Il Cristo di Michelangelo torna al centro
Santo Spirito, da venerdì cambia la collocazione del crocifisso nella sagrestia della basilica
La massima semplicità, per ammirare a 360 gradi il capolavoro del giovane Michelangelo. Il Cristo ligneo del Buonarroti, da venerdì prossimo, tornerà esposto al centro della sagrestia della basilica di Santo Spirito. Nessuna soluzione avveniristica, però. Il Crocifisso penderà da un semplice cavo d’acciaio, collegato direttamente al vertice della cupola disegnata da Antonio del Pollaiolo e Salvi d’Andrea, piuttosto malconcia, che da primavera sarà oggetto di un importante intervento di restauro, per ripristinare le condizioni di sicurezza dopo i ripetuti distacchi di intonaco.
Tra meno di una settimana, quindi, il Cristo lascerà la Cappella Barbadori, in posizione più defilata, per tornare al centro della sagrestia. Una collocazione che tanto successo aveva riscosso nel 2010, quando l’opera rientrò da una doppia mostra a Napoli e alla Venaria Reale di Torino e quello stesso maxi piedistallo fu impiegato per esporre il Cristo al centro della sagrestia di Santo Spirito. «Mi sono lasciato convincere, per il bene della conoscenza. Ma da qui non uscirà mai più», disse nel settembre 2010 padre Giuseppe, da poco arrivato alla guida di Santo Spirito. L’apprezzamento dell’esposizione al centro della sagrestia fu sì decretato dal grande successo di pubblico, ma soprattutto dalle modalità di osservazione, con i visitatori che si fermavano a lungo davanti al Cristo michelangiolesco, potendovi girare attorno ed osservarne a 360 gradi lo straordinario realismo anatomico. Poi l’opera tornò nella Cappella Barbadori, a lato della sagrestia, dove è rimasta fino ad oggi. Ma è dal successo dell’esposizione al centro che nasce il progetto pensato da padre Giuseppe Pagano, priore della basilica, assieme ad Antonio Natali, ex direttore degli Uffizi, e dall’architetto Luigi Cupellini, che gestiranno tutta la fase operativa. Il nuovo allestimento con cavo d’acciaio e lo spostamento saranno a cura degli esperti di Arteria. Anche stavolta, l’operazione è stata resa possibile grazie ad una donazione dei Friends of Florence, capitanati dalla presidente Simonetta Brandolini d’Adda, associazione di mecenati che con circa 30 mila euro ha finanziato lo spostamento del Crocifisso ed il restauro di due opere di Francesco Allori — Gesù e l’adultera, posto dietro l’altare maggiore, e San Fiacre risana gli infermi, custodito proprio nella sagrestia del Sangallo —, che lasceranno la basilica per essere «curate» e poi esposte a Palazzo Strozzi, per la mostra dell’autunno 2017: I Medici e le arti a Firenze nel secondo Cinquecento. Capitolo a parte riguarda l’illuminazione, elemento chiave per la valorizzazione dell’opera del Buonarroesperienza ti, che sarà allestita da un altro sponsor privato: la Silfi.
Tra Santo Spirito e il Cristo ligneo c’è un legame molto forte. Fu infatti qui, che Michelangelo, nel 1492, a 17 anni, scolpì l’opera dopo la morte del suo protettore Lorenzo il Magnifico. Ospitato dalla comunità agostiniana, guidata dal priore Niccolò di Lapo Bichiellini, come scrive Vasari «scorticava cadaveri» provenienti dall’ospedale del convento per studiarne l’anatomia. Ed è anche grazie a questa che Michelangelo diventò insuperabile nel rappresentare il corpo umano in ogni suo più piccolo dettaglio.
Fu proprio per sdebitarsi dell’ospitalità che il Buonarroti realizzò il Crocifisso e lo donò ai frati. La collocazione originaria fu sopra l’altare maggiore del Caccini, dove lo vide attorno al 1510 l’Albertini, finché, durante l’occupazione francese della fine del XVIII secolo, con la soppressione del convento venne registrato come perduto. Ma per fortuna non per sempre, perché in effetti il Cristo non si era mai mosso da Santo Spirito. Nel 1962, la storica dell’arte tedesca Margrit Lisner s’imbattè in un Crocifisso, il cui genio michelangiolesco era stato celato da una ridipintura settecentesca. Lisner, nonostante lo snaturamento, quando si trovò quell’opera davanti non ebbe dubbi: «Quando padre Guido Balestri (il priore di allora, ndr) mi fece vedere il Cristo, sopra una parete vicino all’ingresso della cucina, capii subito di trovarmi di fronte ad una grande opera — raccontò Lisner al Corriere Fiorentino, poco prima della sua scomparsa — I dettagli che mi fecero subito pensare al Buonarroti furono la posizione solenne, che corrisponde a quella della Madonna della Pietà, la postura e la torsione del corpo. È un Gesù dal corpo sensibilissimo. L’emozione che provai è un segreto che tengo dentro». E da venerdì prossimo, quell’emozione tornerà. Al centro.