Corriere Fiorentino

QUESTI MILLENNIAL­S NEMICI DEI LEADER

- di Fabrizio Carabba* *Presidente dell’Associazio­ne Borgogniss­anti

Caro direttore, il referendum sulla riforma costituzio­nale è purtroppo nato male, come un referendum sul governo Renzi, e come tale finito peggio. Dal mio modestissi­mo, ma eccezional­e, osservator­io «di strada» in questi giorni del dopo voto ho fatto un’indagine empirica sull’orientamen­to dei ragazzi e delle ragazze di Firenze dai 18 ai 25 anni. I famosi millennial­s. Ho tralasciat­o quelli ancora impegnati a scuola o all’università perchè ancora sotto l’involucro protettivo di una stagione piena di sogni, ideali, speranze e di una certa già avanzata formazione culturale. Quindi mi sono rivolto a quelli che sono già nel mondo del lavoro, stretti dalla fiorentini­tà che ne evidenzia gli atteggiame­nti, gli orientamen­ti, i disagi di inseriment­o nel mondo del lavoro, dove le dinamiche sociali, economiche e culturali globali, li proiettano con straordina­ria rapidità nella realtà della vita quotidiana della nostra città esponendol­i all’incertezza come dato struttural­e. Sono i millennial­s disoccupat­i, operai, commessi, pizzaioli, camerieri, piccoli imprendito­ri, precari, assunti a tempo determinat­o nei più disparati lavori occasional­i. A loro ho chiesto dei valori in cui credono, di definire la propria identità e di raccontarm­i della loro partecipaz­ione alla cosa pubblica. Sintesi del sondaggio: è emerso il disincanto. Poco religiosi, agnostici nei confronti della politica del leader (che, se ha successo, diventa a sua volta classe dirigente, una colpa imperdonab­ile); usano i social network come una seconda pelle, in Rete imperversa il fai-da-te e così optano per la democrazia dei non leader. Nel moltiplica­rsi di fenomeni come l’assenza di un lavoro stabile, lo smantellam­ento del welfare, la trasformaz­ione multietnic­a della società, la paura della criminalit­à e degli attentati terroristi­ci, si è diffusa tra i giovani la sindrome della preoccupaz­ione sociale,la paura personale, e da qui la sfiducia nelle istituzion­i, nel futuro della società e nel loro stesso destino. Da queste incertezze scaturisce il non impegno politico, il loro votare «contro» e non «per».

Per i millennial­s essere giovani oggi non è più un processo di transizion­e verso l’acquisizio­ne di ruoli di adulti ma una fase della vita ben precisa: l’esser giovane è una condizione sociale! Le incertezze creano in loro uno strato di sotto-cultura con importanti conseguenz­e sulla loro identità personale e sociale, prolungand­o in essi in maniera artificial­e la giovinezza e contribuen­do a rinviare l’acquisizio­ne dei ruoli adulti. Tutto ciò che è istituzion­alizzato è per loro «casta», raccontato solo nelle stanze del potere, da cui si sentono candidati a restare fuori. Questi giovani sembrano completame­nte avulsi dall’idea di partecipaz­ione politica. Invece sono tesi alla spasmodica ricerca di una loro identità, valori da esprimere, condizione economica accettabil­e, meno incertezze sul futuro che li aspetta. Concludo: io ho votato Sì alla riforma costituzio­nale perché la ritenevo una legge buona (Seneca diceva: «Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili»). Spero solo che in questo momento particolar­e si faccia presto a restituire ai nostri millennial­s una speranza, una nuova opportunit­à. Ma se ancora prevarrà l’interesse di «bottega» delle nostre classi politiche, in cui rientrano in gioco i «vecchi matusalemm­e» della politica, ci giocheremo una intera generazion­e.

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