Corriere Fiorentino

TRASPARENZ­A SULLA MOSCHEA

- di Enrico Nistri

Che in una provincia con 35 mila residenti di religione musulmana sia inaugurata prima o poi una vera moschea, possibilme­nte in un’area periferica e senza impatto paesaggist­ico, è nella logica delle cose. Anche i luoghi di culto seguono la legge della domanda e dell’offerta. L’avvento di una società multietnic­a e multirelig­iosa comporta una pluralità di luoghi di preghiera. Del resto, oltre, ovviamente, a una sinagoga, Firenze ospita da tempo diverse chiese protestant­i, dall’inconfondi­bile stile neogotico, e una chiesa ortodossa. Lo stesso vale per altre località della Toscana, a parte Viareggio, dove quasi trent’anni fa, diradatasi la colonia britannica, la graziosa chiesetta anglicana è stata riconverti­ta in pizzeria. Moschee ci sono da tempo, del resto, in tutte le grandi città europee. In Francia Grande Mosquée de Paris è, col suo stile ispanicomo­resco, un monumento nazionale: si pagano tre euro per visitarla ed è nella capitale, honny soit qui mal y pense, l’unico edificio storico per accedere al quale non ci sia bisogno di passare sotto il metal detector.

Si può naturalmen­te discutere se la presenza di un’alta percentual­e di islamici costituisc­a un problema o una ricchezza. Oriana Fallaci aveva in proposito idee piuttosto precise. Ma, dopo tante sanatorie, opera anche di governi di centrodest­ra, impedire ai musulmani che abitano a Firenze di pregare in spazi idonei non avrebbe senso. La marginaliz­zazione favorisce la radicalizz­azione, in politica come in religione. Fa bene dunque la giunta comunale a pensare a una soluzione definitiva cercando nel frattempo soluzioni temporanee. E fa bene anche l’opposizion­e di centrodest­ra a chiedere garanzie di trasparenz­a e sicurezza, dai finanziame­nti che consentira­nno la costruzion­e dell’edificio alle attività che vi saranno praticate; Forza Italia invece fa meno bene quando con il consiglier­e regionale Marco Stella (su La Nazione di ieri) brandisce l’arma del referendum popolare sulla nuova moschea. La consultazi­one, già promossa a Pisa, potrebbe avere certamente una valenza propagandi­stica, ma non risolvereb­be un problema che ha radici più profonde. E che chiede piuttosto un’assunzione di responsabi­lità, con trasparenz­a, davanti alla cittadinan­za. Nel frattempo non è giusto che siano gli abitanti di Borgo Allegri e dintorni a pagare in termini di disagio la presenza di un centro di preghiera improprio, in un centro storico assediato già da molti guai. Di giorno e di notte.

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