Il caso di Tavarnuzze: muore l’anziana sfrattata dalla badante
L’anziana è morta prima di riottenere l’appartamento. L’ira di Tavarnuzze
TAVARNUZZE (IMPRUNETA) Mercoledì mattina un ufficiale giudiziario (con a seguito gli avvocati, le forze dell’ordine, il fabbro) suonerà di nuovo alla porta della casa di Rosetta e Lucia, a Tavarnuzze, occupata da sette mesi dalla loro ex badante. Ma Rosetta non potrà tornare a casa: a pochi giorni dallo sfratto, ordinato dal giudice il 4 agosto scorso e atteso da tutto un paese, per sanare quella che agli occhi dei tavarnuzzini è da subito apparsa come un’intollerabile ingiustizia l’anziana, 86 anni, se n’è andata nella notte tra domenica e lunedì, in un letto della casa di cura di Villa Le Terme dove era ricoverata da una quindicina di giorni, dopo che le sue condizioni di salute erano peggiorate. A Tavarnuzze le parole che ricorrono di più sono «sconcerto» e «rabbia». Ma in molti di parole proprio non ne hanno. Tutti si erano immaginati che Rosetta e la figlia disabile potessero festeggiare il Natale nell’appartamento di via Cassia, «un momento atteso da tutti», dicono al Gruppo Volontari Tavarnuzze. «Rosetta non ha fatto in tempo a finire gli ultimi giorni della sua vita tra le mura della sua casa con il conforto della figlia Lucia — sospira Laura Cioni, che ha seguito da vicino la vicenda — Fa rabbia, una rabbia sorda di fronte all’ingiustizia che ha subito». Con il passaparola in paese si rinnova l’invito ad essere presenti mercoledì mattina al momento dello sfratto, «senza azioni di violenza», specificano tutti, «ma per testimoniare a testa alta che queste situazioni non devono mai accadere». Ci potrebbe essere anche Lucia al presidio, in attesa dello sfratto, e tutti sperano di vederla rientrare subito, accompagnata dalla nuova badante, nella casa che «i suoi genitori avevano comprato dopo una vita di sacrifici». E se mancheranno delle cose nell’appartamento, «ci occuperemo di risistemare tutto, per far tornare accogliente la casa, vediamo se sarà necessario far partire una catena di solidarietà», dice Laura.
La vicenda della «occupazione» della casa di Tavarnuzze è iniziata quando Rosetta si ruppe il femore, nella primavera scorsa. Dopo l’intervento chirurgico in ospedale era stata trasferita a Villa Le Terme per la riabilitazione, mentre Lucia, la figlia disabile, era nel frattempo ospitata in un istituto di suore. In casa loro era rimasta la badante alla quale però era stata consegnata una lettera di chiusura del rapporto di lavoro. Nonostante il licenziamento l’ex badante è rimasta nella casa chiedendo i soldi per la chiusura del rapporto di lavoro, ma chiedendo anche che Rosetta e Lucia tornassero a casa con lei.
«Le conosciamo da una vita, non si meritano tutto questo. Dobbiamo trovare il modo di farle tornare a casa loro», avevano detto i tavarnuzzini che a giugno si erano riuniti in una manifestazione spontanea a sostegno di Rosetta e della figlia, con cartelli che recitavano «Tavarnuzze è con voi». A luglio invece, in una manifestazione con fischietti, torce e trombette, centinaia di persone (molte anche da fuori paese), avevano raggiunto l’appartamento per urlare la loro indignazione per l’occupazione della casa. Anche se la Procura di Firenze ha escluso che si tratti di violazione di domicilio, perché la badante risiede regolarmente nella casa di Rosetta e Lucia da quando è stata assunta ed è rimasta in attesa di trovare un altro alloggio. Nel frattempo c’è stata la sentenza di sfratto, diventato esecutivo dal 4 settembre. Mercoledì l’ufficiale giudiziario suonerà quel campanello, ma ora a Tavarnuzze è il tempo della tristezza, delle preghiere e anche delle considerazioni dette a denti stretti: «Non esprimo giudizi — dice Alessio — Ma chi poteva fare e non ha fatto deve farsi un bel esame di coscienza. Ora speriamo che almeno Lucia possa avere giustizia». Prima dello sfratto ci saranno i funerali di Rosetta: oggi pomeriggio, alla chiesa del Sacro Cuore di Tavarnuzze.
Attesa In tanti si sono dati appuntamento davanti al portone in via Cassia «Chi poteva fare e non ha fatto ora si faccia un esame di coscienza»