La sua Liberazione in un monologo
Carlo Emilio Gadda volle abbandonare il 14 agosto 1944 la piccola casa di via Emanuele Repetti 11, vicino alla stazione del Campo di Marte, in cui aveva trascorso gli anni della guerra. Mèta del suo disagiato viaggio, Roma, dove giunse in dieci giorni di accidentato itinerario, insieme ad altri che volevano lasciare al più presto la città, giorni dopo la Liberazione. Eppure, portava con sé un gran libro, a cui attese a lungo, Eros e Priapo, che oggi esce in edizione integrale e senza censure da Adelphi (a cura di Paola Italia e Giorgio Pinotti). Il testo è la sua resa dei conti con il Fascismo, a cui aveva aderito, e da cui qui prendeva le distanze in una prosa violenta, aggressiva, contro Mussolini, il sinistro Kuce, smargiasso e priapico dominatore di un popolo preso dalla follia erotica. Nel testo una continua relazione, con i maestri del Rinascimento toscano, Machiavelli e Guicciardini, per ricostruire un’epoca attraverso i suoi segni e icone. In un monologo continuo, ossessivo, spesso grottesco e amaramente comico, compaiono lampi di ciò che accadde in città prima che i tedeschi e i loro alleati se ne andassero: «Quanti giorni hanno indugiato i tiratori, dalle lor finestre e dagli abbaini, da stendere al suolo per le vie di Firenze i giovani volontari del Mugello e del Valdarno, che salutai a i’ palagio nella trista luce? Che fu per molti ultima luce». Scrittore Carlo Emilio Gadda