«La mia hit parade toscana? Nada al top, Pelù ko»
Chi sale e chi scende secondo Dario Salvatori, autore del «Dizionario della canzone italiana»
Bocelli «sale»: «Non ha fatto un passo avanti in cent’anni rispetto a ciò che gli americani pensano sia la canzone italiana, lungo la tradizione che da Caruso passa a Pavarotti e ora a lui. Ma vende come non mai e ora vincerà il Grammy. Pavarotti mica l’ha mai vinto, eh». Pelù «scende, per avidità mediatica»: «Secondo me punta a fare il sindaco di Firenze a forza di mettere l’inceneritore di Campi Bisenzio o il prete delle Piagge nelle canzoni. Polemizza con Renzi perché sa che così lo considerano e perché sa che la sua autorevolezza non può risiedere nella musica, che è scadente, ma nell’immagine. E poi, diciamocelo, i Litfiba sono da sempre Dario Salvatori alla libreria Clichy in via Maggio un modello esasperato di rock band perennemente in ritardo su tutto e si sono riuniti perché glielo ha imposto l’analista, oltre che il commercialista».
Dario Salvatori ha aggiornato al 2017 Il Salvatori, l’unico «dizionario della canzone» esistente al mondo. E lo ha presentato ieri a Firenze, alla festa di Natale della libreria Clichy, che è anche l’editore del corposissimo doppio volume (oltre 15 mila canzoni censite e recensite) che da cinque anni il critico musicale, insegnante, conduttore radiofonico, autore di Sanremo, scrittore e responsabile artistico del patrimonio sonoro della Rai redige. Lo abbiamo intervistato per capire lo stato di salute artistica dei cantanti toscani.
Bocelli su, Pelù giù. «Irene Grandi regge. In parità — prosegue — sembra sempre che abbia una carriera da ricostruire ma almeno ha mantenuto il sorriso e la vivacità, e non è poco». Idem Masini: «Curioso che funzioni molto all’estero, in Canada per esempio ha il successo di Gigi D’Alessio, ma chissà perché non ne vuole parlare». Dolcenera è in salita «anche se non ha ancora scelto cosa vuol fare da grande: seduta o in piedi? È un’artista da pianoforte o da asta del microfono?» Non ha pietà per Gianna Nannini, rea di «cercare una trasgressione che ormai esiste solo nella sua testa, volgare, imbarazzante».
Salgono Pupo «che ha saputo fare un passo indietro dalla sovraesposizione televisiva» e Jovanotti «che non campa certo della bontà delle sue canzoni ma di quella comunicativa e buonumore inesauribili». Ma le vere «scalate» verso l’alto sono, secondo Salvatori, sono quelle della rivelazione Gabbani — il cantante carrarino tornerà a Sanremo — «di un’asciuttezza di voce e personaggio che darà risultati» e Nada: «L’unica della sua generazione che ha rifiutato di rimanere attaccata al carrozzone degli anni Sessanta e così ha incrementato la sua autorevolezza». Con un rimpianto: «Ah se i suoi colleghi avessero preso esempio da lei!».