PISA, FIRENZE E UN TRUMP NEL PALLONE
Se il buongiorno si vede dal mattino, la prima uscita pubblica di Giuseppe Corrado, nuovo patron del Pisa, non lascia ben sperare. E non tanto per la sbandierata fede «juventina», quanto per aver voluto sottolineare di essere anti-viola e di aver perfino «esultato alla retrocessione» come ha confidato lui stesso al Tirreno. Per carità, ognuno esprime il proprio tifo come vuole. E come diceva Totò «signori si nasce», anche quando si parla di calcio. Magari si potrebbe fare un discorso di opportunità. E chiedersi se fosse proprio il caso di entrare così a piedi uniti, parlando da una piazza, peraltro, che negli ultimi mesi che definire calda sarebbe un eufemismo. Dalle scadenze non pagate, alle proroghe sull’iscrizione, allo stadio mezzo inagibile, fino agli agguati a Empoli degli ultras pisani a quelli del Brescia, la partecipazione del Pisa a questo campionato di serie B lascia ancora perplessi tutti quelli abituati a credere che le regole andrebbero fatte rispettare, anche prendendo provvedimenti esemplari. In questo contesto l’uscita, già di per sé provocatoria, di Giuseppe Corrado, ha sollevato più di qualche dubbio. E non solo a Firenze dove è riuscito a riaccendere una rivalità mai del tutto sopita. Sotto la Torre invece sono stati solo applausi per questo novello Trump pallonaro: parlare alla pancia della gente paga sempre. Almeno nel breve periodo. Perché nel calcio basta una traversa o un errore sottoporta a far girare la ruota del gradimento. Per ora a Pisa l’unico che è riuscito ad entrare veramente nel cuore della città è Rino Gattuso. Uno che, da campione del mondo, sa bene cosa si può dire e cosa andrebbe evitato. Per non (ri)cadere in duelli fuori dal tempo