TRASPARENZA SULLA MOSCHEA
Che in una provincia con 35 mila residenti di religione musulmana sia inaugurata prima o poi una vera moschea, possibilmente in un’area periferica e senza impatto paesaggistico, è nella logica delle cose. Anche i luoghi di culto seguono la legge della domanda e dell’offerta. L’avvento di una società multietnica e multireligiosa comporta una pluralità di luoghi di preghiera. Del resto, oltre, ovviamente, a una sinagoga, Firenze ospita da tempo diverse chiese protestanti, dall’inconfondibile stile neogotico, e una chiesa ortodossa. Lo stesso vale per altre località della Toscana, a parte Viareggio, dove quasi trent’anni fa, diradatasi la colonia britannica, la graziosa chiesetta anglicana è stata riconvertita in pizzeria. Moschee ci sono da tempo, del resto, in tutte le grandi città europee. In Francia Grande Mosquée de Paris è, col suo stile ispanicomoresco, un monumento nazionale: si pagano tre euro per visitarla ed è nella capitale, honny soit qui mal y pense, l’unico edificio storico per accedere al quale non ci sia bisogno di passare sotto il metal detector.
Si può naturalmente discutere se la presenza di un’alta percentuale di islamici costituisca un problema o una ricchezza. Oriana Fallaci aveva in proposito idee piuttosto precise. Ma, dopo tante sanatorie, opera anche di governi di centrodestra, impedire ai musulmani che abitano a Firenze di pregare in spazi idonei non avrebbe senso. La marginalizzazione favorisce la radicalizzazione, in politica come in religione. Fa bene dunque la giunta comunale a pensare a una soluzione definitiva cercando nel frattempo soluzioni temporanee. E fa bene anche l’opposizione di centrodestra a chiedere garanzie di trasparenza e sicurezza, dai finanziamenti che consentiranno la costruzione dell’edificio alle attività che vi saranno praticate; Forza Italia invece fa meno bene quando con il consigliere regionale Marco Stella (su La Nazione di ieri) brandisce l’arma del referendum popolare sulla nuova moschea. La consultazione, già promossa a Pisa, potrebbe avere certamente una valenza propagandistica, ma non risolverebbe un problema che ha radici più profonde. E che chiede piuttosto un’assunzione di responsabilità, con trasparenza, davanti alla cittadinanza. Nel frattempo non è giusto che siano gli abitanti di Borgo Allegri e dintorni a pagare in termini di disagio la presenza di un centro di preghiera improprio, in un centro storico assediato già da molti guai. Di giorno e di notte.