Cuadrado e gli altri Quanti addii nel giro di due anni
Pepito Rossi, Cuadrado, Salah, Joaquin. E poi Pizarro, Aquilani, Neto, Alonso e Savic. Sembra passata una vita e invece stiamo solo parlando della Fiorentina di neppure due anni fa. Quella delle due semifinali e del terzo quarto posto consecutivo in campionato. Rispetto ad allora il mondo viola si è quasi capovolto. Sulla destra ora dribbla (o almeno prova a farlo) l’eterno incompiuto Tello, mentre in mezzo manca terribilmente il genio di Pizarro, soprattutto se unito al talento di Aquilani e al calcio ricamato di Borja Valero. Che dire poi delle insicurezze di Tatarusanu o del (quasi irriverente) confronto tra il terzino sinistro che fu (Alonso ora è titolare nel Chelsea capolista in Premier) e quelli impacciati di adesso. Non basta però: nella Fiorentina un tempo Badelj e Ilicic erano solo riserve, mentre Gonzalo e lo stesso Borja erano più giovani e meno acciaccati. Ce n’è abbastanza insomma per parlare di un decadimento tecnico evidente, solo in parte tamponato dalla crescita di Vecino e Bernardeschi e dagli arrivi di Astori e Kalinic. Chi è arrivato, anche l’estate scorsa, per il momento non ha inciso. E forse non inciderà. Dragowski, Toledo e Diks sono bocciati dal tecnico, Cristoforo e Sanchez sono eterne riserve e anche De Maio si è tolto la polvere dalle spalle solo per la gastroenterite di Gonzalo. Per Corvino c’è una montagna di lavoro da fare. Servono italiani (le regole parlano chiaro) e soldi da investire. Blindare i big è un punto di partenza, Chiesa è una speranza, ma senza rinnovamento pensare a una riscossa rischia di diventare utopia.