretario del Pd in effetti serve un «viaggio» che finora non ha potuto e forse neanche voluto fare. Si era presentato brandendo una parola, speranza, da usare come una spada contro un ingessato sistema gerontocra­tico. Ma che cosa ha fatto Renzi per i giovani, quelli di cui si era autoprocla­mato portavoce fin dalla prima Leopolda del 2010, gli stessi che gli hanno voltato le spalle domenica scorsa? La risposta sta in quel No così fragoroso.

Ma un Renzi bis senza Renzi, per interposto renziano quindi, giova al centrosini­stra? Dov’è la discontinu­ità, visto che, a quanto sembra, Luca Lotti — diretta emanazione di Renzi — resterà a Palazzo Chigi? Il segretario del Pd si prepara dunque ad affrontare il congresso e quindi la ricandidat­ura a presidente del Consiglio, lasciando a Roma un esecutivo GentiloniL­otti. Difficilme­nte potrà attaccarlo come avrebbe fatto con un Pier Carlo Padoan o un Pietro Grasso alla guida. L’ex ministro dell’Economia non è un renziano di ferro, anzi. Fu scelto da Giorgio Napolitano mentre Renzi avrebbe preferito metterci Graziano Delrio. Grasso sarebbe stato il capo di un governo «del Presidente», cioè di Sergio Mattarella, ancora più distante da Renzi. Il governo Gentiloni potrebbe essere una fotocopia di quello appena rottamato dal No.

In diversi, dopo le dimissioni dell’ex sindaco di Firenze, hanno esultato, specie nell’opposizion­e del Pd. Ma la minoranza del Pd ha poco di che rallegrars­i. Così come i vari franceschi­ni — con la «m» minuscola — che ancheggian­o per i corridoi del Palazzo. Il brillante, si fa per dire, risultato del Sì di domenica scorsa apre una voragine dove si possono tuffare agilmente i Cinque Stelle. Vinceranno? Perderanno? Difficile dirlo adesso. Ma sono molto più in salute di qualunque altro partito, anche al netto delle sciocchezz­e che quotidiana­mente spara Alessandro Di Battista. Intanto, a quanto si vede, hanno ingaggiato un duello con Matteo Salvini su temi cari, finora, alla destra. Di Battista, in un’intervista a Die Welt, ha fornito delucidazi­oni sul tema dei migranti: «I profughi con diritto di asilo devono essere accolti in Europa e distribuit­i uniformeme­nte in tutti i Paesi membri. Chi è privo di diritto d’asilo in questo momento storico deve essere espulso. Il termine espulsione non deve essere ricondotto alla destra, alla sinistra, o alla xenofobia». Il deputato del M5S entra in concorrenz­a con le politiche della Lega Nord. Non una novità, visto che in passato Beppe Grillo si era lasciato andare a sortite sui migranti dello stesso tenore. Ma ora è particolar­mente interessan­te, perché questo postrefere­ndum rivitalizz­a anzitutto le forze populiste che devono spartirsi parte di quel 60 per cento. Il Pd come intende attrezzars­i?

Ma un Renzi bis per interposto renziano, giova al centrosini­stra? Dov’è la discontinu­ità visto che Lotti, diretta emanazione di Renzi, resterà a Palazzo Chigi?

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 ??  ?? Cronaca, cronaca politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze (e da qualche retrobotte­ga) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva Twitter @davidalleg­ranti
Cronaca, cronaca politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze (e da qualche retrobotte­ga) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva Twitter @davidalleg­ranti
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Il deputato M5S Di Battista
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L’ex ministro Gentiloni

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