I segreti della Cappella dei Papi
Da oggi riapre gratuitamente la Cappella costruita nel 1514 per accogliere Leone X figlio di Lorenzo il Magnifico Chiusa per un secolo custodisce, nel complesso di Santa Maria Novella, un Pontormo e un Ridolfo del Ghirlandaio
Chissà cosa avrà pensato Lorenzo il Magnifico, quando si apprestò a far edificare una cappella per rendere onore al figlio in visita a Firenze. Non un figlio qualsiasi, si badi, ma il figlio Papa, quel Leone X che, atteso nella «sua» città nel 1515, due anni dopo la sua ascesa al soglio pontificio, vi entrò trionfalmente il 30 novembre con Firenze pronta ad accoglierlo in pompa magna. Racconta il Vasari che il corteo e la festa organizzati per l’occasione furono tali che «non sia stata mai». E non solo per l’apparato effimero che trasformò la città alla maniera di Roma, con colonne, archi e templi, ma soprattutto per il piccolo scrigno che babbo Lorenzo fece costruire per Giovanni, intanto diventato Leone X, nel complesso di Santa Maria Novella: quella Cappella dei Papi che, da oggi al 15 gennaio, si riapre alla città dopo cent’anni di chiusura visto che fino a ottobre scorso era di pertinenza della Scuola dei Marescialli oggi nella nuova sede di Castello.
Piccola, piccolissima, situata al primo piano del Chiostro grande, accanto agli appartamenti papali (era consuetudine che i pontefici in visita a Firenze alloggiassero qui, anche se il Papa Medici tornava volontieri in via Larga, nella sua casa di bambino cosa che fece anche in quell’occasione) e che, sopratutto, qui sentisse messa appena sveglio prima di attendere ai suoi compiti istituzionali. La committenza era di peso, il destinatario anche: è evidente che gli artisti chiamati ad abbellirla fossero all’altezza delle circostanze. Chi andrà a visitarla se ne accorgerà da solo. Spicca per bellezza la Veronica del Pontormo dipinta sulla lunetta sopra la porta d’ingresso. Abbigliata con una veste arancione la donna guarda verso il basso. La torsione del corpo ha qualcosa di statuario e il sudario che Veronica mostra rivela in trasparenza i tratti del volto di Cristo. La figura della santa è come contenuta dentro a un baldacchino, quasi fosse dentro a un quinta teatrale, ai lati due angiolini, uno si copre vezzosamente le nudità con la tenda, in alto altri tre cherubini. Solo un anno prima a Pontormo era stata commissionata la Visitazione del Chiostrino dei Voti in Santissima Annunziata (anche qui ritorna l’arancio della Veronica), 3 anni dopo la Pala Pucci che si trova in San Michele Visdomini. Tre capolavori nell’arco di pochi anni per uno degli artisti più burberi e talentuosi della FiPapi, renze del XVI secolo.
La Veronica della cappella di Leone X si contrappone all’Incoronazione della Vergine posta sulla lunetta di fronte e dipinta da Ridolfo del Ghirlandaio. Meno teatrale della Veronica, seppure anche questa composizione è racchiusa tra due lembi di stoffa, presenta una Madonna che già nell’abbigliamento — il manto celeste, la veste rossa — è sicuramente più tradizionale. A piedi della Vergine e a quelli del Dio padre si intravedono due angiolini: giocosi e ridenti si celano tra i piedi e i mantelli delle due figure. Una composizione questa che qui, nella Cappella dei non è la sola a portare la firma del figlio del più famoso Domenico. La volta della cappella è ricca di affreschi: al centro un Dio benedicente, intorno a lui quattro angiolini che tengono in mano i simboli del sacrificio di Cristo e altri quattro che reggono lo stemma mediceo. Si tratta di opere realizzate anche queste dallo stesso Ghirlandaio insieme con Andrea di Cosimo Feltrini. Un lavoro che doveva essere agli occhi di tutto un inno allo splendore del casato che celebrava così il suo figlio più illustre, quel Papa arrivato a Roma a soli 37 anni ancora diacono, figlio quartogenito di Lorenzo il Magnifico. Anche Vasari, d’altro canto, avrebbe celebrato quel Papa e quell’evento: a Palazzo Vecchio nella sala di Leone X — la cui statua di Baccio Bandinelli si trova anche al Salone de’ Cinquecento — un suo affresco descrive minuziosamente il corteo che accolse il pontefice in piazza della Signoria con una folla acclamante, il pontefice portato in trionfo sulla destra e anche il David di Michelangelo e la Giuditta e Oloferne di Donatello, qui posti durante il periodo repubblicano. Fu u evento. Una tappa importante per Leone X che poco dopo si sarebbe spostato a Bologna per incontrare Francesco I re di Francia. Un evento che si sarebbe riproposto poco più tardi quando, sulla via del ritorno, il pontefice si sarebbe fermato ancora nella sua città dal 22 dicembre del 1515 al 19 febbraio 1516. Un evento che ci lascia in eredità la Cappella di Santa Maria Novella da oggi riaperta, insieme al Chiostro Grande e al suo Refettorio, e visitabile da tutti. Con un’avvertenza però: mentre Chiostro e Refettorio sono visitabili ogni giorno, dalle 11 alle 16,30, per la Cappella occorre prenotare telefonando allo 055.2768224 - 2768558 o scrivendo a info@muse.comune.fi.it