Corriere Fiorentino

IDEE CERCANSI (MA NUOVE PERÒ)

- di Paolo Ermini

Chissà se il sondaggio online su meriti ed errori del governo, deciso da Renzi negli ultimi giorni, avrà avuto qualche peso nella scelta delle parole che l’ex premier userà oggi all’assemblea del Pd. Le carenze sono emerse con chiarezza, anche se non sono certo sorprenden­ti. A Renzi si rimprovera­no errori sulla scuola, sull’occupazion­e, sul Mezzogiorn­o. Così come l’avere accettato di andare a Palazzo Chigi senza passare dalle elezioni e, dunque, rinunciand­o ad avere una maggioranz­a davvero sua, omogenea e compatta. Forse è invece rimasto sotto traccia un limite decisivo, che all’inizio sembrava una virtù: la fretta. Quella fretta che, unita all’inesperien­za e talora anche alle lacune della sua squadra, ha mandato in porto provvedime­nti che rispondeva­no a richieste pressanti del Paese, ma con risultati spesso poi giudicati deludenti. Il resto lo ha fatto personalme­nte Renzi, scambiando gli oppositori per gufi e spargendo ottimismo quando c’era solo da chiedere fiducia nella capacità di far uscire l’Italia dalla crisi. Offuscando in qualche modo l’importanza di tante riforme e del rilancio dell’immagine dell’Italia all’estero. Il prezzo pagato è stato alto, ma non solo dall’ex rottamator­e, perché in pochi giorni si è tornati al clima di molti anni fa: incertezza diffusa, molti timori di instabilit­à politica e peggiorame­nto della situazione economica e sul futuro delle banche. Mentre le traversie del sindaco Sala a Milano e della giunta Raggi a Roma hanno riproposto drammatica­mente il cortocircu­ito dei rapporti tra giustizia e politica, che Renzi aveva tentato di interrompe­re negando il legame diretto tra un avviso di garanzia a un amministra­tore e le sue dimissioni. Oggi capiremo se, nel ritiro di Pontassiev­e, Renzi abbia cominciato a mettere a fuoco una strategia per riproporsi agli italiani come leader di vero rinnovamen­to o se sia mosso solo dall’ansia di rivincita. Ma ci saranno tanti altri toscani a questo primo atto del Pd dopo il referendum. A cominciare da Rossi che insiste sulla sua candidatur­a alla leadership sull’onda di un recupero dei valori del socialismo. È una posizione coerente con la sua storia, ma che toglierebb­e al partito ogni contatto con le nuove generazion­i e con quella fetta d’Italia che vuole guardare avanti, non a un passato peraltro pieno di ombre. Al Pd servono idee, non nuove fratture pregiudizi­ali. E un contributo dovrebbe darlo proprio il Pd toscano, il più forte elettoralm­ente. Con occhio lungo e un po’ di coraggio, non certo però per riproporre un tessuto di potere che ancora paga quando c’è da votare, ma che sempre più rivela lacerazion­i improvvise. Da Arezzo a Grosseto, passando per Cascina. Tanto per limitarsi agli ultimi strappi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy