L’OROLOGIO ALL’INDIETRO
Le coalizioni contro qualcuno o qualcosa sembrano le uniche politiche di successo in questo Paese. È stato così per le riforme di Renzi, alcune sfilacciate, altre discutibili, ma altre ancora efficaci e utili. Tutte sono state osteggiate da coalizioni che si sono formate, di volta in volta, dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per movimenti populisti e anche per parti significative dello stesso partito al governo, il Pd, per abbattere l’«uomo nero». Renzi, appunto. Ora, pare che il bersaglio contro cui scagliarsi sia ancora più alto. Si tratta dell’economia di mercato, della concorrenza, del sistema di imprese che operano nei mercati globalizzati innovando continuamente.
Queste pulsioni anticapitalistiche accomunano Salvini, Di Maio, Speranza e non solo. Le differenze sono marginali nell’approccio. In Toscana si hanno molti esempi. Prima di tutto la forte avversione, ambienti sindacali in testa, per la riforma del lavoro (si parla dei voucher, ma l’obiettivo è più ambizioso). Si ripete come un mantra che i rapporti di lavoro non possono essere ingabbiati in una struttura di mercato, e ciò è sacrosanto, ma finché il lavoro determina per le imprese un costo, il più importante, non si può far finta che ciò non incida sulla redditività e sulla capacità di fare investimenti. La stessa pulsione anticapitalistica pervade anche il mondo dei servizi pubblici locali. Dopo aver costruito una legislazione apprezzata in tutto il Paese, che regola questi settori, emergono evidenti tentativi di riportare l’orologio indietro per riscoprire la dimensione municipale, che fa tanto «piccolo è bello», per imprese industriali ad alta intensità capitalistica come i rifiuti o il sistema idrico. Pulsioni antisviluppo sono presenti anche nell’avversione all’adeguamento delle infrastrutture (vedi le esasperazioni ambientaliste per la nuova pista di Peretola). Perfino dietro alcuni sostegni all’intervento del governo nel Monte dei Paschi, più che il sì a un’azione la più breve possibile in grado di riportare la banca nella condizioni di stare in piedi sulle proprie gambe, riecheggia la nostalgia per lo Stato che tutto poteva (e doveva). Chi potrà fermare questa deriva che potrebbe avviare la nostra regione e tutto il Paese all’1% di crescita potenziale, con disoccupazione strutturale ben oltre i livelli fisiologici? Vedremo come Renzi proverà nei prossimi a riprendere il timone dell’Italia con quel che gli rimane del Pd, ma l’ex premier rappresenta il centrosinistra:lui guidava l’unico governo con questa matrice politica tra tutti i Paesi del G8.