Case e turismo, freno alla rendita
Le regole per gli Airbnb: chi in Toscana affitta più di due appartamenti diventa impresa
Un passo storico contro il Far West degli Airbnb. Il Consiglio regionale ha approvato il nuovo testo unico sul turismo, che vuole far emergere dalla penombra gli affittacamere (gran parte dei 40 milioni di presenze turistiche «non ufficiali» all’anno in Toscana, secondo l’Irpet): per loro c’è l’obbligo di pagare la tassa di soggiorno e di segnalare i clienti in Questura e in Comune. E soprattutto, scatta il meccanismo che li trasforma in imprenditori se affittano più di due abitazioni con più di 80 contratti all’anno. Il testo unico contiene importanti novità anche per gli alberghi, che potranno somministrare cibo e bevande anche a chi non pernotta, aprire piccoli negozi e centri benessere. Previsti inoltre incentivi per chi regolarizza i dipendenti.
Una legge, attesa da 18 anni, che ha avuto un percorso complicato dalle tensioni politiche tra la giunta di Enrico Rossi — che punta a scalzare Matteo Renzi da segretario nazionale Pd, soprattutto dopo la vittoria del No al referendum — e la maggioranza (renziana) in Consiglio. In un primo tempo, nella bozza di Rossi e dell’assessore Stefano Ciuoffo, diventava imprenditore chiunque affittasse almeno tre case; poi, dopo i dubbi espressi dall’avvocatura regionale, la giunta aveva stabilito che lo diventasse chi affittava almeno 90 notti all’anno di soggiorni brevi (da sei notti in giù). In commissione, l’asticella è stata alzata di molto: resta «non imprenditore» chi si ferma a due case in affitto, o, anche se le supera, non fa più di 80 contratti all’anno. Il lavoro della commissione diretta dal Pd Gianni Anselmi (vero player della mediazione) non è stato semplice. Tanto che il vicesegretario toscano del Pd, Antonio Mazzeo, mette il dito nella piaga: «La legge vede la luce in modo ancora più efficace di quello che era arrivato dalla giunta». «Abbiamo de-ideologizzato la legge», esulta un consigliere renziano.
«Non si può favorire un’immensa rendita. È uno scandalo che Airbnb fatturi per 400 milioni e paghi tasse per 40 mila euro», è invece la filosofia del governatore, che tuttavia spende parole positive per il compromesso raggiunto: «È una buona legge, la soluzione trovata è innovativa». E aggiunge: «I rapporti con il gruppo Pd sono ottimi. Ma ovviamente per quanto riguarda il congresso nazionale abbiamo problemi». Anche le opposizioni usano toni lusinghieri verso la legge (Toscana a Sinistra vota a favore, Forza Italia e Fdi si astengono): «Questa apertura al dialogo è apprezzabile, al contrario di quanto fatto con la riforma della sanità — dice Stefano Mugnai (Forza Italia) — E col Pd diviso, per la minoranza è una grande occasione». Poi, fuori dai microfoni, si rivolge al capogruppo Pd, Marras: «Leonardo, se vuoi ti faccio qualche ripetizione su come si fa opposizione a Rossi».
Nel Pd, tutti cercano di nascondere gli scricchiolii: la maggioranza (composta da 17 renziani, 4 rossiani e 3 non allineati) non gradisce la nuova offensiva a segretario nazionale di Rossi. È ancora Mazzeo a spiegare il mantra renziano: «Basta che Rossi non usi le politiche regionali per fare politica (nazionale, ndr)». «Meno male che il congresso durerà solo tre mesi», si lascia scappare Marras. Tommaso Fattori (Sinistra) stuzzica: «Se avesse vinto il Sì, questa legge l’avrebbero discussa al ministero». E se a Roma, fino a l’altro ieri, i renziani licenziavano le leggi del premier senza obiezioni, a Firenze, quelle di Rossi invece vengono discusse eccome: «In Parlamento, il governo può mettere la fiducia, qui il governatore non può», è la realpolitik del Pd Massimo Baldi. Con la vittoria del No, a Firenze c’è chi non si dà pace per aver perso la grande occasione di diventare senatore. Lo conferma Stefano Scaramelli (Pd): «Qualcuno ci aveva già fatto la bocca». Ora la doppia partita (toscana e nazionale) rischia di accendersi. Da un lato, Rossi sferza i renziani («Allora hanno dato lo sport a Ala?» twitta il portavoce del governatore, Alfonso Musci, prendendo a bersaglio il neo ministro Luca Lotti), dall’altro il Consiglio striglia la giunta. Prossimo testa a testa, sulla sanità: «La ripartizione dei distretti sanitari doveva arrivare il 30 giugno — minaccia Scaramelli — Se la giunta non si mette d’accordo per il 31 dicembre, noi consiglieri potremmo fare la legge per conto nostro».
Governatore all’attacco È uno scandalo che il portale fatturi quattrocento milioni e paghi al fisco appena quarantamila euro di tasse l’anno