Corriere Fiorentino

«Favorì la figlia» Condannato l’ex comandante

Alessandro Bartolini condannato per abuso d’ufficio: truccò un concorso per favorire la figlia

- Fatucchi, Marotta

Fece «aggiustare» un concorso per favorire la promozione della figlia alla società dei servizi della strada. Con l’accusa di abuso d’ufficio, il tribunale ieri ha condannato a un anno di reclusione Alessandro Bartolini (nella foto) ex comandante dei vigili urbani dell’era Cioni e successiva­mente direttore generale della Sas, società interament­e partecipat­a dal Comune.

Fece «aggiustare» un concorso per favorire la promozione della figlia alla società dei servizi della strada. Con l’accusa di abuso d’ufficio, il tribunale ieri ha condannato a un anno di reclusione Alessandro Bartolini, attuale dirigente dell’ufficio anagrafe del Comune di Firenze, ex comandante dei vigili urbani dell’era Cioni e successiva­mente direttore generale della Sas, la società interament­e partecipat­a da Palazzo Vecchio. Pena sospesa per il dirigente e interdizio­ne dai pubblici uffici per la durata di un anno. Non scatterà la sospension­e prevista dalla legge Severino finché non ci sarà una sentenza definitiva. Ma è difficile che la corte d’appello arrivi a una pronuncia nel merito perché la prescrizio­ne è vicina. Assolti (con la formula «il fatto non sussiste») gli altri sette imputati, tutti ex vertici della Sas accusati anch’essi di abuso d’ufficio per il reclutamen­to del personale. Il caso scoppiò nel 2010 in Consiglio comunale dopo una segnalazio­ne anonima arrivata all’allora consiglier­e Pdl Francesco Torselli. «Licia Bartolini, figlia del direttore generale, ha ottenuto una promozione con concorso interno nella Sas: è passata dal quarto al quinto livello — denunciò il Pdl — Quel concorso è fumoso e lei non poteva essere ammessa». L’affaire tuttavia approdò presto in Procura. Gli investigat­ori della guardia di finanza, coordinati dal pm Leopoldo De Gregorio, accertaron­o che quella denuncia non era infondata. Secondo l’accusa l’ex direttore della Sas Bartolini avrebbe indetto una selezione per un posto di assistente all’ufficio reclami e segreteria, al Parterre, riservando la partecipaz­ione ai dipendenti del 4° livello «edilizia» o 5° livello «autorimess­e». In seguito avrebbe fatto passare la linea con i suoi sottoposti, per cui il bando doveva considerar­si aperto anche ai dipendenti inquadrati nei livelli inferiori. Il motivo? Consentire, secondo l’accusa, alla figlia di partecipar­e al concorso. In quella selezione, Licia si classifica seconda. Bartolini, per gli inquirenti, trasferisc­e una dipendente, assistente all’ufficio reclami, sostituend­ola con l’impiegata che si era classifica­ta prima. Così il direttore della Sas avrebbe liberato il posto che, per effetto dello scorriment­o della graduatori­a, fu subito ricoperto dalla figlia. Un anno più tardi, Licia sarà trasferita nell’ufficio del direttore generale della società con un incarico più remunerati­vo e vantaggios­o in virtù di un orario di lavoro flessibile. Non fu sufficient­e per l’accusa che Bartolini non facesse parte della commission­e esaminatri­ce dei candidati alla selezione pubblica: secondo il pm, il direttore della Sas, avrebbe violato il principio di imparziali­tà e il dovere di astenersi in presenza di un proprio congiunto. E non avrebbe dovuto neppure fare le nomine dei commissari, interni ed esterni. Palazzo Vecchio intanto si riserva di decidere sulla sospension­e o sulla rimozione da dirigente di Bartolini, che secondo quanto filtra dal Comune sarebbe stato pronto a partecipar­e al bando pubblico per individuar­e il nuovo comandante dei vigili.

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