La corsa di Fede, il fiuto del Cholito A Marassi la sfida dei figli d’arte
Nel nome del padre: Chiesa e Simeone, due dei talenti più in vista della serie A
Giovanni Simeone, detto Cholito, al debutto da titolare, il 25 settembre contro il Pescara, aveva subito timbrato il cartellino. Federico Chiesa, invece, la prima rete l’ha segnata a tremila chilometri di distanza, nel gelo di Baku e ha contribuito a mettere in cassaforte la qualificazione e il primo posto nel girone di Europa League. Ma non è da certi particolari, come canta Francesco De Gregori, che si giudica un giocatore. Simeone e Chiesa, figli d’arte, sono il lato B di Genoa-Fiorentina, sessantadue minuti dentro Marassi, con tanti motivi d’attrazione. Juric vuole riscattare il passo falso, sotto molti aspetti immeritato, contro l’Inter. Paulo Sousa intende dare continuità alla Fiorentina appena ritrovata.
È il recupero della terza giornata. Da allora molte cose sono cambiate, nel gioco e negli equilibri. Soprattutto il ruolo, all’interno delle rispettive squadre, delle due giovani promesse. L’attaccante Simeone era poco più di una suggestione del presidente Preziosi, che lo aveva acquistato dal Banfield per 3 milioni di euro come alternativa a PavolettiPavoloso.
L’ala Chiesa era la scommessa di Sousa, che in estate ne aveva bloccato la cessione in prestito alla Spal e alla prima lo aveva fatto debuttare da titolare a Torino contro la Juventus, salvo sostituirlo all’intervallo. Ora il quadro è diverso. Simeone ha scalzato il titolare, che è passato da un infortunio all’altro e che, adesso, è ad un passo dal Napoli per una quindicina di milioni. I gol sono 4 e la doppietta a Marassi contro la Juventus gli ha permesso di conquistare l’amore della Gradinata Nord.
Chiesa ha impiegato qualche domenica in più a farsi largo, ma adesso, dopo due partite consecutive giocate con determinazione, forza e intelligenza tattica, condite da un gol e un assist, sembra aver scalzato Tello nell’ideale formazione viola. I ragazzi crescono bene, guidati dalla saggezza di genitori che il grande Enrico Chiesa (sulla sinistra) e Diego Pablo Simeone Due grandi ex giocatori e ora allenatori che adesso tifano per i loro figli calcio lo hanno conosciuto e non dall’avidità di procuratori smaniosi. È stato il Cholo Simeone, allenatore dell’Atletico Madrid, a consigliare l’Italia al figlio, «il campionato più difficile del mondo» dove lui si era messo in luce prima alla Lazio e poi all’Inter. «Se superi quest’esame sei pronto»A.
E il Cholito, ma occhio perché il soprannome non gli piace, ha colto al volo l’occasione dopo essere cresciuto nelle giovanili del River Plate e aver segnato 12 gol nella prima stagione al Banfield. Chiesa ha avuto un percorso più lineare nelle giovanili della Fiorentina ma la crescita è stata esponenziale negli ultimi anni. Papà Enrico, che a Firenze, ricordano ala impeccabile con uno spiccato senso del gol, lo consiglia senza mai diventare invadente. Un vecchio direttore sportivo della Fiorentina diceva che l’atleta migliore è orfano, proprio perché i genitori, per amore, spesso invadono la sfera di competenza e rompono gli equilibri. Nel caso di Simeone e Chiesa, invece, sono stati un valore aggiunto. Difficile capire sino in fondo se stasera giocheranno subito o alla fine, ma in ogni caso sono loro la vera novità rispetto a tre mesi fa.