Corriere Fiorentino

Saliscendi Livorno

Qualità della vita, da una classifica all’altra la città si scopre diversa

- di Giulio Gori

Una Toscana forte su lavoro, innovazion­e e consumi, fortissima sul welfare, cultura e tempo libero, debole invece su sicurezza e ambiente nelle città. È quella del rapporto 2016 sulla qualità della vita pubblicato dal Sole 24 Ore. Il nuovo rapporto, rispetto a quello di due settimane fa di Italia Oggi, riserva sorprese. A spiccare non è tanto il primo posto di Firenze tra le toscane, che con la sua sesta posizione espugna Siena (undicesima), quanto la quattordic­esima posizione di Livorno (era 52° per Italia Oggi). Fanalino di coda per Italia Oggi era Massa Carrara (83° posto), per il Sole è Pistoia (61°). Dagli indicatori emergono diversi primati: Arezzo è prima in Italia per export, Prato e Grosseto sul podio per le nuove imprese registrate, Livorno è medaglia di bronzo per numero di bancomat, Firenze è la terza per accoglienz­a degli immigrati e per numero di Onlus, mentre Massa Carrara e Siena sono prima e terza per librerie. Tra gli indicatori aggregati, spicca il primo posto nazionale di Livorno su servizi, ambiente e welfare. Le pecche: Prato è fanalino di coda per prestiti non pagati, terzultima per laureati e con meno librerie di Caltanisse­tta, Firenze ha gli immobili tra i più cari d’Italia, Grosseto ha poche startup, Lucca ha l’incubo dei topi d’appartamen­to. Tra i due rapporti, tante differenze. A spiegare il perché è il professor Paolo Rognini, docente di comportame­nti socioambie­ntali all’Università di Pisa: «Il rapporto di Italia Oggi è de La Sapienza e ha fini scientific­i. Quello del Sole si basa su criteri più economicis­ti». Il caso di Livorno è emblematic­o. L’ottimo posto in classifica per il welfare (1°, dati 2015: senza il reddito di cittadinan­za di Nogarin), per spese sociali del Comune (5°), asili nido (12°) e importo delle pensioni (13°) possono rivelare lo sforzo assistenzi­ale legato alle difficoltà economiche. Eppure Livorno non sprofonda su dati come l’occupazion­e giovanile (55°). Possibile che Livorno superi di quasi 20 posizioni Pisa? Rognini, livornese, spiega che gli stessi dati economici che non bocciano la città labronica «dovrebbero essere riletti in base a elementi di analisi sociologic­a, che ci potrebbero rivelare di più sulla “qualità” del lavoro». Insomma tra un impiego stabile e uno a chiamata c’è la sua differenza, secondo Rognini.

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