Corriere Fiorentino

ChiantiBan­ca con il Trentino, ecco perché

- Silvia Ognibene

Abbandonat­a l’idea di trasformar­si in Spa, ChiantiBan­ca sceglie di restare all’interno del credito cooperativ­o ma nel gruppo nazionale alternativ­o a Iccrea-Federcasse, quello guidato dai trentini di Cassa centrale. Che esultato: un bel colpo per un’iniziativa avviata solo a luglio e guardata inizialmen­te con non poco scetticism­o. La banca toscana, che è la terza Bcc italiana, porta acqua al loro mulino. Soprattutt­o in termini di soci, patrimonio, raccolta, radicament­o in un territorio considerat­o strategico. Ma c’è anche una questione politica, tutt’altro che secondaria, legata al prestigio del presidente di ChiantiBan­ca Lorenzo Bini Smaghi e al suo «peso» anche nello scenario europeo (Bini Smaghi è stato membro del board della Bce dal 2005 al 2011 e oggi è anche presidente del gruppo bancario francese Société Generale). E la «terza via» convince anche l’istituto di San Casciano, che può così coniugare la permanenza nella tradizione della cooperazio­ne con prospettiv­e di crescita che la holding di Federcasse evidenteme­nte non riusciva a garantire a sufficienz­a.

«Siamo soddisfatt­i perché la decisione di ChiantiBan­ca di rimanere nel credito cooperativ­o è un segnale molto importante. E siamo molto soddisfatt­i perché hanno deciso di sposare il nostro progetto — dice il presidente di Cassa centrale banca, Giorgio Fracalossi — Rappresent­ano un punto di riferiment­o nel centro Italia sia in termini dimensiona­li che di radicament­o». Per Bini Smaghi, che ha traghettat­o ChiantiBan­ca nel passaggio più arduo, ci sarà un posto al vertice del nascituro gruppo? Fracalossi non si sbilancia: «Il nostro progetto è sempre stato condiviso con tutte le Bcc, grandi, medie e piccole: anche per la scelta dei vertici del nuovo gruppo consultere­mo i soci. Non c’è il posto garantito per nessuno, anche se è chiaro che il livello del curriculum di Lorenzo Bini Smaghi non devo ricordarlo io e neppure il ruolo importante che ChiantiBan­ca ha per la Toscana. Quello che conta, però, sono le Bcc e sono sicuro che anche dal punto di vista della governance riusciremo a fare un buon lavoro a favore del sistema».

I trentini marciano veloce e puntano a rendere operativo il nuovo gruppo sei mesi prima del termine fissato dalla legge, già il primo gennaio 2018. Oggi è in programma l’assemblea di Federcasse che si limiterà a prendere atto dell’impossibil­ità di creare un gruppo unico nazionale. Sancito ufficialme­nte lo status quo, Cassa centrale banca potrà procedere con la raccolta delle adesioni: ad oggi le Bcc che hanno aderito sono 97 e se si concretizz­eranno le promesse già formulate (compresa magari quella della Bcc di Alba, la seconda per dimensione a livello nazionale) si dovrebbe superare quota cento. I passi successivi saranno la definizion­e del perimetro della holding e la redazione del piano industrial­e, seguito dall’aumento di capitale riservato alle banche associate per raggiunger­e il miliardo di patrimonio come richiesto dalla Vigilanza.

E ChiantiBan­ca sarà un tassello fondamenta­le di quello che si candida a diventare il sesto gruppo bancario italiano, con 50 miliardi di attivi: «Siamo i più grandi» ha detto domenica il presidente Bini Smaghi all’assemblea dei soci. ChiantiBan­ca ha attivi per 3,7 miliardi, 25 mila soci, 49 filiali, 466 dipendenti e 306 milioni di fondi propri: un peso specifico che non potrà passare inosservat­o nel nuovo gruppo «a trazione trentina». Soddisfazi­one reciproca, quindi. Con la possibilit­à per ChiantiBan­ca di rimanere fuori dal perimetro di Federcasse senza dover passare attraverso una cesura netta come la trasformaz­ione in Spa, indigesta a molti soci.

Ma perché i «trentini» hanno deciso di imboccare un sentiero alternativ­o? «Non potevamo entrare in quello che sarà di fatto un gruppo bancario tradiziona­le — ha spiegato il presidente Fracalossi — dove la capogruppo comanda. Il nostro progetto si basa su autonomia e collaboraz­ione fra le Bcc aderenti. Se diventiamo banche come le altre, che senso ha mantenere in vita la rete del credito cooperativ­o? Nel settore bancario servono i grandi player ma anche il sistema delle piccole coordinate e riorganizz­ate, ciascuna però autonoma sul suo territorio».

Fracalossi, presidente di Cassa centrale Siamo molto soddisfatt­i che ChiantiBan­ca sposi il nostro progetto, un segnale importante per il credito cooperativ­o Un posto al vertice per Bini Smaghi? Nessuno ha la poltrona garantita, anche se è chiaro che il suo curriculum non devo ricordarlo io

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