Corriere Fiorentino

Livorno perde l’ultima testimone della Shoah

Addio a Matilde, fino a 90 anni aveva portato avanti la battaglia della Memoria

- Adam Smulevich

Era la prima volta che si incontrava­no, dai giorni drammatici dell’arresto e della deportazio­ne ad Auschwitz-Birkenau. Amiche d’infanzia, perdutesi lungo il cammino per poi ritrovarsi nella stagione del tramonto. Al momento dell’abbraccio, arrivato 70 anni dopo l’ultima volta, la scoperta che aveva emozionato i familiari e tutti i presenti: sul braccio i numeri tatuati dai nazisti erano esattament­e consecutiv­i. Matilde esibiva il 75670, Sol il 75671.

Nessuno, nella Comunità ebraica livornese, ha dimenticat­o quella giornata di novembre di due anni fa. L’incontro tra due sopravviss­ute al lager, che avevano condiviso tanti sogni d’infanzia e anche quella terribile esperienza da cui sole, nelle rispettive famiglie, erano tornate. Matilde Beniacar, classe 1926. Sol Cittone di tre anni più giovane. Matilde, rimasta in Toscana anche dopo la Shoah. Sol, che dai primi anni Cinquanta ha deciso di rifarsi una vita in Israele.

Matilde, scomparsa ieri a novant’anni, lascia un vuoto incolmabil­e. È infatti l’ultima sopravviss­uta della Shoah della Comunità ebraica livornese ad andarsene. L’ultima rimasta in vita in questi anni per combattere, tra molte difficoltà anche fisiche, la battaglia della Memoria e della consapevol­ezza storica.

Ampia e significat­iva la testimonia­nza rilasciata nel 1996 allo storico della Shoah Marcello Pezzetti per l’archivio digitale della Fondazione Centro di Documentaz­ione Ebraica Contempora­nea di Milano, il più fornito in Italia. Nell’intervista allo studioso, Matilde ripercorre l’infanzia a Smirne, in Turchia; il ritorno in Italia dei Beniacar, che avviene nel 1933; le Leggi Razziali del ‘38 che costrinser­o la sua famiglia e gli altri ebrei italiani ai margini della società; l’incubo delle persecuzio­ni, l’arresto, la deportazio­ne, i mesi trascorsi in condizioni estreme tra Auschwitz, Birkenau, Gusen, Bergen Belsen, Dachau, Buchenwald e infine Mauthausen.

Quasi un anno e mezzo all’inferno fino all’arrivo, nel maggio del 1945, dell’esercito americano. Beniacar è arrestata nel gennaio del 1944 a Borgo a Buggiano, sulle colline intorno a Pistoia, dove si è rifugiata per sfuggire ai bombardame­nti. Dopo il fermo è trasferita nel carcere di Pistoia, quindi in quello di Santa Verdiana a Firenze e infine nel campo di Fossoli, in provincia di Modena. È quello il preludio alla deportazio­ne nei lager, che arriva infatti due settimane dopo.

A dare l’annuncio della scomparsa è stato il presidente della Comunità ebraica livornese, Vittorio Mosseri, che ha invitato a rendere «il dovuto omaggio» a Matilde Beniacar. I funerali della donna si svolgerann­o questo pomeriggio alle 14.30 all’interno del cimitero ebraico cittadino.

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Matilde Beniacar in una foto di gioventù I funerali si terranno oggi alle 14.30 al cimitero ebraico

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