L’anima fragile Scarsa reazione: la rimonta riesce una volta su tre
Un’anima fragile, con scarsa personalità e sempre meno autostima. La crisi viola parte dalla testa. Solo così possono spiegarsi la cronica incertezza di inizio partita, le insicurezze e gli errori tecnici dei singoli, la poca voglia di prendersi responsabilità anche da parte di chi ne avrebbe il dovere. La Fiorentina sembra schiacciata dalla paura di non essere all’altezza di portare a casa il risultato. Di non essere all’altezza del suo recente passato e delle aspettative dei tifosi. In ogni partita accelera e poi frena di colpo, parte male e chiude bene e anche nei rari casi (come contro la Samp per esempio) in cui ha l’approccio giusto, finisce col concedere campo all’avversario. Una pessima abitudine che finora nessuno in casa viola ha davvero spiegato. C’è di più: quando va in svantaggio la Fiorentina non recupera quasi mai. Con Sousa (campionato scorso compreso) è successo 11 volte su 15, l’ultima delle quali contro la Lazio. Per scuotere il grigiore di questa stagione non è servita neppure la bella vittoria sulla Roma, le vittorie a suon di gol di Cagliari ed Empoli o la qualificazione europea. Nel momento più importante, i viola sono di nuovo caduti nei vecchi difetti. Anche ieri però Corvino ha scelto la linea morbida. Meglio la carota del bastone dunque: un altro sintomo delle insicurezze di un gruppo a cui mancano leader (Bernardeschi però studia da capitano e fa passi da gigante) e che sa reagire solo quando è ormai al tappeto. Non a caso, la miglior Fiorentina ultimamente si è vista quando l’orgoglio ha avuto il sopravvento sulle paure.