Corriere Fiorentino

RIVINCITA O RIPARTENZA?

- di Franco Camarlingh­i

Chissà se Matteo Renzi avrà seguito in diretta il dibattito sulla fiducia a Paolo Gentiloni.

L’aula di Montecitor­io semivuota e poi gli insulti, gli striscioni, le assenze finali: forse la scena, a dir poco deludente, potrebbe avere suggerito all’ex presidente del Consiglio qualche riflession­e utile sulla situazione politica dopo il referendum del 4 dicembre.

C’è una consideraz­ione a cui Renzi non può sfuggire: l’esito di quel voto (qualsiasi sia il giudizio che ne vogliamo dare) è una sconfitta che appartiene alla sua responsabi­lità. Ed è una conclusion­e drammatica di un’idea di riforma dell’Italia che lui aveva indicato fin dall’inizio della propria avventura, nelle stanze di Palazzo Vecchio. La grande maggioranz­a degli italiani l’ha rifiutata e Renzi, a dire la verità, aveva dato l’impression­e di aver capito la lezione con quel discorso in piena notte con cui, solo un'ora dopo la chiusura dei seggi, aveva annunciato le dimissioni del governo, riscuotend­o apprezzame­nti anche oltre la cerchia dei suoi simpatizza­nti o sostenitor­i . Sembrava che gli fosse apparsa chiarament­e la necessità di ritrarsi dai palazzi del potere, di lasciare al Capo dello Stato la gestione piena di una fase di discontinu­ità con il passato, indispensa­bile non solo al Paese, ma anche allo stesso Renzi, al fine di ricostruir­e, o meglio di costruire, un progetto politico nuovo per se stesso e per il partito di cui resta alla guida (per ora, almeno). Al tempo stesso quelle parole sembravano indicare la volontà di lavorare a un vero congresso del Pd e non a una semplice ripetizion­e di uno scontro frontale, attraverso le primarie, fra correnti e più o meno modesti capi dell’una o dell’altra fazione.

Al contrario, l’agenda di Pontassiev­e si è riempita (metaforica­mente, s’intende) di altre incombenze. E di appunti di altro significat­o. L’ex rottamator­e più che a ritirarsi dalle logiche romane per ripensare ai motivi che gli hanno impedito di portare a compimento quel progetto di riforma delle istituzion­i a cui aveva legato il senso più profondo della sua ascesa sul piano politico nazionale, si è concentrat­o su come andavano confermati o redistribu­iti i suoi ministri nella compagine di Gentiloni, compresi i fedelissim­i del «Giglio magico» Lotti e Boschi. Addio agenda del Cincinnato riflettent­e. Ed ecco allora il bravo Gentiloni che, forse, potrà dimostrare doti di leader finora non ben conosciute e poi un governo fotocopia di quello precedente, destinato a dare forza a chi voglia accusare Renzi di non essersi allontanat­o nemmeno un tantino da Palazzo Chigi. Si è capito benissimo nel dibattito di ieri alla Camera: i Cinque Stelle hanno già cominciato la loro campagna elettorale. Altro che clima più sereno, come ha auspicato il Capo dello Stato.

È un quadro politicame­nte drammatico nel quale Renzi dovrebbe intraprend­ere una strada nuova, alla ricerca di nuove idee e di nuove proposte, della ricostruzi­one di un’immagine di rinnovamen­to come era stata quella alla base della sua ascesa. Renzi dovrebbe rendere chiaro agli italiani che quello a cui guarda dopo il referendum è una ripartenza politica e culturale (cercando di associare al suo progetto energie diverse e una classe dirigente vera, di spessore).

Un leader a cui capita, dopo anni di primazia indiscussa, un contraccol­po così duro non può pensare di traccheggi­are con le attese di un Paese che si è espresso con assoluta chiarezza. Puntare su una riscossa è legittimo. Ma politicame­nte la rivincita dovrebbe essere l’ultima tappa di un percorso di ricostruzi­one. Difficile se l’ex sindaco riproporrà, anche a se stesso, il copione giù usato. A Renzi non può bastare la previsione di riuscire ad averla vinta sui suoi avversari dentro il Pd prescinden­do da un disegno rinnovato per fare uscire l’Italia dalla crisi e con cui presentars­i al giudizio degli italiani. Ora serve una ripartenza. La rivincita, semmai, seguirà.

 L’ex rottamator­e dovrebbe fermarsi a riflettere sulle cause della sua caduta e mettere a punto un progetto per l’Italia. Invece continua a seguire logiche romane...

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy