ChiantiBanca, ritorno al bivio
Oggi l’assemblea dei 25 mila soci: la strada dell’autonomia è di nuovo in discussione
Torna in discussione il progetto di autonomia di ChiantiBanca, i cui vertici sembravano decisi a trasformare l’istituto di credito cooperativo in una Spa, non aderendo alla holding unica delle Bcc. Ma oggi tra i 25 mila soci, che si riuniranno in assemblea allo stadio di San Casciano, potrebbe prevalere un orientamento diverso. Ieri invece i soci della Banca di Cambiano hanno votato per la trasformazione in Spa.
Assemblea dall’esito tutt’altro che scontato quella di ChiantiBanca che si riunisce oggi a San Casciano per decidere il futuro dell’istituto: il progetto di autonomia dal credito cooperativo con la trasformazione in Spa torna in discussione. L’ultima parola spetterà naturalmente all’assemblea che potrà anche scegliere la strada dell’indipendenza, indicata fino qui come la più appropriata per crescere e restare vicini al territorio. Il perché della (parziale) retromarcia verrà spiegato oggi allo stadio di San Casciano di fronte ai 25 mila soci della banca: un’ipotesi è che pur avendo il requisito minimo patrimoniale (200 milioni) previsto dal decreto con cui lo scorso anno il Governo ha inteso riformare il credito cooperativo, ChiantiBanca avesse comunque bisogno di irrobustire le sue basi per affrontare un percorso ambizioso. Durante l’estate i vertici dell’istituto hanno condotto un «road show» per trovare partner disposti a rafforzare il capitale, i cui esiti non sono noti. Possibile dunque che non sia stato ritenuto sufficiente il rispetto formale dei requisiti previsti dalle norme attuative disposte da BankItalia, che in questi giorni sta conducendo un’ispezione a Chiantibanca. Se anche ChiantiBanca deciderà di restare nel credito cooperativo, è però da escludere che possa riavvicinarsi a Federcasse e quindi aderire alla holding unica nazionale prevista dal decreto. Più probabile che scelga di entrare nel polo «alternativo» capeggiato dalle Bcc trentine, con le quali tra l’altro condivide il sistema operativo. Il gruppo unico nazionale sembra sempre di più difficile realizzazione: le Bcc del Nord-Est tirano dritte per creare un polo autonomo, tenendosi a distanza dall’orbita di Iccrea-Federcasse. Va aggiunto il nascituro gruppo delle Reiffesen di Bolzano che puntano a dare vita ad un terzo nucleo. Per le holding nazionali, la legge fissa un requisito minimo patrimoniale di un miliardo: Federcasse conta su 1,7 miliardi, i «trentini» puntano a raccogliere 1,3-1,4 miliardi reperendo parte delle risorse attraverso le Bcc aderenti, che dovrebbero essere circa un centinaio. Potrebbe esserci anche ChiantiBanca.
Ad oggi, l’unica certezza è che ieri Cambiano ha ricevuto dai 1.300 soci il via libera per l’addio al mondo del credito cooperativo: dal primo gennaio sarà operativa la Banca Cambiano 1884 Spa, controllata dalla coop per oltre il 90%. Una scelta, ha detto il suo presidente Paolo Regini, fatta per non «intrupparsi nel nuovo gruppo nazionale egemonizzato dalla Federcasse». Cosa decideranno di fare i chiantigiani si scoprirà solo al termine di un’assemblea che si annuncia come un thriller. Così come alta è l’attesa per i contenuti del nuovo decreto che il Governo dovrebbe varare a breve: le misure che verranno prese dal consiglio dei Ministri del 22 o del 23 dicembre, infatti, non riguarderanno solo il Monte, sorvegliato speciale, ma conterranno novità anche per il credito cooperativo.