«Bastano le regole che ci sono»
Fabrizio Serena (Arpat): il problema è farle rispettare
Fabrizio Serena, responsabile mare dell’Arpat, è giusto istituire aree marine protette su tutto l’Arcipelago?
«Le aree protette sono indispensabili: rappresentano un polmone fondamentale per tutta l’area marina toscana. Oltre alla tutela ambientale, vanno ad interessare non solo le esigenze del turismo in senso lato, ma permettono anche migliori attività, ad esempio di prelievo, come è la pesca artigianale».
Quindi secondo lei servono le aree protette nell’Arcipelago Toscano?
«In realtà basterebbe già far rispettare le leggi che ci sono. Le biodiversità marine sono già ben controllate attraverso progetti approvati dalla Regione Toscana e condotti da Arpat, basati sulla base di eventuali variazioni: ad esempio se una specie è in aumento o in diminuzione. I «siti a mare» poi costituiscono un buono strumento di salvaguardia, ma non sempre vengono rispettati. Le regole per la tutela, insomma, già ci sono, anche se in ritardo». Perché in ritardo? «L’approvazione da parte della Regione dei siti di interesse comunitario a mare è arrivata circa quattro anni fa in risposta alle sollecitazioni della Comunità Europea. Fino a non troppo tempo fa, infatti, in Italia non c’era neanche uno di questi siti. La Toscana è stata l’ultima regione ad approvarli». Cosa prevedono i siti? «Una gestione del territorio marino attenta, con vincoli da rispettare in vista anche della tutela e dello sviluppo delle biodiversità, sia della flora che della fauna marina».
Torniamo nell’Arcipelago. Quindi bastano questi siti per la tutela ambientale?
«Serve che gli enti preposti si prendano la responsabilità di portare avanti attività di controllo...».
La Toscana è stata l’ultima regione a mettersi in regola sui siti di interesse Ci è voluto l’input europeo