LA DOPPIA REGIA, DA PONTASSIEVE
Prima che Matteo Renzi sbarcasse a Palazzo Chigi Firenze era diventata una sorta di seconda capitale, con il sindaco che da Palazzo Vecchio tesseva la sua tela e influiva, giorno dopo giorno, sulla vicenda italiana, con le cronache politiche sdoppiate tra i centri abituali del potere, a Roma, e piazza della Signoria. Da oggi Renzi parteciperà al gioco dalla sua casa di Pontassieve. Un cambio di geografia che evidenzia gli effetti dello strappo consumato il 4 dicembre con il referendum che ha interrotto bruscamente i giorni del governo. Paolo Gentiloni è già insediato: oggi comincia una stagione del tutto diversa, ma saranno i fatti a dimostrare il tasso di discontinuità tra il nuovo esecutivo e quello che l’ha preceduto. Di certo c’è che i collaboratori stretti dell’ex premier, cioè i petali più importanti del cosiddetto «giglio magico», sono entrati anche nel nuovo governo. Luca Lotti perde il posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio e diventa ministro senza portafoglio. Quindi resterà a Palazzo Chigi per occuparsi di sport, editoria e finanziamenti del Cipe, ma non dei servizi segreti, come si era ipotizzato alla vigilia. Al suo posto arriva Maria Elena Boschi, la ministra della riforma appena bocciata dagli italiani. Un puzzle che consentirà alle opposizioni di parlare di governo clonato (di fatto l’unica a pagare pegno per il disastro del referendum è la ministra lucchese Stefania Giannini che lascia il posto a Valeria Fedeli, eletta nella nostra regione). Pochi minuti dopo la lettura della lista dei ministri sulla rete già si accavallavano attacchi e ironie. Con due fedelissimi accanto al successore, renziano a sua volta, l’ex premier fa il principale azionista del governo con la garanzia che almeno da Palazzo Chigi non avrà da temere pugnalate. In compenso ne dovrà schivare parecchie lungo il cammino che lo aspetta per mantenere la leadership del partito, nel duello dagli esiti imprevedibili con la minoranza che ha addirittura brindato dopo la vittoria del No. Riusciranno Lotti e Boschi a dare una mano per recuperare quel clima di serenità che in questi giorni il presidente Mattarella ha cercato con tenacia? È un compito che anche Renzi viene in qualche modo chiamato a svolgere. Per lui non sarà facilissimo, perché dovrà tenere conciliare la lealtà con il governo più che amico, la necessità di andare prima possibile alle elezioni (per non lasciare ai Cinque Stelle e alla Lega la bandiera della sovranità popolare) e il rilancio della sua iniziativa politica. Per questo Renzi dovrebbe recuperare lo spirito di cambiamento che segnò la sua ascesa, ma il renzismo di lotta come si concilierà con il renzismo di governo? La risposta verrà da Pontassieve.